Appello socialista contro la guerra del 1915

Appello dell'”Avanti!” del 21 febbraio 1915

Categoria: Socialisti

Proletari d’Italia, in piedi per il pane, contro la guerra!
Oggi il proletariato dell’Italia dice la sua parola. Afferma i suoi propositi. Suggella col proprio plauso i voli contro la guerra scritti dal Partito Socialista o dalla Confederazione Generale del Lavoro.
Da mille tribune, contemporaneamente, per le medesime ragioni, tutto un popolo «li lavoratori delle officine e dei campi intenderà le ragioni della opposizione socialista e proletaria e rinnoverà ai governanti d’Italia l’ammonimento solenne.
La disoccupazione e il caro viveri, che già travagliano le grame plebi della penisola, e che sono – anche in pace – miserando retaggio del popolo nostro, non possono non essere di mille doppi accresciuti dalla guerra preconizzata da pochi rumorosi e discordi predicatori di violenze fascinatrici. Gli uomini del lavoro veggono in queste violenze dei dominatori privilegiati l’acuirsi inevitabile delle loro miserie e dei loro dolori. Nessun proletario può sperare dalla guerra alcuna salvezza; nessuno osa vedere la rivoluzione sociale nella prepotenza burbanzosa e vile dei soldati irreggimentati sotto le bandiere dei re e degli imperatori, costretti ad obbedirò ciecamente, forzati a puntare il ferro omicida contro altri lavoratori.
La rivoluzione sociale – la trasformazione del mondo borghese capitalistico nella società socialista – non può avvenire mediante una mostruosa alleanza in grazia delle stragi compiute sui campi di battaglia, tra le Ola dei proletari di tutti i paesi, per la avidità del capitalismo internazionale, ha rivoluzione sociale sarà opera della lotta di classe.
Questo intendono perfettamente i lavoratori d’Italia educati dal Partito socialista alla scuola della resistenza di classe e della intransigenza politica. Per la guerra – sempre istrumento di dominio e di morte, mai mezzo di redenzione – i lavoratori non daranno né oggi né mai, né un uomo né un soldo.
E questo atteggiamento coraggioso e fiero del proletariato socialista può tranquillamente sfidare le ire meschine e le volgari contumelie dei predicatori – o illusi o maniaci – della guerra immediata ed a fondo, della guerra democratica e czarofila.
Oggi dunque – da mille tribune, da centinaia e centinaia di migliaia di petti proletari – si levi ancora una volta la protesta ammonitrice contro la guerra e contro i suoi fautori.
E se la democrazia – sempre falsa e bugiarda e sempre irresponsabile – tenterà di ignorare o di falsare il significato di queste grandiose assemblee popolari, ne tengano conto i governanti e se ne preoccupi no, che se essi hanno il dovere di pensare alla integrità nazionale ed ai cosidetti alti interessi della patria, non hanno però meno l’interesse di ascoltare le voci delle masse proletarie e di intenderne le aspirazioni, i bisogni. Vi sono cento problemi altamente nazionali alla cui soluzione debbono por mente i governanti. La guerra li ha messi maggiormente in evidenza. T proletari li additano insistentemente.
Chi in quest’ora tragica della storia preferirà dare ascolto alle malvagie incitazioni dei pochi rumorosi partigiani della guerra, piuttosto elle alle civili ed umane esortazioni dei fautori della pace e del progresso civile, assumerà dinanzi alla storia la più gravosa delle responsabilità
I proletari intanto vigilino, decisi a difendere ad ogni costo il loro pane e la loro vita.

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