Discorso di Parri del 1944 al CLNAI

Discorso tenuti da Parri al Congresso di Basi nel 1944

Maurizio è commosso del vostro saluto che vi ricambia con l’affezione che sapete. Vi porto il saluto del Governo e vi esprimo la mia profonda soddisfazione. di trovarmi tra i vecchi compagni di lavoro, compagni di lavoro di oggi e di domani. Quando gli amici Morandi e Sereni mi hanno invitato a partecipare a questo Congresso dei Cln io non ho avuto esitazione a consentire: e questo non solo è non tanto per i vincoli che mi legano ai CLN, per l’affezione personale che mi lega a questo movimento quanto perché ho sentito la opportunità, che la stessa presenza del Presidente del Consiglio sottolineasse, desse maggior rilievo alla importanza di questo Congresso, al quale partecipo come Capo del Governo senza però rappresentarvi la volontà e le decisione del Governo: voi sapere come questo Governo sia formato, e intendete che cosa in questo Governo il rappresenti: una linea media, una linea, direi, di mediazione, un pensiero mediatore.
Un pensiero mediatore al quale io debbo tenermi rigorosamente fedele. Le osservazioni che io desidero farli e le considerazione che desidero esprimervi sono delle modeste, sono delle semplici osservazioni, dei semplici orientamenti che non mi meriteranno i vostri applausi. Io, per vostra fortuna, non sono un oratore. D’altra parte tutte le fatiche dell’applaudire le avete già fatte, trascinati dall’eloquenza del mio caro amico Brusasca e perciò vi offrirò la possibilità di un riposo per questa fatica.
D’altra parte che cosa avete fatto di me? Mi avete preso dalle vostre file e spinto nel posto più grave, soprattutto in questo periodo; posto, voi lo sapete capire, ingrato, nel quale però che deve fare Maurizio? Maurizio non può fare altro che procedere ritto e franco per la via che egli ritiene sia la via del bene del popolo senza curarsi neppure della popolarità, senza cercare gli applausi neppure dei suoi compagni, neppure dei suoi amici. E allora vi dirò molto tranquillamente e molto semplicemente quali mi sembra siano le conclusioni che io posso ricavare da questa breve esperienza di Governo, breve esperienza che ha poco più di due mesi di vita, ma che mi ha dato questo vantaggio, che mi pare possa essere non indifferente, interessante, anche per voi poiché mi ha spostato da un punto di osservazione, direi, dal basso, portandomi al centro con un panorama, con una possibilità di orizzonte, senza dubbio più vasto, con possibilità più diverse di esperienze che io metto a disposizione dei CLN dell’Italia settentrionale, poiché è soprattutto ad essi che intendo rivolgermi.

La funzione dei CLN
