Leone Wollemborg

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Leone Wollemborg, il credito cooperativo e la riforma tributaria

Categoria: Saggi biografici

L’economista e politico Leone Wollemborg nacque a Padova il 4 marzo 1859 da Giuseppe e Giuseppina Jung, esponenti di una famiglia israelita, Leone era uno dei quattro figli della coppia.
Nell’università della sua città natale, ove aveva iniziato gli studi giovanissimo, si laureò in giurisprudenza nel 1878 a soli 19 anni.
Dopo di questo si dedicò alla diffusione dell’idea delle casse rurali ideate dal tedesco Federico Guglielmo Raiffeisen (1818-1888), l’ideatore delle Casse Rurali in Germania chiamate appunto Raiffaisenvereine (Club Raiffeisen), sia tramite la presentazione e propaganda di questa soluzione nelle campagne, tramite scritti, come l’articolo La teorica della cooperazione, apparso sul “Giornale degli economisti” nel 1887, e discorsi, sia fondandole in prima persona apportandovi però una variazione importante, ovvero la assoluta laicità, inserendole nella “struttura di coordinamento preesistente … che andava costituendo il vasto movimento delle società operaie e cooperative”[1]Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.41..
Fu tra i 32 soci (salgono a 90 al 31 dicembre del 1883 e a 99 il 31 marzo 1884) che il 20 giugno 1883 (l’atto costitutivo venne registrato al tribunale civile di Padova il 9 luglio) a Loreggia[2]In questo comune possedeva la villa Polcastro e vi si trasferì poi a vivere., in provincia di Padova, crearono la prima Cassa Rurale d’Italia, chiamata Cassa cooperativa di prestiti di Loreggia e poi Cassa rurale di Loreggia; di questo ente assunse anche la presidenza dalla fondazione al 1889, quando divenne consigliere della Cassa e poi nuovamente dal 1924 alla morte. Rimase sempre legato a questo comune ove visse con la moglie, Alina Regina Fano, una ebrea sposata nel 1903 e con la quale nel 1912 ebbe il primo figlio, per l’occasione per tutti i cittadini di Loreggia coetanei del neonato pose in banca la somma di lire mille da ripartirsi, accresciuta degli interessi, alla visita della leva militare.
La Cassa rurale di Loreggia operò in maniera diversa dalle normali banche perché, come scrisse Wollemborg, “non conosce azioni né dividendi … tutti gli uffici vi sono gratuiti; nessuna operazione si compie fuorché il ricever depositi dai soci e da persone estranee alla Società e far prestiti ai soci” e ha come fine anche “II risveglio del sentimento morale e della fiducia in se stessi negli abitanti, i quali sanno che ognuno, purché onesto e capace di un utile lavoro, può senz’altro aspirare all’ingresso nel sodalizio e al beneficio del credito”.[3]Il testo del documento Queste banche svolgevano un ruolo propulsore nello sviluppo del settore agricolo locale (nel Veneto nel 1892 vi erano 72 casse rurali create sul suo modello), al quale andava affiancato quello che lui assegnava alle casse di risparmio, che avrebbero svolto la funzione di punto di riferimento tecnico delle casse rurali, queste si sarebbero dovute appoggiare nel momento iniziale a personale proveniente da “esperienze simili” come appunto quello delle casse di risparmio. Le casse di risparmio avrebbero svolto le funzioni di cassa di compensazione ed altre più rilevanti ed a lungo termine, difficilmente realizzabili dalle casse rurali. Le casse di risparmio avrebbero svolto un utile ruolo nel “estirpamento della tenacissima e avidissima usura campestre” e “potrebbero nutrire le casse rurale che sorgessero nella propria zona, bene essendo in grado di stimarne la solidità e di vigilarne di continuo gli atti. Esse saprebbero completamento assicurarla per le modeste loro richieste di credito nella illimitata responsabilità solidale di tutti i loro componenti”[4]Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.63..
In questi anni si interessò attivamente delle normative in discussione che avrebbero modificato le regole vigenti per il movimento creditizio cooperativo, come quella presentata nel 1885 per abolire l’esenzione della tassa di bollo e di registro per le cooperative, che decadde per la mancanza di sostenitori, poi approvato solo nel 1887.
Un altro importante strumento impiegato per la propaganda fu il periodico “La cooperazione rurale”, questo giornale venne da lui fondato e diretto, edito a Padova dal 15 gennaio 1885, poi trasferito a Roma ove continua ad essere pubblicato fino al 1904.
In seguito al diffondersi del modello di credito da lui proposto[5]Tra il 1883 e il 1891 vennero fondate casse tipo quella di Loreggia in 57 località e tra il 1892 e il 1897 vennero fondate altre 68 casse ispirate da Wollemborg., si giunse nel 1888 alla nascita della Federazione delle Casse rurali italiane, ente di cui oltre ad essere uno dei fondatori assunse la presidenza (oltre alle cariche di tesoriere e di segretario), negli anni le casse si erano moltiplicate raggiungendo 74 nel 1892 e le 125 nel 1897. Di questo ente venne pubblicato il 15 gennaio del 1888 lo Schema di Statuto su “La cooperazione rurale” (il 15 dicembre 1890 vi pubblicò anche un nuovo modello di statuto per le casse rurali). Lo statuto fu influenzato fortemente dalle sue idee ed è importante perché vi si indicano le caratteristiche che le casse rurali devono assumere: “a) siano legalmente costituite sulla base della solidarietà personale; b) intendano, pel loro ordinamento, a migliorare moralmente e materialmente la condizione dei soci; c) si compongano di persone in numero illimitato, ma che siamo comprese in un ambito determinato e circoscritto il più possibile avuto riguardo alle necessarie condizioni di vita del sodalizio, e che non partecipino ad un altro istituto avente lo stesso oggetto; d) escludano ogni conferimento o assegnamento di azioni o quote sociali, o versamenti dei soci, eccetto che a esclusivo beneficio del patrimonio proprio dell’istituto – ovvero interamente sterili di frutto per singoli; e) escludano ogni concessione di credito a non soci, salvo quanto sia richiesto pel migliore temporaneo collocamento dei resti di cassa, – e in genere ogni operazione di carattere speculativo; f) stabiliscano la gratuità di tutte le cariche sociali, consentendo solo, eventualmente, un compenso pel ragioniere o segretario; g) volgano per intero ogni provento netto degli esercizi sociali al patrimonio proprio e indivisibile dell’istituto”[6]Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.48..
Riguardo al punto d) si deve osservare che ancora nell’articolo intitolato La solidarietà illimitata e la cooperazione di credito in Germania, apparso il 15 aprile 1888 su “La cooperazione rurale”, in cui analizzava i problemi emersi dal mutamento dell’assetto dei soci del credito cooperativo, che avevano portato all’aggregazione di un “nuovo ceto di banchieri, di grossi negozianti e industriali … alle unioni di credito” questo aveva portato al mutamento dell’atteggiamento degli istituti che ora “atteggiandosi a veri e propri istituti bancari, consentendo grosse quote individuali d’interesse, intendendo a crescere senza misura i dividendi, alimentando la speculazione e ricavandone il proprio alimento” crescevano senza un necessario controllo fino a giungere al fallimento, questo aveva gravi conseguenza perché portava al sorgere di “avversioni al vincolo solidale, che nel fatto aveva avuto giusta, ma dura sanzione”[7]Cafaro, La solidarietà efficiente pag.25-26.; le gravi conseguenze del fallimento erano da ricollegarsi alla responsabilità illimitata dei soci della società di credito cooperativo. Questi rischi invece venivano drasticamente ridotti, secondo Wollemborg, se i soci delle cooperative di credito appartenevano allo stesso ceto perché “L’interesse personale di ciascun consociato mette così in gioco una somma importante di accorgimenti, di cautele, di vigilanze e di freni; e chi conosce la vita naturale ben sa che la grave preoccupazione dei contadini è quella di essere ritenuto solvibile dai suoi compagni e vicini. Grande è il valor pratico di una tale polizia della opinione, determinata ed esercitata tra gente della medesima classe e del medesimo luogo, che quota e distribuisce la stima reciproca”[8]Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.81..
Nel complesso la nascita della federazione facilitò la diffusione dei principi da lui sostenuti e la standardizzazione del modello di cassa rurale e aumento il peso del movimento, che trovò appoggio anche nei ministri Bernardino Grimaldi (1839-1897) e Bruno Chimirri (1842-1917), questo ne 1891 inviò anche una circolare “ai sindaci e ai presidenti dei Comizi agraria del Regno per raccomandare l’istituzione delle casse rurali, sistema Wollemborg, come il mezzo più opportuno per avvantaggiare l’agricoltura”[9]Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.54..

