Disposizioni per la Sistemazione invernale del comando partigiano piemontese del 1944

Comitato di Liberazione Nazionale Corpo Volontari della Libertà

Comando Militare Formazioni Autonome del Piemonte
N. 888 ordin.
18-11-1944
Oggetto: Sistemazione invernale.
Ai Comandi delle formazioni dipendenti
Presi gli ordini del generale membro del C.M.P.P.
L’incombente stagione invernale impone di affrontare e risolvere con virile risolutezza i gravi problemi che si pongono alle formazioni partigiane.
A differenza, infatti, dell’inverno decorso, la maggiore consistenza delle formazioni e la minore disponibilità di scorte presso i civili inaspriscono il problema logistico, mentre quello operativo è reso più difficile dal fatto che in Piemonte si sono concentrate notevoli forze nazifasciste.
Si aggiunga che il ridotto ritmo operativo stille fronti principali di combattimento – conseguente all’inclemenza stagionale – porta a considerare, nel piano di logiche previsioni, come non prossimo il momento della liberazione.
In tale situazione il problema principale è quello di «durare».
«Durare» nonostante le avversità climatologiche, «durare» nonostante le repressioni nazifasciste, «durare» vincendo lo sconforto e la stanchezza spirituale.

Il superamento delle difficoltà stagionali si presenta diverso a seconda della zona, dello spirito della popolazione, delle possibilità di sussistenza e di aiuto. Di conseguenza non si possono impartire disposizioni di valore generale ma applicando il criterio del caso per caso.
Dove la zona di stazionamento (base) è la montagna, bisogna distinguere tra le zone nelle quali esistono baite – o locali coperti con possibilità di riscaldamento – sgomberati per ragioni stagionali dalla popolazione e zone nelle quali occorre appoggiarsi per l’abitazione ai civili locali. Nel primo caso si manterrà Fattuale struttura di gruppi con il vantaggio della conservazione dei vincoli organici, nel secondo si potrà giungere fino al frazionamento dell’uomo isolato per distribuire, sulla massa della popolazione, il peso conseguente alla richiesta ospitalità.
Per quest’ultima occorrerà chiedere quanto è strettamente necessario accettando la sobrietà di una vita severa e dando il proprio aiuto in qualsiasi prestazione.
In entrambi i casi, per altro, sarà sovente necessario procedere alla contrazione dei reparti inviando in «licenza invernale» tutti coloro che sono in misura di trovare comunque un appoggio nella vita civile, e quando ciò non basti, allontanando i meno atti fisicamente alla vita partigiana o quelli che danno minore affidamento di capacità e di spirito combattivo.


Dove la zona di stazionamento è in pianura, bisogna distinguere tra le zone controllate dalle formazioni (zone nelle quali il nemico non è in condizioni di intervenire che previo azioni di forza) e zone nelle quali il nemico è sempre in misura di intervento. Nel primo caso possono essere conservati gli ordinamenti attuali con l’avvertenza di preparare e mantenere una «zona di rispetto» in cui riparare in caso di rastrellamenti in grande stile. In questa zona di rispetto vanno accantonati viveri e munizioni e definite le località di acquartieramento temporaneo. Nel secondo caso l’attuale frazionamento va ancora accentuato nella considerazione che mentre nel periodo estivo si può utilizzare l’accampamento, più o meno bene organizzato, e in qualche contingenza anche l’addiaccio, nella stagione invernale occorre l’accantonamento sotto il tetto il che rappresenta la necessità del ricorso all’ospitalità locale.
Come già prospettato per la montagna, la necessità del ricorso alla ospitalità (diversa dall’acquartieramento forzoso) obbliga alla contrazione degli organici per non gravare troppo sui civili.
Al riguardo va precisato che – se il comando non tralascerà mezzo alcuno per intensificare il finanziamento o per incrementare le provviste di oggetti di equipaggiamento – le difficoltà, la fase cospiratoria, di regolare gli aiuti e di effettuare i trasporti si fanno sempre più gravi. A suo tempo chi non ha dato quanto poteva e doveva pagherà duramente un assenteismo che è tradimento, ma tali mancanze non possono contestare (sic) il procedimento proposto da alcuni di imporre coattivamente (pena ad esempio la distribuzione dei beni) l’obbligo di dare ospitalità nella propria abitazione ad un certo numero di patrioti. Oltre a tutto, il rilassamento disciplinare che è congenito con il frazionamento, in uno con il timore delle rappresaglie fasciste per la concessa ospitalità, potrebbe provocare delazioni o ribellioni con gravissimo pregiudizio per tutta l’organizzazione.
Sulla base di quanto illustrato ciascuno consideri, in relazione dei mezzi disponibili, se ed in quali limiti convenga procedere alla contrazione, senza lasciarsi turbare dall’obiezione che gli elementi lasciati in libertà andrebbero a rafforzare gruppi irregolari che usano la maschera del patriottismo per coprire misfatti e crimini. Ciò può essere vero mia quando la situazione non consente di pervenire ad una soluzione ideale, bisogna avere il coraggio di scegliere quella che presenta i minori inconvenienti.