Funzione dei CLN. Ne avete sentito parlare tanto, e così diffusamente; l’argomento è stato così a fondo sviscerato nella giornata precedente e stamattina stessa dall’amico Brusasca, che io credo che siate tutti quanti professori in materia, molto più di me. Io vi dirò soltanto questo: che io sono un empirico, a differenza di tanti miei illustri colleghi, e credo solo alla diretta esperienza, a quella che io vado facendo. E la breve esperienza che ho fatto a Roma, trattando del governo dell’ordine pubblico come ministro dell’Interno, mi ha rapidamente convinto, con la dimostrazione dei fatti, della utilità di questa organizzazione, di questa istituzione, per a stessa amministrazione generale del paese. Ho potuto constatare che i prefetti delle città d’Italia sulle quali si estende per ora il potere del governo centrale si trovano in una situazione analoga a quella in cui si è trovato sinora il governo, cioè una situazione di insufficienza di collegamenti, di mancanza di legittimità, cosa che non succedeva – e qui è chiara la vostra utilità – quando c’era un CLN che dava ad essi un punto di appoggio nei riguardi del popolo e del paese, uno strumento per chiarire certe situazioni politiche, per dirimere certe situazioni locali.
E allora io stesso ho invitato i prefetti non solo a chiedere un collegamento coi CLN, ma anche a farsi essi stessi promotori dei CLN ove essi non erano, ed a curare comunque la loro efficienza e la loro concordia. Questo è stato fatto e quello che posso dire è che ove i movimenti dei CLN nell’Italia del Sud appaiono, mi sembra che le cose vadano migliorando, e acquistino di efficienza, e si avvicinino alquanto alla condizione certamente migliore nella quale questo movimento di CLN si trova nell’Italia settentrionale. Io vedo qui con grande piacere raccolti rappresentanti del Comitato di liberazione centrale e, se non erro, anche altri rappresentanti dell’Italia al sud degli Appennini. Lo vedo con grande piacere, perché mi sembra il preannunzio, il segno dell’unificazione nazionale anche su questo terreno, anche su questo piano: e badate che è estremamente interessante, è estremamente importante perché è il modo ed il mezzo di stroncare una speculazione politica profondamente ingiusta e irritante che tende a contrapporre le due parti diverse dell’Italia. Socialmente irritante e profondamente ingiusta perché, se devo dire a voi dei CLN dell’alta Italia la mia esperienza, vi devo dire che in molti centri dell’Italia media, meridionale e insulare ho visto che esistono dei gruppi di uomini preparati a sostenere delle iniziative, in quel mondo molto più difficile di questo dell’Italia settentrionale, gente che non ha bisogno di altro che di essere più coordinata, come voi lo siete meglio di laggiù, ed ha bisogno di coordinarsi col movimento dell’Italia settentrionale per raggiungere anche su questo una unità nazionale. Questo movimento, voi sapete, trova obiezioni. e risollevo discussioni che voi avete già fatte e forse risolte: in ogni modo è bene ve le ricordi perché me le sono prospettate io stesso…