Attività politica e parlamentare

Presso il suo comune, Loreggia, ricoprì anche la carica di consigliere comunale nel 1885, mantenendo la carica fino al 23 giugno 1895, e poi nuovamente dal 30 luglio 1899 al 2 maggio 1926, quando i consigli degli enti locali vennero soppressi dal regime fascista.
Nel 1892 contribuì alla caduta del governo guidato da Giovanni Giolitti (1842-1928) per lo scandalo della Banca Romana, il senatore Giacomo Alvisi (1825-1892) gli aveva fornito una copia della relazione da lui scritta con l’ispettore generale del Ministero del Tesoro Gustavo Biagini dopo che nel dicembre 1889 erano stati incaricati dal governo di condurre un’inchiesta sul fallimento della Banca Romana. Il 30 giugno 1891 Alvisi cercò, senza successo, di presentare in Senato i risultati dell’inchiesta che aveva rivelato l’esistenza di forti irregolarità nell’attività delle banche, ma il governo affermò che è contro l’interesse nazionale la divulgazione della relazione. Dopo questo Alvisi consegnò una copia a Wollemborg con la richiesta di pubblicarla solo dopo la sua morte. Wollemborg quindi la fece pervenire al deputato repubblicano Napoleone Colajanni (1847-1921), tramite il suo amico ed economista Maffeo Pantaleoni (1857-1924), che poi la presentò alla Camera il 20 dicembre 1892, essendo Alvisi morto nel novembre del 1892.
Il 13 novembre 1892 venne eletto deputato a Cittadella presentandosi come liberale progressista contro il liberale radicale Giulio Alessio (1853-1940) ottenendo al primo turno, il 6 novembre 809 voti contro gli 828 di Alessio e al ballottaggio del 13 novembre 1448 voti contro 1251 di Alessio.
L’elezione venne però annullata il 26 maggio 1893 “per corruzione” dalla Giunta per la verifica dei poteri, su segnalazione di Alessio, a causa forse del sospetto che le casse rurali da lui promosse gli avessero consentito di formarsi una clientela elettorale, ma riuscì a vincere nuovamente il 25 giugno 1893, ottenendo 1552 voti. Questa volta dovette scontrarsi con il conservatore Gino Cittadella-Vigodarzere (1844-1917), candidato appoggiato anche dall’Alessio che aveva rinunciato alla candidatura. Divenne così per la prima volta deputato, alla XVIII legislatura, durante la quale si occupò prevalentemente di questioni economiche e finanziarie.
Nel 1894 entrò a far parte della commissione ministeriale, presieduta dal direttore dell’Istituto nazionale di statistica, Luigi Bodio, che aveva il compito di diffondere nelle campagne lo strumento cooperativo.
Riuscì ad essere rieletto nello stesso collegio di Cittadella il 26 maggio 1895 (XIX legislatura) ottenendo 964 voti e battendo il conte Gino Cittadella Vigodarzere (1844-1917); poi ancora nelle tornate del 21 marzo 1897 (963 voti), del 3 giugno 1900, 1904 e 1909.
Wollemborg, il 22 febbraio 1894, propose la formazione di un registro delle società cooperative affidato al ministero di Agricoltura, Industria e Commercio. Questa proposta prevedeva che vi si registrassero tutte le società cooperative associazioni di mutua assicurazione e cooperative mute che desiderassero essere considerate tali ai fini fiscali ed amministrativi, le società iscritte sarebbero state soggette a ispezioni ogni due anni, i risultati sarebbero stati resi pubblici, e svolte “da una Federazione costituita per ogni specie di società e di associazione registrate … alla quale sarà concessa per Decreto Reale, promosso dal Ministero di Agricoltura, industria e commercio, la facoltà di eseguire dette ispezioni coll’obbligo di comunicarne i risultati al ministro stesso”. Le federazioni per ottenere questo potere dovevano preventivamente comunicare al ministero “il proprio statuto, da quale dovrà risultare la capacità della federazione di compiere le dette ispezioni, e l’esclusione di ogni fine non strettamente economico”. La proposta prevede anche l’introduzione di una “tassa annuale fissa di 100 lire e di una proporzionale in ragione del 0,50 del capitale sociale effettivo”[10]Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.149..
Sempre nel 1895 partecipò ai lavori preparatori del primo Congresso nazionale delle casse rurali, tenutosi a Cuneo il 5 e 6 settembre, durante il quale tenne anche una relazione su Delle riforme legislative per le casse rurali di prestiti, che si ricollegava alla discussione svoltasi alla Camera sulla legge di riforma del settore delle cooperative. Alla fine del congresso venne approvata una mozione che dopo aver riaffermato l’assenza di scopi di lucro nelle casse rurali, invita il governo ad adottare una riforma che “prenda in considerazione lo speciale ordinamento delle Casse rurali, qual è custodito nelle norme contenuto nello statuto modello, pubblicato dalla Federazione delle Casse rurali” e che per le stesse “sia