Lettera del Pd’A ai partiti aderenti al CLN del 1944

Lettera aperta del Partito d’Azione a tutti i partiti aderenti al Comitato di Liberazione Nazionale

Il Pd’A vivamente preoccupato dell’urgenza dei compiti immediati e prossimi cui il CLNAI è chiamato dalla situazione, si rivolge agli altri quattro partiti che lo compongono per invitarli a cooperare insieme allo scopo di dare al CLN veramente la possibilità di farvi fronte adeguatamente.
L’antica linea di divisione fra sinistra e destra in seno all’antifascismo ha oggi perso quasi ogni significato, e la futura è a malapena delineata, e non corre comunque fra partito e partito, ma nell’interno di ogni partito, separando coloro che veramente credono alla possibilità di una democrazia progressiva che con i suoi istituti popolari esautori ed elimini il vecchio stato autoritario italiano, ed intendono lavorare seriamente per realizzarla, da coloro che non ci credono, ma si preparano semplicemente a correre all’arrembaggio di questo vecchio stato autoritario, o anche solo dei suoi rottami. Il Pd’A si rivolge perciò a tutti i partiti, allo scopo di attrarre nella comune opera tutte le correnti veramente democratiche, lasciando all’avvenire il compito di far sorgere su questa base le nuove distinzioni che alimenteranno la vita democratica del paese.
Quando il CLN si è costituito, si trattava di mobilitare tutte le forze antifasciste esistenti nel paese nella lotta di liberazione contro l’invasore tedesco ed i suoi complici fascisti. Poiché i partiti antifascisti erano allora gli unici centri di cristallizzazione dell’antifascismo militante e delle nuove forze popolari che venivano man mano svegliandosi dal ventennale torpore, era naturale che il CLN sorgesse come coalizione di partiti e che questa forma si riproducesse quando dal CLN centrale si scese via via a quelli periferici. Come strumento di lotta delle forze vive del popolo italiano esso ha reso servizi inestimabili, che gli hanno fatto acquistare un immenso prestigio sia di fronte al popolo italiano che di fronte alle altre nazioni. Tuttavia il suo carattere di pura coalizione di partiti lo ha involontariamente indotto ad assumere una posizione politica che, se perdurerà, non potrà che pregiudicare il rinnovamento democratico del paese.
Questo atteggiamento politico si è esplicato in modi diversi nell’Italia liberata ed in quella occupata ma in entrambe ha portato a conseguenze preoccupanti.