La critica ai CLN
Sollevo l’obiezione di ordine politico generale nel senso che questa organizzazione può rappresentare un pericolo per l’autorità dello stato, può rappresentare una minaccia di frazionamento dell’azione unitaria dello Stato e della responsabilità dello Stato. Io non sono di questo avviso perché i CLN adempiono in gran parte funzioni di carattere transitorio in quanto sostituiscono gli organi normali elettivi delle amministrazioni pubbliche e in parte gli organi elettivi politici. Questa creazione così originale, senza dubbio, di questa nostra rivoluzione italiana ha permesso una saldatura non sempre riuscita, indubbiamente assai interessante, che ha rappresentato, secondo il mio modo di vedere, una delle forze, uno degli strumenti più notevoli per superare le situazioni di crisi nelle quali ci siamo trovati e che sarebbero state più gravi se fosse mancata questa organizzazione. È evidente ( e questo lo ripeto a chi fosse tentato di varcare i limiti della propria competenza ) è evidente che i CLN devono rispettare i limiti di responsabilità; la responsabilità di decisione è dello Stato e dei suoi organi e non può essere frazionata. Non nascondo altri lati negativi di questa esperienza, che voi avete già esaminato, ma che è bene che io vi ricapitoli. Evidentemente i CLN come organi politici che hanno riassunto gruppi sociali diversi e opinioni politiche diverse possono vivere efficacemente e possono svolgere le funzioni efficaci ed efficienti, come hanno fatto durante il periodo di lotta clandestina, sia nel periodo della ricostruzione, sia nella fase di preparazione della Costituente, solo se agiscono come possibilità di superamento dei punti di contrasto fra questi gruppi sociali e questi partiti politici diversi. Di qui l’obiezione sempre fatta al principio della pariteticità di composizione.
Io dal punto di vista centrale che vi ho detto mi debbo sempre rendere conto delle ragioni di una parte e dell’altra e vedere bene da quale parte sia la ragione e se sia rispettato il principio, anche se vi siano delle buone ragioni dalla parte avversa che vede molto spesso che questa pariteticità riesce contraria alla situazione effettiva di fatto. Tutta la nostra situazione politica ha una forza solo in quanto si mantenga la pariteticità dei partiti che esiste e che viene rispettata in seno alla organizzazione dei CLN. E non vi sia per questo (la conseguenza discende da questo principio) mai il sistema del decidere attraverso colpi di maggioranza. S’intende, e voi mi comprendete, decidere su questioni politiche di qualche importanza. Questo nuoce fortemente a quella che deve rimanere la compattezza dei CLN, anche se questo costa dei sacrifici evidenti da parte di qualche partito, sacrifici che rappresentano il prezzo per il raggiungimento di uno scopo ben maggiore.
U altro lato dei CLN (che può essere negativo) è quello che proviene da forze e ambienti esteriori ai CLN stessi ed è l’obiezione al monopolio politico che si da ai sei partiti. Obiezione che non ha fondamento. È una legittimità storica nel senso che i CLN, i partiti che hanno guidato la lotta di liberazione, avevano un diritto storico, e lo hanno ancora, di condurre questa lotta di fronte alle masse amorfe, alle masse senza organizzazione politica, che non possono pretendere ora di sostituirsi ad essi. Tuttavia, che cosa c’è di vero, di giusto in questa obiezione o in questa critica o censura che si muove ai CLN?
La necessità che essi non si chiudano eccessivamente, che essi possano (io ritengo desiderabile ed auspicabile) far largo in qualche modo se non sul terreno politico, sul terreno di assegnazione di cariche a forze anche estranee ai CLN; ma soprattutto essi sappino rendersi contro di tanti bisogni, e non si chiudano negli egoismi dei singoli partiti ma sappiano rendersi interpreti delle esigenze spesso giuste delle masse generiche, indifferenziate della popolazione, capaci quindi di rappresentare dei punti di vista medi, che possono rappresentare interessi generali della popolazione capaci di parlare un linguaggio che vada al di là delle sfera dei CLN e sia inteso nella sua giustizia da tutti, da tutti – sottindendo – gli onesti! Un altro punto debole, come io ho visto, soprattutto nell’Italia del sud, è costituito dalle organizzazione dei CLN comunali che spesso sono riflessi, sono coalizioni eterogenee, mal combinate, e riflettendo interessi particolari. Nell’Italia del sud appaiono, e lo prospetto a voi perché la cosa può rispondere anche ad esigenze vostre, le necessità di stabilire una diretta disciplina in questa organizzazione, diretta disciplina fra gli organi centrali (diciamo i regionali, i provinciali ed i comunali) diretta disciplina che deve nascere dalla autorità di controllo dei provinciali, soprattutto dei regionali, su questi Comitati comunali, capaci di ricondurli quindi ad una funzione consultiva locale utile. Io ho trovato quasi tutti i prefetti dell’Italia a sud dell’Appennino i quali tutti riconoscevano in massima la utilità, l’opportunità, la giustezza della mia direttiva di valersi dei CLN, e tutti unanimemente trovavano invece che i CLN comunali rappresentavano degli intralci, degli intoppi, degli impacci e non vedevano altra via di soluzione se non questo stabilimento di disciplina interna, di controllo interno. Da quanto ho sentito dirmi da Morandi e da Sereni mi pare che voi qui siete forse in condizioni migliori, in condizioni diverse: questo lavoro di disciplinamento lo avete cominciato e sviluppato e non posso che invitarvi a svilupparlo ulteriormente in maniera sistematica ed organica.