espressamente sancito che si costituiscano sotto una denominazione sociale e senza l’obbligo di conferimenti sociali di capitale … siano disposti gli istituti obbligatori della revisione e della ispezione periodica”[11]Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.67.. Oltre a questo si richiede una migliore definizione delle “immunità finanziarie, eliminando ogni argomento di contestazione sull’inapplicabilità delle imposte sui redditi e delle tasse sugli affari, dove redditi sociali non sono prodotti ed affari”, questo era divenuto necessario perché era emerso, durante il dibattito parlamentare, il problema che le cooperative erano divenute uno strumento per ottenere agevolazioni fiscali, o non rispettavano il principio della mancanza di fine di lucro.
Durante la sua vita parlamentare avversò la politica repressiva adottata da Crispi, non condividendo neanche l’evoluzione autoritaria del governo di Girolamo Pelloux (1839-1924), di cui fece parte come Sottosegretario al ministero delle Finanze dal 29 giugno 1898 al 8 novembre 1898, quando si dimise a causa del contrasto emerso sull’indirizzo politico e finanziario.
Ottenne l’approvazione il 23 dicembre 1900 della legge “Provvedimenti per agevolare lo smercio del chinino”, di cui fu uno dei promotori il 30 novembre e che univa due precedenti disegni di legge. Grazie anche al suo intervento, quindi, il “Chinino di Stato” venne venduto ad un prezzo ribassato nelle rivendite di sali e tabacchi diffuse su tutto il territorio del regno.
Pur interessandosi attivamente all’adozione di una riforma organica del settore delle cooperative, ottenne solo l’approvazione di uno stralcio del progetto più complessivo il 7 luglio 1907, quando venne adottata la legge n. 526 portante disposizioni a favore delle piccole società cooperative agricole e delle piccole associazioni agricole di mutua assicurazione.
Sempre nel 1907 partecipò al congegno tra i rappresentanti delle casse rurali, da lui presieduto con Luttazzi, durante il quale emerso i contrasti esistenti tra i fautori di un accordo con le casse rurali confessionali cattoliche (la prima era sorta nel 1892 sempre in Veneto, poi si erano moltiplicate molto più velocemente divenendo nel 1905 442 nel Veneto, 257 in Emilia e 186 in Lombardia[12]Cazzola, Storia delle campagne padane dall’Ottocento a oggi, pag.37.) e gli oppositori come Wollemborg, che alla fine ebbero la meglio ottenendo l’approvazione della “risurrezione della Federazione laica delle casse rurali”, organo nel quale Wollemborg ebbe un ruolo molto rilevante e dal quale, nel 1909, venne incaricato assieme a Di Cesarò di svolgere trattative per la diffusione del movimento creditizio cooperativo anche nel meridione e nelle isole.
Nei lavori parlamentari, nelle varie legislature, partecipò attivamente ai lavori in materia economico-finanziaria, assumendo anche posizioni in contrasto con l’opinione dominante, divenendo membro della Giunta generale dei bilanci e dei conti consuntivi dal 12 febbraio 1910 al 29 settembre 1913. Nel giugno del 1908 presentò un emendamento, sottoscritto da oltre cento deputati, al progetto di legge “Concessione e costruzione di ferrovie”, con il quale richiese l’approvazione della costruzione di una nuova strada ferrata che collegasse Ostiglia a Treviso, ritenuta dai promotori “necessaria alla difesa del territorio nazionale”, vista l’opposizione governativa l’emendamento venne ritirato il 14 del mese.
Nel 1913 fece parte della Giunta generale del Bilancio, presieduta da Giovanni Abignente (1854-1916), che procedette alla revisione della seconda proposta di legge presentata da Nitti il 19 febbraio per la regolamentazione del mondo del credito, che venne emendata in chiave critica verso gli istituti di credito cattolici.
Questo stesso anno non firmò il “Patto Gentiloni”[13]I punti dell’accordo: 1. Difesa delle istituzioni statutarie e delle garanzie date dagli ordinamenti costituzionali alle libertà di coscienza e di associazione, e quindi opposizione anche ad … Continue reading, che definiva i sette punti da accettare da parte del candidato deputato per ottenere l’appoggio elettorale dei cattolici. Non condivideva il terzo, riguardante una “seria istruzione religiosa nelle scuole pubbliche”, questo suo rifiuto derivò dalla sua fedeltà alle idee liberali, temendo inoltre che la religione diventi uno strumento di governo.
Non si ripresentò a Cittadella (Padova), collegio fortemente cattolico, ma nel collegio di Ascoli Piceno, dove venne sconfitto probabilmente dal candidato governativo Teodori, appoggiato quindi da Giolitti, la cui politica finanziaria Wollemborg aveva criticato il 22 aprile di quell’anno in un discorso parlamentare, nel quale aveva già preannunciato la sua probabile sconfitta.