La situazione nell’Italia centro-meridionale

Nell’Italia centro-meridionale la rapidità con cui la liberazione è avvenuta ha fatto sì che le istituzioni fondamentali dello Stato italiano, quantunque barcollanti, abbiano potuto sopravvivere al crollo del fascismo. Questo apparato era a struttura nettamente autoritaria già prima della marcia su Roma. Il governo di Mussolini ha rafforzato tale struttura eliminando totalmente quegli scarsi ed insufficienti istituti rappresentativi che, pur non cambiandone la natura intima ne avevano almeno attenuato la crudezza. Il suo legame col popolo non consisteva nella partecipazione democratica di questo alla vita dei suoi organi, ma nel controllo poliziesco che dall’alto scendeva fin negli ultimi villaggi. Rotto, con la caduta del fascismo, questo legame amministrativo poliziesco, l’apparato statale si trovava privo di qualsiasi contatto organico con il popolo.
Il CLN – la coalizione dei cinque o sei partiti candidati al governo – non si è sempre accorto di questa situazione e si è limitato a chiedere e finalmente ad ottenere in modo pressoché integrale, che il governo di questo apparato autoritario, tolto dalle mani dell’unico partito che per venti anni lo aveva governato, e passato in quelle di una imbelle dittatura militare, fosse consegnato alla coalizione dei partiti antifascisti.
È però subito risultato che anche dopo il cambiamento ministeriale lo stato italiano rimaneva assolutamente incapace di assolvere al suo compito di gettare le fondamenta della democrazia italiana e di mobilitare in modo efficace il paese nella lotta contro il nazismo. Bisogna riconoscere che le autorità alleate con la loro diffidenza han reso più difficile il compito del nostro governo. Ma sarebbe un grosso errore credere che la colpa principale della sua impotenza risalga al comportamento degli anglo-americani. Il difetto principale si trova nel modo stesso con cui la coalizione dei partiti del CLN ha affrontato il problema. Nell’Italia del sud non è sorto nemmeno un organo rappresentativo che stabilisse un nesso di reciproca fiducia fra governo e popolo; non si è pensato a creare nemmeno un organo di amministrazione a carattere popolare in nessun campo, il quale desse agli strati popolari attivi il senso della corresponsabilità nel governo del paese. Unico strumento di governo è rimasto l’apparato statale centralizzato ed autoritario. L’unica idea sorta a suo riguardo è stata quella dell’epurazione.
Vogliamo credere che l’epurazione venga eseguita con severità, ma bisogna dire che l’idea stessa della epurazione è insufficiente. Quando si siano tolte dall’amministrazione alcune migliaia di fascisti e si siano rimpiazzate con alcune migliaia di antifascisti, nulla si è ancora mutato nella natura dell’amministrazione. Quel che occorre fare non è solo sostituire degli uomini, ma creare nuove istituzioni popolari. A noi giungono invece notizie di sostituzioni, di destituzioni, di arresti, di processi (eseguiti del resto con una lentezza esasperante) di un difficile giuoco di equilibrio fra partiti, di agitazioni e sommosse popolari scomposte ed inconcludenti, ma indicatrici del difettoso legame democratico fra governo e popolo. Mai ci giunge notizia che si chiamino effettivamente le forze popolari a partecipare attivamente all’opera governativa, mai un cenno che faccia capire che si sia cominciato effettivamente a costruire la democrazia italiana.
Questa paralisi politica dell’Italia liberata rende tanto maggiore la responsabilità incombente sulle forze democratiche dell’Italia occupata, perché ad esse spetterà il compito d’immettere uno spirito nuovo nel governo di Roma ed in tutti gli organi periferici della vita pubblica del paese.

