Dispaccio del Ministro degli Affari Esteri sull’armistizio

Dispaccio del Ministro degli Affari Esteri al Ministro del Re a Parigi sull’adesione del Governo Italiano alle proposte francesi per l’Armistizio definitivo.

Firenze 29 Luglio 1866.
SIGNOR MINISTRO.
Come ebbi già ad informarla per telegrafo affinché Ella ne facesse sollecita comunicazione al Governo Imperiale, il Governo del Re ha aderito ad un armistizio fra le Potenze belligeranti, alle condizioni contenute nelle ultime proposte fatteci da S. M. l’Imperatore.
Fra quelle condizioni, quella che riguarda la forma della riunione del Veneto alla Italia, cioè che le popolazioni venete siano chiamate ad esprimere il loro voto per l’annessione, porge il mezzo più dignitoso e più confacente ai principj della politica cosi della Francia come della Italia, per evitare una retrocessione, la quale non sarebbe consentanea né colla posizione del nostro Esercito nel Veneto, né colle guarentigie assicurate dalla Prussia per la riunione del Veneto alla Italia.
Siamo lieti che S. M. l’Imperatore abbia cosi apprezzato le legittime suscettività della Nazione Italiana, e ne ricaviamo buon augurio per la relazione delle difficoltà di forme che rimangono a risolvere.
La pace da conchiudersi su quelle basi non produrrà per altro gli effetti che se ne possono aspettare, se essa non sarà direttamente stipulata tra l’Italia e l’Austria.
Pare non difficile trovare un modo di procedere il quale con venga a un tempo alle giuste esigenze della Italia ed a quelle della Francia e dell’Austria. Cosi potranno essere stabiliti nelle forme regolari e colle necessarie guarentigie rapporti internazionali importantissimi fra due Stati vicini.
Anzi fin d’ora, secondo il nostro assoluto convincimento, è indispensabile che la mediazione francese procuri di affrettare l’apertura di negoziati diretti per le condizioni della pace fra l’Austria e noi; e ciò sia per motivi di dignità, sia per evitare equivoci o incertezze di grave conseguenza.
In quanto alle altre questioni, ve ne hanno parecchie ed importanti assai, la cui soluzione a noi favorevole è compito del Governo di pienamente assicurare. Esse sono:
1.° Che le opere di fortificazioni esistenti sul territorio veneto siano dagli Austriaci lasciate intatte, senza indennità speciale a tal riguardo a carico del Governo del Re.
2.° Che l’Italia non assuma a suo carico che il debito speciale del Veneto ad esclusione di una parte qualsiasi del debito generale dello Impero Austriaco.
3.° La rimessione degli oggetti di archivio e di arte portati via dal Veneto, e la restituzione della Corona di Ferro.
4.° L’amnistia reciproca da assicurarsi a tutti gl’individui senza eccezione compromessi nei recenti avvenimenti.
5.° La liberazione dei prigionieri politici e la consegna degli altri.
6.° La liberazione dei soldati veneti al servizio austriaco.
7.º Il Consiglio de’ Ministri, accettando l’armistizio, volle fosse specialmente inteso che , durante il medesimo , le popolazioni venete non fossero gravate da esazioni o contribuzioni straordinarie di guerra.
8.° L’oggetto forse più rilevante dei negoziati attuali è la questione della rettificazione dei confini del Veneto, i quali dovrebbero essere portati allo Isonzo e ad una linea che attraversi la Valle dell’Adige al sud di Bolzano ed al nord di Trento.
Non ritornerò sulle alte ragioni, le quali richieggono una rettificazione di confini colla quale specialmente il Circolo di Trento sia compreso nei territorj da unirsi al Regno.
Tutti gli argomenti di cui Le venni discorrendo furono a Ferrara oggetto di ampia discussione tra i Ministri del Re e S. A. I. il Principe Napoleone. S. A. J., come plenipotenziario dell’Imperatore, annunció, a riguardo di esse , benevole promesse, e per la massima parte prese anche in nome della Francia impegni formali.
Io l’autorizzo ora a partire per Vichy, ove la S. V. avrà a conchiudere definitivamente i particolari di tali accordi.


Gradisca ecc.
Firmato VISCONTI VENOSTA.

/ 5
Grazie per aver votato!