La riforma tributaria

Nel 1901, dal 15 febbraio, ricoprì la carica di ministro delle Finanze nel governo guidato da Giuseppe Zanardelli (1826-1903) con Giolitti come ministro dell’Interno (il famoso governo Zanardelli-Giolitti). In quella veste presentò un ambizioso e completo progetto di riforma tributaria in marzo (il 7 venne presentato alla Camera dopo la sua approvazione da parte dal Consiglio dei ministri e lui annunciò la presentazione di un disegno di legge in 5 punti) impostato su principi perequativi e favorevole alle classi meno abbienti (era già stato presentato, senza successo, un progetto di riforma meno articolato e avanzato nel 1893).
Lui era sostenitore di una tale necessità da anni, già nel 1891 sul “Giornale degli economisti” aveva pubblicato l’articolo La situazione finanziaria, nel quale scrisse che «Una riforma tributaria in Italia è necessaria e urgente» (il corsivo è nel testo), «la riforma tributaria è il pensiero dominante della vita pubblica italiana … costituisce oggidì il punto fondamentale di qualsiasi programma di governo», «l’urgenza della riforma tributaria, la sola, la vera, la perpetua questione del nostro paese che vince ogni altro problema dell’ora presente e la cui soluzione è resa necessaria oltre che dalle ragioni esposte, dallo stesso interesse della finanza, non potendosi sperare nuove entrate che da una diminuzione dei tributi esistenti e da una più equa loro ripartizione», «è giunta l’ora d’iniziar la riforma dell’intero sistema con intenti largamente comprensivi, in cui al pensiero finanziario s’associ il pensiero economico-sociale, ispirato ai retti principi della scienza moderna».
Il suo progetto mirava ad alleggerire il peso dell’imposizione indiretta aggravando in compenso quella diretta e prevedeva una netta separazione dei sistemi tributali locale e nazionale, la soppressione nella maggior parte dei comuni di alcuni importanti dazi sui generi di largo consumo tra il popolo, mirava alla creazione di una “imposta globale” sui redditi superiori alle 1.000 lire di imponibili con aliquote che partivano dallo 0,5% per raggiungere il 4%. Prevedeva l’abolizione del dazio consumo su farina, pane e pasta sui comuni aperti e su quelli chiusi da cinta daziaria appartenenti alla 3a e 4a classe, l’aumento delle imposte comunali dirette e sovvenzioni statali (i fondi sarebbero stati trovati tramite alcune riduzioni di spesa e alcuni nuovi tributi come una tassa sui contratti di borsa, la trasformazione in progressiva da proporzionale della tassa di successione) come compensazione del diminuito gettito.
La proposta[14]Ebbe tra i suoi sostenitori l’economista Carlo Angelo Conigliani, che partecipò anche alla sua redazione, e che pubblicò anche articoli di sostegno sul “Giornale degli Economisti”. ricevette un primo voto sfavorevole dell’apposita commissione d’esame della Camera formata da 9 membri, 6 contrari (Edoardo Daneo, Giovanni Curioni, Vincenzo De Bernardis, Antonino Paternò Castello Di San Giuliano e Paolo Boselli) e 3 favorevoli (Francesco Guicciardini, Giuseppe De Nava e Salvatore Barzilai) sostenendo che avrebbe causato un dissesto nelle casse comunali (si stimavano in 47 milioni le minori entrate per le casse comunali che sarebbero state poi coperte per soli 21 dallo Stato e il resto tramite economie e razionalizzazioni delle spese e dei meccanismi di riscossione delle imposte[15]Favilli, Il labirinto della grande riforma, 229.). Anche i socialisti riformisti criticarono la proposta, “Critica sociale” la attaccò sostenendo che fosse demagogica e definì il progetto “un espediente dottrinario di democrazia ritardataria” meritevole solo di “benigno compatimento”[16]Tedesco, L’alternativa liberista in Italia, pag.216..
Wollemborg, in seguito a questo primo insuccesso, provvedette ad una un’estesa modifica della proposta.
La nuova versione prevedeva ancora gli interventi su elencati in favore delle classi popolari ma anche l’abolizione anche dell’imposta sul valore locativo, a compensazione dei mancati incassi si sarebbe provveduto ad un aumento delle entrate dirette comunali, tramite il trasferimento ai comuni dei proventi derivanti dalle sovrimposte sui terreni (questo era ritenuto importante anche alla luce della diversità di valore degli stessi nei vari comuni), i fabbricati, l’industria, il commercio e le professioni, che andavano a sostituire le recedenti tasse comunale di famiglia o fuocatico, sul valore locativo e gli esercizi e rivendite, ora abolite; prevedeva anche l’affidamento ai comuni della riscossione delle tasse di consumo sulle carni, sui foraggi, sui materiali da costruzione, sul gas e l’energia elettrica (al momento esistente come tassa statale) e la soppressione del dazio-consumo comunale per tutte le categorie di comuni. In aggiunta, la parte eccedente percepita dai comuni grazie a queste tasse, rispetto al gettito percepito dalle precedenti, sarebbe stato trasferito dai comuni allo stato. Oltre a questo nella riforma rimaneva la previsione di modifica in senso progressivo della tassa di successione, si prevedeva una riforma delle tasse sugli esplosivi, l’introduzione di una tassa sui contratti di borsa e la modifica dei sistemi di saggio e marchi dei lavori in oro e argento.
Allo Stato venivano invece affidate l’imposta di consumo sul vino e l’alcol, l’imposta personale sull’entrata netta complessiva con aliquota progressiva dallo 0,5 al 4% per i redditi superiori alle 6.000 lire, con esenzione dei redditi più bassi e con detrazioni legate ai componenti della famiglia per quelli medi, una complementare sui capitali, sulle società anonime e si prevedeva ance un aumento dei carichi di successione trasformando gli stessi da proporzionali a progressivi (1% a partire da 50.000 lire fino a 2,5% per la successione tra estranei per patrimoni oltre al milione di lire), queste entrate erano poi in parte utilizzate per fornire sovvenzioni da parte dello Stato ai comuni.