La situazione nell’Italia settentrionale

Nell’Italia settentrionale l’apparato statale, rimasto preda del neo-fascismo e dei tedeschi, si è putrefatto completamente. Non è assolutamente possibile considerare come organi pubblici del popolo italiano le forze armate e le polizie fasciste, le prefetture ed i podestà della repubblica di Mussolini, i tribunali che hanno servito i tedeschi ed i fascisti. Tutto ciò è già ora un’ombra e non ne rimarrà pietra su pietra.
Ogni giorno di più lo stato fascista cade nel caos e nella disarticolazione, trasformandosi in un complesso di bande di briganti occupate ad angariare la popolazione e a litigare fra di loro. L’Italia del nord, cioè la parte più popolosa, più progredita e politicamente decisiva del paese, non ha più un apparato politico od amministrativo legittimo. Esso non può sorgere che dal Comitato di Liberazione nazionale. Il governo di Roma lo ha già investito di una delega ad esercitare poteri di governo e di amministrazione nell’Italia occupata; di fatto non esiste accanto ad esso alcun altro organo capace di assumersi questa funzione. Se il CLN dovesse rivelarsi incapace di assolverle non vi sarebbe per l’Italia settentrionale altra alternativa che l’accettazione passiva di una pura amministrazione militare anglo-americana, fino al momento in cui anche queste regioni verranno sottoposte di nuovo ai prefetti nominati da Roma.
Bisogna però dire che il CLNAI ed i CLN periferici da esso dipendenti non si sono ancora preparati in modo adeguato ad affrontare questo difficile compito. Dovendo fare una serie di critiche al CLN, desideriamo premettere che non intendiamo con esse né svalutare quello che il CLN ha fatto né le sue possibilità future. Siamo anzi convinti che tutte le sue deficienze non solo possono ma devono essere superate con una leale cooperazione dei partiti che lo compongono. In secondo luogo, criticando il CLN, non intendiamo scindere le responsabilità del Pd’A da quelle degli altri partiti. Il Pd’A, avendo fin dal primo giorno partecipato al CLN ed avendo contribuito insieme a tutti gli altri partiti a farlo così com’è, porta la sua parte di responsabilità sia per i meriti che per le deficienze del Comitato stesso.
Il CLN è rimasto una pura e semplice coalizione di partiti, privo di organi di lavoro per affrontare il governo delle regioni dell’alta Italia, privo di legami con le grandi organizzazioni di massa che si vanno costituendo, privo di una sua rete organizzativa di collegamenti con i CLN periferici; esso non possiede i mezzi per controllare l’effettiva esecuzione dei decreti che va via via promulgando; il funzionamento delle commissioni da esso costituite si rivela ancor troppo incerto. Il CLN non ha ancora pensato a determinare con una serie d’ordinanze d’emergenza i compiti fondamentali politici ed amministrativi che spetteranno ai Comuni, alle Provincie ed alle Regioni. Ha pensato che tali compiti erano già fissati dalla struttura tradizionale dello Stato italiano e che si trattasse solo di scegliere degli antifascisti al posto dei fascisti. Il CLN alta Italia ha cioè anch’esso pensato puramente e semplicemente in termini di epurazione delle istituzioni pubbliche esistenti e non in termini di creazione delle basi istituzionali di una vera vita democratica del paese. Di fronte alle organizzazioni di massa (sindacali, femminili, professionistiche, giovanili, ecc.) il CLN non ha pensato che queste avrebbero dovuto essere gli strumenti straordinari dell’inquadramento del popolo italiano nella vita pubblica e nello sforzo militare del paese, sia prima che dopo la liberazione, ma tutt’al più ha pensato a conceder loro una rappresentanza del futuro CLN legale, fermo restando che l’amministrazione del paese sarebbe avvenuta solo mediante gli organi burocratici tradizionali, quantunque essi siano stati gli organi dello Stato fascista e neo-fascista.
Assistiamo così al paradossale spettacolo del movimento democratico antifascista italiano, il quale di fronte al problema della ricostruzione dello Stato non sa pensare a nulla di meglio che a ricostruire il vecchio apparato antidemocratico.
E poiché si pensa che con la nomina di nuovi titolari delle amministrazioni il compito del CLN sia esaurito, non ci si chiede affatto quali richieste dovrà porre la democrazia combattente dell’alta Italia al governo di Roma all’atto di riunificare i poteri del CLNAI e quello del governo della capitale. La preoccupazione preminente dei singoli partiti sembra limitarsi a garantire l’equilibrio delle rispettive rappresentanze.
Anche nel campo della lotta armata dei partigiani, che pure costituisce il maggior titolo di gloria del CLN si notano gravi difetti a cui bisogna rimediare con urgenza. Era del tutto naturale che, essendo i partiti politici gli organi motori del CLN, fossero i più audaci e combattivi fra loro ad organizzare le bande partigiane, oltre quelle costituite da qualche frammento dell’esercito regolare. Il CLN non è però ancora riuscito ad impedire che tra le varie formazioni si sviluppassero antagonismi di partito che hanno danneggiato lo sviluppo della guerra di liberazione. Il CLN sembra non essersi reso sufficientemente conto che le forze armate partigiane non rappresentano un passeggero fenomeno, ma devono diventare la forza armata della nuova democrazia italiana con cui si dovrà provvedere, oltre che ad attaccare i tedeschi ed a eliminare le eventuali resistenze armate dei fascisti, anche a costituire i quadri fondamentali della polizia e del futuro esercito popolare. È perciò della più grande importanza che il CLN provveda fin d’oggi a che queste formazioni diventino non fomiti di anarchia, ma presidio della democrazia. Esse devono essere insieme compenetrate di spirito democratico e disciplinate di fronte al CLN e mirare agli ordini esclusivi del CLN stesso per garantire l’ordine democratico del nuovo Stato popolare.