I CLN domani
Attualmente – e in questo dissento da altri colleghi – io sento e consento vivamente in quello che il Clnai sostiene; io vedo che l’importanza dei CLN e della loro organizzazione è accresciuta e si accentua in maniera sensibilmente acuta. Noi ci troviamo di fronte ad una crisi che è politica, che è economica, che è morale, che è psicologica, ma è inutile che mi soffermi sulle cause di questa crisi: vedere che vi è un disordine nelle istituzioni, nelle cose economiche, vi è una incapacità spesso da parte degli organi dello Stato, vedete che ci sono situazioni rivoluzionarie che si sono fermate a mazzo (con i danni tutti inerenti alle situazioni che si fermano a mezzo), che rappresentano un intralcio allo svolgimento della vita normale.

Epurazione
Voi avete l’epurazione che, come diceva il mio amico Brusasca, è rimasta a metà, incompiuta, mentre è tesa come una minaccia sulla gente qualunque. Essa pesa, ma pesa, moralmente, sulla necessità, che vi dico e vi affermo stringente, di arrivare abbastanza presto alla pacificazione generale se vogliamo riprendere la nostra strada; pacificazione che si ottiene, non soltanto attraverso l’indulgenza ma attraverso la giustizia, giustizia per colpire quelli che sono i responsabili, quelli che hanno la responsabilità, lasciando perdere quelli che hanno responsabilità generali uguali d’altronde per tutto il popolo italiano, perché il fascismo lo ha inventato il popolo italiano, è una malattia e una debolezza del popolo italiano… Ne riflette certi suoi fondamentali difetti di leggerezza morale che ciascuno di noi deve avere presenti se vogliano fare della politica seria e sapere quello che possiamo ottenere.
Stavo dicenso, dunque, situazione di crisi generale, politica, economica, sociale, psicologia, nella quale è essenziale per me, e veramente vitale, che vi siano dei centri di riordinamento, di riannodamento. E a questo lavorano i Cln. Noi abbiamo due necessità che sono prima del pane e del lavoro: una necessità di normalizzazione politica e una di normalizzazione economica che si rende necessario superare, che grava anch’essa sul Paese. Di questa necessità è proprio, per me, lo strumento (e lo può essere se sarete degni del vostro compito e se lavorerete come dovrete) primo e più efficace, il CLN.

La Ricostruzione e i CLN
I CLN possono essere strumenti concreti di questa necessità di carattere storico se diventano, per quello che riguarda la ricostruzione e i problemi della ricostruzione, quello che ha esposto, nella sua tesi principale, su cui principalmente ha insistito nel suo discorso, Sereni, ma credo che la loro necessità sia il punto di vista di tutti, se essi sapranno farsi centri propulsori di iniziative economiche, centri propulsori (forse con frase meno mal detta io direi) centri di coordinamento di iniziative. È evidente per me che in questo lavori di ricostruzione i CLN possono avere un compito, una funzione, una utilità essenziale ed io la vedo, se permettete, meglio di voi. Perché?.


Il problema del decentramento
Il problema del decentramento Perché vedo quello che è lo stato, lo stato italiano, bersaglio di tutte le critiche e di tutte le censure. Ma vi rendete conto di questa macchina, di quello che è? Vi rendete conto di come ce l’ha lasciata il fascismo?
Organismo sfasciato, da ricostruire, difficile da ricostruire e ben difficile da cambiare. Noi lavoriamo su un aperto “presso a poco” che ci ha lasciato il fascismo e il prefascismo, ed è impossibile ritenere che questo si cambi da un giorno all’altro come per un colpo di bacchetta magica. E credete che la mentalità della gente che è abituata da venti anni, da cento anni, da mille anni a pensare in un determinato modo, si possa cambiare in un giorno o l’altro o in due mesi da che c’è Maurizio?
Vi ingannereste formidabilmente. Ora cosa succede: che abbiamo ereditato uno stato fortemente centralizzato: era già centralizzato alla nascita per necessità storiche, e voi siete più dotti, più istruiti di me e mi insegnate come è nato questo stato prefettizio da una necessità storica, quale fosse il suo assetto generale prima del fascismo e come questo centralismo sia stato di gran lunga aggravato, esasperato dal fascismo.
Ed ora noi ci troviamo con uno stato centralizzato che è difficile ritoccare, che si può ritoccare gradatamente, pezzo per pezzo, ma non è facile ricostruire tutto in una volta e va ricostruito meditatamente se non vogliamo sfasciare tutto quanto e ritrovarci nella piena anarchia: è difficile rimodernare, ricostruire propriamente: abbiamo bisogno assoluto che si riesca a lavorare localmente. E quale può essere la soluzione, quale deve essere la soluzione? Non vi può essere altra soluzione che quella di trasferire il governo sul posto. Bisogna, quando si può, governare sul posto sfruttando le iniziative che sorgono localmente. Il governo deve dare i mezzi, deve equilibrare e distribuire armonicamente i mezzi secondo una veduta superiore che esso può avere, in misura delle disponibilità sue e dei fini suoi: questo spetta a lui, è il suo compito. Questo solo egli può fare.
Ma egli non può andare a lavorare, non può mettersi a lavorare umilmente a Udine come a Enna: bisogna che molto sia fatto sul posto, e sia fatto ordinatamente. Ciò vuol dire che bisogna vi sia un coordinamento fra le iniziative, politiche e pubbliche, e gli organi amministrativi locali. Questo può essere rappresentato, guidato e coordinato da voi, se saprete fare. Questo è un vostro dovere di primissimo piano, poiché, ed è ovvio, anche voi siete organi di governo, diventate organi di governo, il che vi dà una responsabilità…

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