Wollemborg così presentò il suo progetto: “Questa riforma vuol dire riordinamento del nostro sistema fiscale su basi razionali; abolire imposte complicate, irrigidite e costosissime per imposte chiare, semplici ed elastiche; vuol dire passaggio da imposte sperequate a imposte equamente distribuite, abbattendo un gran numero di tasse, eliminando le duplicazioni d’imposte, liberando le industrie e i commerci da molti impacci e da molti pesi”.
Questa nuove versione della proposta venne da lui illustrata in luglio al Consiglio dei ministri, divenendo una organica meglio articolata e che definiva più precisamente la divisione tra la finanza statale e quella locale (si prevedeva la sua entrata in vigore per l’1 luglio con alcune disposizioni transitorie e poi nella versione completa il 1° gennaio 1903), il suo cardine era incentrato “sul maggiore sviluppo delle forme scientificamente superiori di tributo”[17]Preti, Giolitti i riformisti e gli altri 1900-1911, pag.263., si prevedeva che gli interventi avrebbero portato ad una perdita di 166 milioni di lire per i comuni in seguito all’abolizione dei dazi consumo, tasse di famiglia e valore locativo, a fronte di entrate per 338 milioni per il trasferimento dell’imposizione reale e dei dazi consumo ancora vigenti ai comuni. Il saldo attivo di 172 milioni sarebbe tornato allo Stato tramite un sistema di canoni per coprire i trasferimenti d’imposta calcolati in 323 milioni. Di questi altri 90 sarebbero stati coperti dalla tassa sul vino, 14 da imposte minori e 48 da quella sul reddito[18]Favilli, Il labirinto della grande riforma, 244..
Il Consiglio non diede la sua approvazione (si temeva per l’opposizione che il progetto avrebbe incontrato alla Camera per la sua innovatività e non si era sicuri che non potesse causare un disavanzo a causa della diminuzione delle entrate) e la discussione venne rinviata all’autunno. Prima che si giungesse a questo punto il progetto fu definitivamente respinto il 29 luglio 1901 dal Consiglio dei ministri (si rischiava la rottura nella maggioranza governativa), con le conseguenti dimissioni di Wollemborg dal governo il 3 agosto.
Questa riforma, soprattutto per la parte che introduceva una tassa progressiva sulle successioni e le sovrimposte, ricevette una forte opposizione da parte di Sonnino e Salandra (anche i liberisti radicali come Francesco Papafava respinsero il progetto). Per evitare il rischio che fosse la Camera a respingere la proposta Wollemborg provocando quindi di conseguenza la caduta dell’intero governo, Giolitti e Zanardelli avevano deciso di sacrificare preventivamente la riforma fiscale, accontentandosi di continuare nella politica di neutralità adottata nel contempo dal governo in materia di conflitti sociali e di conseguenti incrementi salariali ottenuti dai ceti popolari. Le dimissioni di Wollemborg erano già state precedute il 28 aprile da quelle del ministro dell’Agricoltura, Silvestro Picardi (1853-1904), da questo “nacque una ‘piccola crisi'”[19]Mola, Giolitti, pag.256. nel governo, ben presto però superata. Dopo questo scacco Giolitti lo propose una prima volta per la nomina a Senatore del Regno.
Il progetto di riforma venne accantonato totalmente dal suo successo Bonaldo Stringher (1854-1930) e solo nel 1902 un terzo ministro, Paolo Carcano (1843-1918), ottenne l’approvazione di una ben più limitata modifica della normativa fiscale che venne presentata come legge “per lo sgravio dei consumi e altri provvedimenti finanziari” (divenne legge 23 gennaio 1902 n. 25 Concernente sgravio di consumi ed altri provvedimenti finanziari[20]Legge Carcano). Questa prevedeva l’abolizione solo graduale del dazio-consumo a partire dal 1° luglio[21]Si partiva da questa data con il dazio sulle farine di frumento e i farinacei nei comuni chiusi che veniva ridotto a 2 lire per quintale, poi ridotto a 1 lira dall’1 luglio 1903 ed abolito dal … Continue reading, la trasformazione della tassa di successione da proporzionale a moderatamente progressiva (ora raggiunse il 22% per la successione tra estranei per patrimoni oltre al milione di lire), la cessione ai comuni dell’imposta di fabbricazione sulle acque gassose, sugli spettacoli e trattenimenti pubblici, si riconosceva ai comuni il diritto di imporre dazi su carne, formatti, materiali da costruzione, gas, energia elettrica per illuminazione. Venne contestualmente aumentata la tassa sugli esplosivi, la tassa di negoziazione sui titoli azionari e le obbligazioni al portatore.
Dopo quest’esperienza non ricoprì altre cariche governative ma continuò ad occuparsi del suo progetto di riforma che rese anche pubblico pubblicando sulla “Nuova Antologia” del 16 novembre 1901 l’articolo Un disegno di riforma tributaria, qui scrisse che con la sua riforma “Si presidia la finanza dello Stato, con un’imposta integratrice, atta a seguir dappresso la curva della pubblica spesa; mezzo sempre presente contro l’indebitamento; strumento di maggiori trasformazioni tributarie future; documento evidente continuo, nella permanenza o nell’eventuale transitorio inasprimento dell’aliquota dell’opera governativa; elemento generalmente tangibile di sicuro e preciso giudizio sull’indirizzo politico prevalente, e così, arma preziosa del Parlamento per la sua azione sindacatrice, e valido stimolo, nel paese, a un movimento di vita pubblica più attivo ed efficace.”.