La politica del CLN

Superare queste manchevolezze è un compito che non può oggi essere accolto da nessun singolo partito, ma solo mediante una leale e fruttuosa collaborazione fra tutte le forze che aderiscono al CLN e che lo fiancheggiano. Ed è un dovere di fronte al popolo italiano, che non merita, dopo tanti sacrifici, di essere defraudato dei frutti della libertà,della democrazia e della giustizia cui aspira: e di fronte a tutte le nazioni del mondo che combattono contro il fascismo e il nazismo, a fianco delle quali dovremo schierarci in modo efficiente non appena il paese sia stato liberato, ed alle quali non dobbiamo offrire uno spettacolo di dissensi, di disordine, di incertezza, di impotenza.
In conseguenza il Pd’A propone a tutti i partiti dei CLNAI ed ai movimenti e partiti che lo fiancheggiano di mettersi d’accordo per realizzare la seguente linea politica.

I. Il CLN come organo di governo

Il CLNAI, richiamandosi alla delega ricevuta dal governo di Roma, che lo autorizza ad esercitare poteri di governo e di amministrazione, e constatato che a causa dello sfacelo anarchico dello Stato fascista non esistono più organi pubblici del vecchio Stato che possano considerarsi legittimi, dichiara di essere sin d’ora il governo segreto straordinario dell’alta Italia, ed ordina a tutto il popolo di riconoscere come soli organi pubblici quelli che esso ha investiti o investirà.
In previsione che qualche regione dell’alta Italia possa essere liberata prima, e restare ancora per qualche tempo sotto il giogo dell’invasore, perdendo il contatto con il CLNAI, questo delega al CLN regionale delle regioni che verranno a trovarsi in tale situazione tutti i poteri per stabilire un governo ed un’amministrazione con le stesse competenze che ha il CLNAI, fino a quando si possa ristabilire il contatto fra queste regioni ed il CLNAI.
Non appena avvenga la liberazione, il CLNAI o i CLN regionali si metteranno in relazione con il comando delle truppe liberatrici per concordare con loro l’instaurazione del governo straordinario del CLN e le modalità della collaborazione fra autorità italiana e comando alleato.

II. I compiti del CLN

I compiti principali che il CLN deve assolvere finché dura la occupazione sono: organizzare e finanziare la guerra di liberazione; fissare e riscuotere una regolare imposta di guerra e punire i casi più gravi di tradimento del paese; aiutare le vittime della persecuzione nazi-fascista; prendere tutte le misure necessarie per entrare immediatamente in funzione come governo legale in caso di insurrezione o di liberazione.
Dopo avvenuta la liberazione i compiti fondamentali del CLN, che diventerà l’organo legale di governo e di amministrazione, fino a che non si sia giunti alla restituzione della delega al governo di Roma, sono i seguenti:
1) organizzare il paese in modo che possa collaborare attivamente sia nel campo militare che in quello economico alla guerra delle Nazioni Unite;
2) insediare tutti gli organi amministrativi e giudiziari necessari al proseguimento della vita normale del paese, fissare le loro competenze e coordinare i loro lavori mettendo al loro servizio le grandi organizzazioni di massa (sindacali, femminili ecc.) in modo da garantire che le masse popolari siano mobilitate attivamente nella opera di ricostruzione democratica e di prosecuzione della guerra di azione;
3) organizzare immediatamente le forze armate partigiane in modo che siano atte a mantenere l’ordine pubblico democratico a reprimere eventuali resistenze fasciste e partecipare alla guerra contro i tedeschi;
4) procedere alla estirpazione rapida e spietata del fascismo mediante arresto e deferimento al competente tribunale popolare dei responsabili del fascismo e dei complici dei tedeschi;
5) procedere immediatamente al sequestro provvisorio delle più grandi aziende allo scopo di eliminare dalla loro direzione gli individui che sono stati complici e profittatori del fascismo, e che danno affidamento di lealtà verso la democrazia italiana e verso la causa delle Nazioni Unite; ed affidare la gestione di dette aziende a sequestratari nominati dal CLN col compito di amministrarle fino a quando si sia deciso in modo definitivo sulla loro sorte, nel modo più giovevole alla prosecuzione della guerra di liberazione delle Nazioni Unite;
6) prendere immediatamente misure di emergenza nel campo fiscale, edilizio ed in quello dell’alimentazione allo scopo di fornire un minimo di alloggio e di nutrimento ai più gravemente colpiti dalla guerra e dal disordine economico;
7) prendere in generale tutte le misure che si renderanno man mano necessarie per garantire l’ordine democratico e la prosecuzione della guerra.