Il movimento partigiano in Italia ha conseguito due grandissimi risultati:
– ha impedito la formazione di un esercito coscritto da affiancare all’invasore tedesco;
– ha impegnato, distogliendole dai fronti combattimento, rilevanti forze tedesche.
Il primo risultato è ormai definitivamente acquisito, il secondo chiede, oggi, di mantenere intatto le forze per il momento in cui il Piemonte diventerà immediata retrovia del fronte. Di conseguenza, in una situazione nella quale le difficoltà logistiche sono di gran lunga più difficili per il patriota che per il nazifascista, si proseguirà nella guerriglia evitando quelle operazioni che, per chiedere il concentramento delle forze, possono esporre queste a perdite gravissime.
Speciale cura dovrà poi attribuirsi alla conservazione delle armi e del munizionamento. Nel prossimo periodo sono da attendersi numerose azioni di rastrellamento dirette al ricupero dell’armamento. Si studi come e dove questo va tenuto, tenendo presente che molti civili – pur essendo pronti ad accettare come ospiti i patrioti – sono alieni dal consentire l’introduzione delle armi nelle loro case, per non esporsi alle feroci rappresaglie nazifasciste.

Il periodo invernale può, nella sua forzata stasi, illanguidire o addirittura annullare, lo spirito combattivo dei partigiani. Bisognerà prodigarsi per impedire la stanchezza spirituale e peggio lo sconforto che potrebbe altrimenti insidiare fino i migliori.
Al riguardo non si danno consigli: i comandi in indirizzo hanno tale esperienza di vita partigiana che sapranno escogitare le migliori provvidenze per mantenere integro lo spirito dei dipendenti.
Nel quadro organizzativo il periodo invernale sarà poi utilizzato per colmare le numerose lacune lamentate nell’ordinamento delle formazioni e per perfezionare la messa a punto del dispositivo per il momento dell’insurrezione generale.
Pertanto si dovrà;
a) riesaminare la composizione delle formazioni, provvedendo all’aggiornamento dei dati matricolari, ricostituendo i gruppi, promovendo i meritevoli;
b) rivedere l’armamento, curandone la sistemazione e la distribuzione;
c) affinare l’addestramento attraverso veri e propri corsi di istruzione (sulle armi, sul combattimento, sui collegamenti);
d) potenziare il servizio informazioni con la costituzione di organi idonei alla ricerca e al vaglio delle notizie.
Infine, ed è la questione più importante, si dovranno curare gli accordi tra gli organi militari cooperanti e le intese fra gli organi militari e gli organi civili.
Per quanto concerne gli accordi tra gli organi militari cooperanti si sottolinea ancora una volta la necessità di dar vita ai comandi di zona in quanto non sarà possibile dare soddisfacente soluzione ai problemi operativi ove non si giunga alla concorde subordinazione alle disposizioni prese dal comando di zona.
Per quanto concerne le intese con gli organi politici locali si deve riconoscere che fino ad ora esse sono state incerte, aleatorie e sovente offuscate da incomprensioni. È necessario superare tali incomprensioni e convincersi che fino da ora vanno gettate le basi della collaborazione per risolvere a suo tempo i complessi problemi della sicurezza (polizia), delle comunicazioni, dei trasporti e dell’annona.
Per avere indirizzo nei rapporti da costituire si tenga presente che per la fase della ricostruzione si tende al parallelismo tra ordinamento civile e ordinamento militare.
Di conseguenza:
– nella regione si avrà il C. L. N. regionale che eserciterà il suo potere sulle forze armate attraverso il Comando Regionale;
– nella provincia si avrà la prefettura, in quanto organo dell’ordinamento civile, e i comandi provinciali, in quanto organi dell’ordinamento militare.
Per raggiungere a siffatto ordinamento i comandi di zona si trasformeranno in comandi provinciali che dipenderanno dal Coniando regionale per quanto concerne disciplina, ordinamento, amministrazione, impiego operativo, mentre agiranno in accordo diretto
con le prefetture per quanto concerne impiego di polizia (tutela della vita e dei beni dei cittadini) nel territorio della provincia.
Meno chiari risultano, come ovvio, i rapporti tra organi militari e organi comunali, ma dove la materia non può essere regolamentata senza scendere ad una casistica inopportuna, deve supplire la reciproca comprensione e la volontà di accordo.
L’importante è che fin’ora sia tracciato un programma cui dare senza indugio attuazione.

IL COMANDANTE
Nito

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