Da deputato a Senatore

Dopo il mancato rinnovo del mandato parlamentare, continuò ad essere attivo nel settore del credito cooperativo e fu uno dei principali promotori, assieme a Carlo De Carolis, della Banca nazionale delle casse rurali italiane, sorta a Roma il 31 maggio del 1914, con lo “scopo principale di sovvenire le casse rurali e le altre società cooperative e mutue, intese alla diffusione del credito tra i piccoli agricoltori”[22]Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.181., come recitava il suo statuto. Questa banca, legata alla Federazione nazionale delle casse rurali laiche, non si occupava di credito ordinario e di prestito a privati, ma solo di credito agrario e rurale cooperativo, promuovendo anche accordi “nelle singole regioni con le casse di risparmio e le banche popolari”. Il legame con le casse rurali era rafforzato dalla previsione che queste “dovranno essere azioniste [della Banca] e si sottoporranno all’ispezione periodica di revisori periti”[23]Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.186..
Wollemborg durante l’anno ottenne un importante riconoscimento per la sua attività, venne nominato, il 20 dicembre, senatore (la convalida della nomina è del 18 marzo 1915) su proposta di Antonio Salandra (1853-1931).
Durante la guerra fu, dal 1915 al 1918, presidente del Comitato romano di assistenza civile.
Al Senato fu a più riprese membro della Commissione di finanze (14 dicembre 1917-29 settembre 1919; 11 dicembre 1919-7 aprile 1921; 15 giugno 1921-14 novembre 1923), della Commissione per l’esame della relazione sul movimento dell’esportazione durante la guerra europea (dal 29 aprile 1918), della Commissione per l’esame del disegno di legge “Disposizioni per la sistemazione e la gestione statale dei cereali” (dal 24 febbraio 1921), della Commissione per l’esame del disegno di legge “Riforma del Monte pensioni per i maestri elementari” (dal 1° luglio 1922), Vicepresidente della Commissione di finanze (dal 14 novembre al 10 dicembre 1923 e poi dal 2 giugno 1924 al 21 gennaio 1929), membro della Commissario di vigilanza al debito pubblico (12 dicembre-29 settembre 1919), della Commissario di vigilanza sulla circolazione e sugli Istituti di emissione (29 novembre-7 aprile 1921) e della Commissario alla Cassa dei depositi e prestiti (22 novembre 1923-7 aprile 1927).
Intervenne sul dibattito per affrontare i cospicui costi del conflitto, dichiarando il 31 dicembre 1917 al Senato, la “intensificazione della opera fiscale intesa a frenare quanto più è possibile l’accrescimento del capitale del debito di guerra”.
Al Senato votò, assieme ad altri 48 (tra questi vi erano Mario Abbiate, Alberto Bergamini, Alessandro Casati, Benedetto Croce, Luigi Della Torre, Luigi Einaudi, Gaetano Mosca, Emanuele Paternò, Vito Volterra e Tito Sinibaldi), contro la legge che modificavano il sistema in chiave autoritaria sciogliendo i partiti di opposizione e proclamando decaduti i loro deputati il 20 novembre, la famosa legge 25 novembre 1926, n. 2008 recante provvedimenti in difesa dello Stato. Intervenne contro la legge assieme agli altri senatori Ruffini, Stoppato, Di Campello e Bergamini, ricordando che lo Statuto prevedeva che “niuno può essere distolto dai suoi giudici naturali. Non potranno perciò essere creati tribunali o commissioni straordinarie”.
Morì nell’ospedale di Camposampiero (Padova) il 19 agosto 1932.

Post mortem

I più significativi tra i suoi scritti e discorsi sono stati raccolti in volume pubblicato postumo, edito a Torino nel 1935 nella “Biblioteca di scienze sociali” sotto il titolo di Scritti e discorsi di economia e finanza, opera curata dal professore Augusto Graziani (1865-1944).
Per sua volontà testamentaria, nel 1935 venne fondata a Loreggia la “Fondazione Leone Wollemborg”, dotata di un forte capitale, a vantaggio dei contadini; questa istituzione provvedette anche alla fondazione di un asilo infantile a lui intitolato.
L’8 settembre 1997 è stata creata a Loreggia una nuova fondazione, la Fondazione Alta Padovana Leone Wollemborg, per valorizzare il pensiero e l’opera di Wollemborg e continuare l’opera in favore del credito cooperativo, ad opera della sia famiglia, della Banca di Credito Cooperativo Alta Padovana, del Lions Club di Camposampiero, del Prof. Ruggiero Marconato.


