Lettera dal granduca di Toscana del 1849

Lettera indirizzata dal granduca di Toscana al presidente del consiglio de ministri. Siena, 7 febbraio 1849.

Da otto giorni che sono a Siena, sapendo da varie parti che molte voci pretendono, tanto nella capitale che altrove, che il mio allontanamento da Firenze faccia nascere apprensioni d’una natura ancor più grave, io posso e debbo farne apertamente conoscere la vera causa.
Il desiderio di evitare gravi turbamenti mi ha determinato, il 22 gennaio 1849, ad approvare la presentazione, in nome mio, alla discussione ed al voto delle assemblee legislative, del progetto di legge per l’elezione dei rappresentanti toscani alla Costituente italiana.
Intanto che la discussione doveva accuratamente aver luogo alla camera dei deputati ed al senato, io mi riservava di seguirne l’andamento e di riflettere sovra un dubbio che sorgeva nel mio spirito, cioè che io poteva in tal guisa incorrere con questa legge nella scomunica specificata nel breve di Sua Santità, in data 1 gennaio 1849 da Gaeta. Feci parola dei miei dubbi ad alcuni miei ministri, dichiarando loro che il pericolo intrinseco della censura mi parea dipendere principalmente dal mandato che sarebbe conferito ai deputati della Costituente, e di cui non era questione nel progetto di legge.
Ma, nella discussione della camera dei deputati, fu sollevata la questione relativa ai poteri da darsi ai deputati di detta assemblea costituente, e fu deciso ed approvato all’unanimità che il loro mandato dovea reputarsi illimitato. Allora i dubbi presero consistenza nel mio spirito ed io credetti dover sottoporre la questione al giudizio segreto di parecchie autore voli e competenti persone. Tutte queste persone convennero rispettivamente che si incorreva con un tal atto la censura della Chiesa.
Tuttavia essendosi, con grande apparenza di verità, sparsa la notizia che il papa non solamente non proponeasi di con dannare la Costituente italiana, ma che, interrogato all’uopo, non avea disapprovato il voto di questa Costituente; volendo io stesso procedere in questo importantissimo affare per le vie più sicure ed avere un’opinione solenne ed inappellabile, consultai, con lettera del 28 gennaio scorso, il sovrano pontefice, al cui giudizio in tale materia, come sovrano cattolico, io dovea sottopormi interamente. –
La risposta di Sua Santità, per circostanze impreviste, mi giunse più tardi ch’io non credeva. Questo è il motivo per cui ho fino ad ora sospeso la sanzione finale di quella legge, sanzione che lo statuto attribuiva al principe. Ma la desiderata lettera è attualmente giunta, essa è nelle mie mani. Le espressioni del santo padre sono sì chiare, si esplicite, che non lasciano ombra di dubbio.
La legge della Costituente italiana non può adunque venir da me sanzionata. La Costituente essendo un atto di natura tale da mettere in pericolo la mia corona, ho creduto di non poter agire diversamente, non avendo di mira che il bene del paese e l’allontanamento d’ogni reazione.
Ho accettato, è vero, un ministero che già l’avea proclamata e une a proclamò nel suo programma, vi feci allusione nel mio discorso d’apertura delle assemblee legislative. Ma, siccome ora si tratta di esporre, con quest’atto, me ed il mio paese alla più grande sventura, cioè di far incorrere me e tanti buoni Toscani ne fulmini e nelle censure della Chiesa, io debbo ricusare d’aderire alla legge, e il fo con tutta la tranquillilà di mia coscienza.
In tanta esaltazione di spiriti, è facile prevedere che il mio ritorno a Firenze potrebbe attualmente espormi ad estremità tali da impedirmi l’esercizio della libertà di spirito che mi appartiene. Per questo motivo io mi allontano dalla capitale ed abbandono Siena, perché non si dica che questa città, per cagion mia, è stata il teatro delle ostili reazioni. Ma io spero che il buon senso e la coscienza del mio popolo sapranno
riconoscere tutta la gravità e tutta l’importanza della ragione che mi obbliga a dare il mio veto, e spero che Dio prenderà cura della mia cara patria.
Prego infine il Ministero di dar tutta la pubblicità alla mia dichiarazione, perché sia noto a tutti il motivo che mi fa ricusare la mia sanzione alla legge per l’elezione dei rappresentanti toscani alla Costituente italiana. Se questa pubblicazione non si facesse nella sua integrità e con sollecitudine, io mi vedrei costretto di farla pubblicare là dove la Provvidenza vorrà che io mi rechi.
LEOPOLDO.

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