III. Il funzionamento del CLN

Per prepararsi ad assolvere adeguatamente queste funzioni, prima clandestine poi legali il CLNAI o i CLN periferici devono modificare il loro modo di funzionare secondo i criteri seguenti:
1) Quali che siano gli inconvenienti della rappresentanza paritetica dei 5 partiti essa non può essere cambiata nella fase della illegalità. Una volta liberata una provincia, una Regione o l’intera alta Italia il rispettivo CLN procederà immediatamente alla convocazione di assemblee provvisorie consultive nelle quali saranno rappresentate delegazioni dei CLN periferici, delegazioni delle organizzazioni di massa (sindacali, contadine, di professionisti, femminili, giovanili ecc.), nonché rappresentanti di quegli altri partiti e movimenti che dichiarino di essere fiancheggiatori del CLN. Il CLN d’accordo con la rispettiva assemblea consultiva studierà il metodo di modificare eventualmente la composizione stessa del CLN, in attesa del momento in cui sarà possibile fare elezioni.
2) Il CLN in virtù della delega dei poteri governativi conferitagli da Roma, deve procedere ad elaborare finché duri l’illegalità, da solo, e dopo la liberazione, avendo ascoltato l’assemblea consultiva, una legislazione straordinaria che verrà pubblicata in una raccolta ufficiale degli atti del CLN colla quale si fissano i compiti e le competenze dei CLN da lui dipendenti. In questa legislazione il CLNAI non deve procedere alla concentrazione di tutti i poteri nelle mani di un unico centro, ma affidare ai CLN regionali, provinciali e comunali da lui dipendenti il compito di amministrare tutte le faccende regionali, provinciali e comunali, riserbandosi solo il coordinamento di queste molteplici attività. Particolare attenzione andrà data alla formazione delle autonomie della regione che, nel vecchio Stato italiano non esisteva più, ma che è il nucleo centrale della rinascita democratica italiana. Là dove il CLN e le rispettive assemblee consultrici assumeranno la veste di consigli comunali e provinciali, i sindaci ed i prefetti saranno responsabili dinnanzi ad esse.
Uno dei primissimi decreti da preparare e promulgare deve essere quello concernente l’inserzione delle formazioni partigiane nell’organismo della democrazia italiana. I partigiani dovranno costituire insieme il nucleo della nuova polizia democratica e dell’armata di liberazione. In quanto eserciteranno funzioni di polizia dipenderanno dal Questore della rispettiva provincia il quale sarà responsabile di fronte al CLN. In quanto costituiranno corpi combattenti saranno a disposizione del Comando delle truppe delle nazioni unite combattenti in Italia.
3) Ogni CLN investito di poteri amministrativi deve cessare di essere, come spesso è stato sinora, una testa senza corpo o meglio con cinque corpi. I partiti politici daranno tutta la loro opera per rafforzare l’autorità del CLN nel paese, ma la rete dell’amministrazione non va confusa con quella dei partiti. Il CLN deve stabilire fin d’ora, e sviluppare non appena si passi alla legalità, rapporti diretti, mediante suoi funzionari con i CLN da lui dipendenti e con i cittadini.
4) Ogni CLN deve per l’adempimento dei suoi compiti crearsi adeguati organi di lavoro, cioè commissioni (fiscali militari, giuridiche, per l’assistenza edilizie, agrarie, ecc.) responsabili dinanzi al CLN per il lavoro che questo assegna loro. Queste commissioni e gli eventuali uffici da loro dipendenti disporranno di quegli organismi (debitamente epurati) della vecchia struttura politica ed amministrativa che il CLN avrà deciso di far permanere in quanto non incompatibili con lo Stato democratico. Ma soprattutto devono impiegare come strumenti di lavoro le grandi organizzazioni di massa. Quantunque queste saranno per l’avvenire libere e conserveranno il loro carattere di organi destinati a sindacare l’opera dei governanti, oggi per la necessità della guerra e della costruzione dello Stato democratico italiano, esse devono colla loro collaborazione fornire la prova della solidarietà fra il popolo italiano ed i suoi governatori democratici, mettendo le loro forze a disposizione della amministrazione democratica. Nel nominare tali commissioni che hanno carattere esecutivo e che sono sottoposte al controllo del CLN, questo non deve seguire il criterio della pariteticità, ma scegliere uomini che diano garanzia di eseguire lealmente ed intelligentemente la commissione ricevuta.
Data la necessità di un rapido passaggio dall’anarchia fascista all’ordine democratico è necessario che tutti i CLN provvedano fin d’ora ad essere pronti a far funzionare immediatamente tutte le amministrazioni pubbliche, specialmente nelle grandi città e nelle Provincie.
È questo il criterio con cui si costruisce la democrazia. Non già il procedimento della epurazione e del riattamento dello stato autoritario ma la creazione di un nuovo organismo statale impregnato di spirito democratico, nel quale si potrà incorporare qualche elemento non del tutto corrotto del vecchio regime.