Testi a stampa

Appunti di finanza, Roma, Coop. tip. Manuzio, 1909

Che cosa è una cassa rurale?: Dove si devono fondare le casse rurali di prestiti, e chi ha da prendervi parte. Statuto modello (propaganda per le casse rurali), Parma, Stab. Tip. Lit. Luigi Battei, 1892

Discorso pronunciato agli elettori del collegio di Cittadella il Giorno 27 Maggio 1900 nel Teatro sociale, Padova, Stab. Tip. P. Prosperini, 1900

Entrate e spese effettive durante la guerra, Roma, Direzione della Nuova antologia, 1918 Ettore Levi, Manuale per le Banche popolari italiane, S.l., s.n., 1886

Il più antico esempio dell’assicurazione contro i danni della mortalità del bestiame, Bologna, Fava e Garagnani, 1878

Il sentimento del bene comune: scritti e discorsi scelti del fondatore della prima Cassa rurale italiana (1883-1929), da Raiffeisen a Wollemborg: le origini del piccolo credito nelle campagne, Roma, Ecra, 2013

Intorno al costo relativo di produzione come norma per la determinazione del valore: osservazioni, Bologna, N. Zanichelli, 1882

L’Abolizione del dazio di consumo sul vino, Conegliano, Nardi-Brasolin e C, 1902

L’assicurazione nella forma cooperativa: (assicurazione contro la mortalità del bestiame), Discorso pronunciato al Quarto congresso dei cooperatori in Torino nel 1890, Milano, Tip. Degli Operai, 1892

L’ordinamento delle casse di prestiti: conferenza detta il 24 novembre 1884 all’Associazione agraria friulana, Verona, Padova, Drucker & Tedeschi, 1884

La cassa rurale italiana: conferenza detta a Roma il 3 marzo 1908 al congresso dell’Associazione fra le cattedre ambulanti d’agricoltura, Roma, Cromo-tip. Moderna, 1908

La consolidazione dei buoni del tesoro e il nuovo prestito: discorso del senatore Leone Wollemborg pronunziato nella tornata del 9 dicembre 1926, Roma, Tipografia del senato del dott. G. Bardi, 1926

La definizione della società cooperativa, Roma, L’editoriale, 1929

La prima cassa cooperativa di prestiti secondo il sistema Raiffeisen in Italia, Padova, L. Penada, 1883

La Riforma tributaria: discorso pronunciato dall’onorevole Leone Wollemborg in Grantorto Padovano il 12 Ottobre 1902, Padova, Tip. Del Giornale La Libertà, 1902

La solidarietà illimitata e la cooperazione di credito in Germania, Padova, Prosperini, 1888

La teorica della cooperazione: memoria letta all’Ateneo di Bergamo nelle sedute del 19 maggio e 23 giugno 1889, Bergamo, Stab. Frat. Cattaneo, 1889

Le barriere daziarie, Roma, S.A.I. Ind. graf., 1930

Les caisses rurales italiennes: rapport pour l’exposition universelle de Paris en 1889, Rome, Istituto cartografico italiano, 1889

Modificazioni alla legge sulla tassa di fabbricazione dello zucchero indigeno: relazione e discorso del deputato Wollemborg, tornate del 14 e 16 dicembre 1899, Roma, Tipografia della Camera dei Deputati, 1899

Per la lotta contro la malaria: discorso del Senatore Leone Wollemborg nella discussione del bilancio dell’interno per l’esercizio finanziario 1924-25, tornata del 4 dicembre 1924, Roma, tip. del Senato, 1924

Prime linee di uno schema di bilancio post bellico, Roma, Direzione della Nuova Antologia, 1918

Ribasso dei cambi esteri ed aumento dei prezzi interni: concomitanza dei due fenomeni, Firenze, Rassegna nazionale, 1918

Riduzione del prezzo del sale per le classi disagiate, riforma tributaria, S.l., s.n., 1906

Scritti e discorsi di economia e finanza, opera curata da A. Graziani, Torino, Bocca, 1935 *

Statuto modello per le casse rurali italiane, Padova, Prosperini, 1890

Sui provvedimenti bancari: discorso del deputato Wollenborg pronunziato alla Camera dei deputati nella tornata del 29 gennaio 1898, Roma, tip. della Camera dei deputati, 1898

Sui provvedimenti finanziarii: discorso del deputato Wollemborg pronunziato alla Camera dei deputati nella seduta del 24 maggio 1894, Roma, Tip. della Camera dei deputati, 1894

Sui Provvedimenti legislativi per le casse rurali: Tema svolto al primo Congresso Nazionale delle casse rurali di prestito, Cuneo, S. Tip., 1895

Sui tabacchi: dichiarazione del deputato Wollemborg per fatto personale fatta alla Camera dei Deputati nella tornata del 22 novembre 1898, Roma, Tip. della Camera dei Deputati, 1898

Sul bilancio d’assestamento: discorso del deputato Wollemborg pronunziato alla Camera dei deputati nella tornata del 19 maggio 1896, Roma, Tip. della Camera dei deputati, 1896

Sul bilancio del Tesoro: discorso dell’onorevole Leone Wollemborg pronunziato alla Camera dei deputati nella tornata del 22 aprile 1913, Roma, Tip. della Camera dei deputati, 1913

Sul bilancio dell’entrata: discorso dell’onorevole Leone Wollemborg pronunziato alla Camera dei deputati nella 2. tornata del 19 dicembre 1906, Roma, Tip. della Camera dei deputati, 1906

Sull’abolizione del dazio sui cereali: discorso del Ministro delle Finanze (Wollemborg) pronunziato alla Camera dei deputati nella tornata del 22 marzo 1901, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1901

Sull’esercizio provvisorio dei bilanci 1921-22: discorso del senatore Leone Wollemborg pronunciato nella seduta del 28 dicembre 1921, Roma, Tip. del Senato, 1922

Sull’istituzione di un consorzio fra gli agricoltori del Friuli per l’acquisto in comune dei prodotti utili all’industria terriera e sul suo ordinamento economico-giuridico: relazione al Consiglio direttivo dell’Associazione agraria friulana, Udine, G. Seitz, 1887

Sull’ordinamento del regio esercito: discorso del deputato Wollemborg pronunziato alla camera dei deputati nella tornata del 5 maggio 1897, Roma, tip. della camera dei deputati, 1897

Sulla assicurazione Contro I danni della mortalità del bestiame e sui modi d’ordinarla: (XI Congresso degli allevatori veneti, Cividale del Friuli 20-22 settembre 1888. Quesito 11), Udine, Tip. Seitz, 1888

Sulla circolazione bancaria: discorso del deputato Wollemborg pronunziato alla Camera dei Deputati nella seduta del 21 dicembre 1896, Roma, Tip. della Camera dei Deputati, 1896

