Convegno del PSI di Bologna del 1915

Ordine del giorno approvato dalla Direzione del PSI il 16 maggio 1915 a Bologna

Categoria: Socialisti

Il convegno dei rappresentanti le organizzazioni socialiste, la Confederazione del Lavoro, il Gruppo parlamentare socialista, nell’imminenza di una decisione che può trascinare il Paese nei rischi più atroci; sente il dovere di denunciare la sfacciata mistificazione che – complici alcuni grandi giornali e sobillatrice una tralignata democrazia e la Massoneria – tendea ricattare i poteri supremi dello Stato dipingendo l’Italia come favorevole alla guerra; riafferma l’avversione incrollabile del proletariato – motivata dalla valutazione degli interessi nazionali e dalle supreme idealità socialiste – all’intervento dell’Italia; e, conscio della enorme responsabililà che pesa sugli organi del proletariato di fronte alla storia e della necessità fino all’ultimo di mettere in rilievo la reale volontà del Paese, perché il Governo, come è suo dovere costituzionale, ne tenga conto superando le manifestazioni artificiose e le contraffazioni dell’opinione pubblica, mentre applaude e considera impegnativa ed irrevocabile la deliberazione del Gruppo parlamentare di votare contro qualunque richiesta di crediti per la guerra, invita tutto il proletariato a continuare con vigore in queste ansiose vigilie la sua affermazione per la neutralità che il Partito socialista ha sostenuto e sostiene e che si inspira a supremi interessi materiali e ideali e non ha affinità con qualsiasi forma di neutralismo umiliante e mercantile; demanda tutte le organizzazioni economiche e politiche la convocazione per il giorno 1%, vigilia della riapertura della Camera, di comizi in tutta Italia, mantenendo alla manifestazione quel carattere di disciplina, di dignità e di imponenza che varrà a mettere in rilievo ed in contrasto la volontà reale del paese dalle manifestazioni artificiose e ricattatrici; con ciò il Partito Socialista, gli organi proletari ed il Gruppo parlamentare socialista, che sanno non poter oggi essere arbitri del mondo capitalistico, sicuri di aver fatto per sé, per il Paese e per la storia, di fronte all’Italia ed all’Internazionale, il loro dovere, avranno diviso e manterranno separate le loro responsabilità da quelle delle classi dirigenti.

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