IV. Il CLNAI e il governo di Roma

Il CLNAI non intendendo fare del secessionismo di nessun genere di fronte al governo di Roma, si deve preparare fin da oggi ad impostare la questione della restituzione della delega dei poteri e della formazione di un governo unico capace di guidare tutto il paese.
Occorre assolutamente evitare che nelle trattative per la formazione del nuovo governo il CLNAI sia assente, e che ogni partito che lo compone si limiti a sviluppare una politica governativa per proprio conto. Il CLNAI raccogliendo le esperienze di questo anno di guerra di liberazione deve porre con l’autorità che gli compete la questione del nuovo governo. Esso deve esigere che sia preliminarmente fissata la direttiva politica del nuovo governo nei principali campi politici ed amministrativi e che solo in secondo luogo si proceda alla nomina dei ministri tenendo in considerazione molto più
l’affidamento che le singole persone danno di accettare sinceramente tali direttive e di fare il possibile per realizzarle, che non la loro appartenenza a questo o a quel partito.
La politica che il CLNAI deve far accettare dal governo di Roma è nelle sue linee essenziali la seguente:
1) Di fronte alle Nazioni Unite il governo italiano non deve aver in nessuna occasione l’atteggiamento dello scontroso e risentito nazionalismo vinto, né quello della furberia che cerca di approfittare delle discordie altrui per soddisfare il semplice egoismo nazionalistico. Esso deve sotto tutti gli aspetti considerare sua la causa delle Nazioni Unite e comportarsi in modo da far comprendere all’estero in modo inequivocabile che la democrazia italiana sente legate indissolubilmente le sue sorti a quelle della rinascita democratica in tutti gli altri paesi.
È perciò necessario che a Ministro degli Esteri sia scelto un uomo capace di vedere e risolvere tutti i problemi della politica estera italiana non dal gretto punto di vista delle manovre diplomatiche, ma da quello della solidarietà profonda di tutti i paesi che lottano per la loro libertà e che soprattutto sappia avviare lo Stato italiano ad una collaborazione sempre più stretta e profonda con le democrazie europee sorte dalla guerra di resistenza e di liberazione, in modo da giungere ad una loro unione federale.
Il Ministro degli Esteri dovrà in conseguenza formare rapidamente un nuovo corpo diplomatico compenetrato da questo spirito di solidarietà internazionale democratica.
2) Nel ricostruire le forze armate italiane accanto alle Nazioni Unite, bisogna vegliare affinché non si ricostituisca un corpo di ufficiali che sia semenzaio di future guardie della reazione e di candidati a dittature militari. Le forze armate italiane devono essere il miglior contributo che la democrazia italiana dà alla comune lotta delle nazioni unite e devono perciò essere esse stesse animate da spirito democratico.
Il Ministro della Guerra deve perciò essere un uomo capace di fare delle formazioni partigiane il nucleo centrale delle forze armate italiane e di costituire un corpo di ufficiali democratici.
3) Nel campo della politica interna il processo di creazione di uno stato veramente democratico avviato dal CLNAI, deve essere proseguito ed esteso a tutto il paese. Al Ministero degli Interni spetta il compito, grave e di importanza cruciale per il futuro del nostro paese, di guidare il popolo alla costruzione di organi di autogoverno regionali e comunali che non siano semplici istrumenti decentralizzati del governo di Roma, ma centri di forte vita autonoma, e perciò garanzia di libertà per tutto il paese.