Sulla costruzione e concessione di ferrovie: discorso dell’onorevole Leone Wollemborg pronunziato alla camera dei deputati nella tornata del 6 giugno 1908, Roma, tip. della camera dei deputati, 1908

Sulla proroga del corso legale: discorso dell’onorevole Leone Wollemborg pronunziato alla Camera dei Deputati nella tornata del 18 dicembre 1912, Roma, Carlo Colombo, 1912

Sulla proroga dell’esercizio provvisorio per l’esercizio 1919-20: discorso del senatore Leone Wollemborg pronunziato nella tornata del 27 dicembre 1919, Roma, Tipografia del Senato, 1920

Ventun mesi di gestione del Comitato romano d’assistenza civile durante la guerra, Roma, Direzione della Nuova Antologia, 1917

* Il testo è disponibile al seguente indirizzo: http://www.digibess.it/fedora/repository/openbess:TO043-00630

Onorificenze

Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (16 giugno 1901)

Bibliografia

Le previsioni dell’on. Wollemborg, La Stampa, 8 novembre 1913, pag.1

Stimolare le energie morali assopite, Leone Wollemborg

Cafaro Pietro, La solidarietà efficiente: storia e prospettive del credito cooperativo in Italia, 1883-2000, Roma-Bari, Laterza, 2002

Cammarano Fulvio, Storia dell’Italia liberale, Laterza, Roma-Bari, 2011

Candeloro Giorgio, Storia dell’Italia moderna Volume VII La crisi di fine secolo e l’età giolittiana 1896-1914, Milano, Feltrinelli, 1978

Cazzola Franco, Storia delle campagne padane dall’Ottocento a oggi, Milano, Bruno Mondadori, 1996

Gallina Furio, Leone Wollemborg e il dibattito sulla ferrovia Ostiglia-Treviso, Alta Padovana n.13/14 Giugno, Dicembre 2009

Marconato Ruggiero, Un discorso di Leone Wollemborg pronunciato al Teatro Sociale di Cittadella per le elezioni politiche del 1900, Alta Padovana n.4, Gennaio 2005

Mola Aldo Alessandro, Giolitti: lo statista della nuova Italia,
Milano, Arnoldo Mondadori, 2003

Preti Luigi, Giolitti, i riformisti e gli altri: 1900-1911, Milano, SugarCo, 1985

Tedesco Luca, L’alternativa liberista in Italia. Crisi di fine secolo, antiprotezionismo e finanza democratica nei liberisti radicali (1898-1904), Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003

Favilli Paolo, Il labirinto della grande riforma: socialismo e questione tributaria nell’Italia liberale, Milano, Franco Angeli, 1990

Sitografia

Fasciscolo del Senato del Regno

Camera dei Deputati

Leone Wollemborg di www.cooperazione.net

BCC di Fano

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References

References
1 Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.41.
2 In questo comune possedeva la villa Polcastro e vi si trasferì poi a vivere.
3 Il testo del documento
4 Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.63.
5 Tra il 1883 e il 1891 vennero fondate casse tipo quella di Loreggia in 57 località e tra il 1892 e il 1897 vennero fondate altre 68 casse ispirate da Wollemborg.
6 Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.48.
7 Cafaro, La solidarietà efficiente pag.25-26.
8 Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.81.
9 Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.54.
10 Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.149.
11 Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.67.
12 Cazzola, Storia delle campagne padane dall’Ottocento a oggi, pag.37.
13 I punti dell’accordo: 1. Difesa delle istituzioni statutarie e delle garanzie date dagli ordinamenti costituzionali alle libertà di coscienza e di associazione, e quindi opposizione anche ad ogni proposta di legge in odio alle congregazioni religiose e che comunque tenda a turbare la pace religiosa della Nazione;
2. Svolgimento della legislazione scolastica secondo il criterio che, col maggiore incremento alla scuola pubblica, non siano fatte condizioni che intralcino o screditino l’opera dell’insegnamento privato, fattore importante di diffusione e di elevazione della cultura nazionale;
3. Sottrarre ad ogni incertezza ed arbitrio e munire di forme giuridiche sincere e di garanzie pratiche, efficaci, il diritto dei padri di famiglia di avere pei propri figli una seria istruzione religiosa nelle scuole comunali;
4. Resistere ad ogni tentativo di indebolire l’unità della famiglia e quindi assoluta opposizione al divorzio;
5. Riconoscere gli effetti della rappresentanza nei Consigli dello Stato, diritto di parità alle organizzazioni economiche o sociali indipendentemente dai principii sociali o religiosi ai quali esse si ispirino;
6. Riforma graduale e continua degli ordinamenti tributari e degli istituti giuridici di giustizia nei rapporti sociali;
7. Appoggiare una politica che tenda a conservare e rinvigorire le forze economiche e morali del paese, volgendole a un progressivo incremento dell’influenza italiana nello sviluppo della civiltà internazionale.
14 Ebbe tra i suoi sostenitori l’economista Carlo Angelo Conigliani, che partecipò anche alla sua redazione, e che pubblicò anche articoli di sostegno sul “Giornale degli Economisti”.
15 Favilli, Il labirinto della grande riforma, 229.
16 Tedesco, L’alternativa liberista in Italia, pag.216.
17 Preti, Giolitti i riformisti e gli altri 1900-1911, pag.263.
18 Favilli, Il labirinto della grande riforma, 244.
19 Mola, Giolitti, pag.256.
20 Legge Carcano
21 Si partiva da questa data con il dazio sulle farine di frumento e i farinacei nei comuni chiusi che veniva ridotto a 2 lire per quintale, poi ridotto a 1 lira dall’1 luglio 1903 ed abolito dal 30 giugno 1904. nei comuni aperti invece il dazio sarebbe stato abolito dal 31 dicembre 1901.
22 Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.181.
23 Cafaro, La solidarietà efficiente, pag.186.

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