Il Ministro degli Interni dovrà perciò essere un uomo che sia fermamente persuaso del carattere antidemocratico del vecchio Stato centralizzato italiano e che sia deciso a non restaurarlo, ma a guidare con intelligenza la vita interna del paese in vista della abolizione del sistema prefettizio e dello Stato di polizia. A lui spetterà il compito di elaborare, in attesa della costituente, una legislazione straordinaria che determini provvisoriamente l’ambito delle competenze degli organi periferici di autogoverno e sorvegli che non degenerino in anarchia.
5) La gravità con cui la guerra ha colpito il paese esige che il governo prenda immediatamente i più radicali provvedimenti di emergenza per allievare la sorte delle masse di cittadini che si trovano prive di abitazione e di sostenimento, e con parenti prigionieri in tutte le parti del mondo. Ove i ministeri attuali, atti più ad affrontare i problemi di un paese in condizioni ordinate, si rivelino inefficaci, occorre modificarli e crearne eventualmente di nuovi con lo specifico compito di mettere in atto le misure di solidarietà sociale che possono incidere anche assai profondamente sugli interessi costituiti. In una situazione quale quella del nostro paese, gli interessi ed i diritti acquisiti individuali devono cedere il passo senza eccezioni di fronte alla necessità della solidarietà a favore di tutti i danneggiati della guerra. In quest’opera i ministeri competenti, come pure i rispettivi organi locali, devono contare soprattutto sulla stretta collaborazione con le organizzazioni sindacali, contadine, di professionisti femminili ecc.
6) Nel campo della vita economica e sociale occorre che i ministeri competenti siano amministrati da uomini che, accanto alle misure da prendere per necessità belliche, intendano la necessità di preparare immediatamente, mediante apposite commissioni, piani di riforma nel campo agrario; in quello industriale; in quello del commercio estero; in quello fiscale; nonché per il problema del ritorno dei prigionieri di guerra nella vita del paese. Queste commissioni devono dare al popolo la garanzia che il governo non intende che si ritorni allo stato di cose fascista o prefascista, ma si propone di stabilire nel paese rapporti economici e sociali fondati sulla libertà e sulla giustizia, e non sulla oppressione, sullo sfruttamento e sui privilegi.
Tutti i governi sicuri dell’avvenire provvedono già ora ad elaborare i piani per il dopoguerra; anche il governo democratico italiano non deve vivere giorno per giorno, ma preparare il lavoro a lunga scadenza per la democrazia italiana.
7) Il CLNAI deve esigere che il governo sia assistito da una assemblea consultiva nazionale nella quale siano rappresentate nel modo più completo possibile tutte le forze vive della democrazia italiana. Non si può ammettere che il governo italiano continui ad essere, come è stato sinora, privo di qualsiasi organo rappresentativo, e perciò incapace di rendersi conto dei bisogni e delle aspirazioni del paese.
Tale nelle linee generali il piano di lavoro e le prospettive che il CLNAI deve avere se vuol essere all’altezza della situazione.
Nel delineare questi compiti il Pd’A non ha pensato agli interessi particolari del proprio partito, ma a quelli generali della rinascita democratica del paese, che debbono stare ugualmente a cuore a tutti i partiti e movimenti che si proclamano promotori della libertà e della giustizia.
Sottoponendo queste proposte ai vari partiti, noi contiamo perciò che essi le accoglieranno in quel che si hanno di sostanziale, e che ci si possa mettere subito all’opera per dar loro esecuzione.

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