Linee politiche del PCI del 1945

Linee politiche del PCI del 1945

1. Il partito comunista costata che l’insurrezione vittoriosa di aprile, la più é grande vittoria riportata dal popolo italiano dopo più di un ventennio di tirannide, è stata possibile soltanto grazie all’unità di tutte le forze antifasciste, democratiche nazionali, realizzatasi nei Comitati di liberazione nazionale nel glorioso Corpo dei volontari della libertà. Elemento decisivo per la preparazione e la vittoria dell’insurrezione è stata la parte avuta nel fronte di liberazione nazionale della classe operaia, dai lavoratori e intellettuali d’avanguardia, che sono stati esempio e guida a tutto il paese tanto per la loro capacità di organizzazione, per il loro spirito di sacrificio, per il loro eroismo, quanto per la loro resistenza e lotta senza compromessi contro ogni tendenza all’attesta e alla capitolazione di fronte al fascismo e all’invasore straniero.
Raggiunta questa prima grande vittoria, che ha risollevato davanti a tutto il mondo le sorti del nostro paese, nuovi compiti si pongono ora al popolo italiano.
Essenzialmente essi sono:
la completa riconquista dell’indipendenza nazionale, gravemente compromessa nella catastrofe a cui l’Italia è stata portata dal nazionalismo imperialistico e dal fascismo;
la punizione dei responsabili della catastrofe nazionale e la distruzione di tutti i residui del regime che la provocò;
la creazione di un regime democratico nel quale il popolo italiano si assicuri garanzie sostanziali contro ogni tentativo e ogni forma di rinascita del fascismo e o di un qualsiasi regime reazionario che in qualsiasi forma ne riproduca la politica antidemocratica, antipopolare e antinazionale;
la ricostruzione economica del paese secondo i principi di solidarietà nazionale, cioè nell’interesse di tutti non di caste ristrette di possidenti di speculatori.
I comunisti sono profondamente convinti che anche questi nuovi obiettivi della nostra vita nazionale potranno essere raggiunti nel modo più rapido meno doloroso solo se nella lotta per il loro raggiungimento verrà mantenuta e rafforzata l’unità di tutte le forze nazionali antifasciste e democratiche. I comunisti vogliono quindi l’unità della nazione italiana nella lotta per il suo profondo rinnovamento economico, politico, sociale, morale, così come ieri vollero questa unità nella lotta armata per la liberazione. In pari tempo i comunisti affermano che un rapido progresso di tutto il paese verso il radicale suo rinnovamento sarà possibile solo se le forze proletarie e lavoratrici nettamente antifasciste, che sono state all’avanguardia dell’insurrezione, riusciranno ad avere una parte dirigente in tutta la vita della nazione.
2. È più che legittimo che gli operai e i lavoratori antifascisti attendessero che i loro sacrifici per l’insurrezione fossero coronati dal riconoscimento di questa loro funzione dirigente e dalla creazione di un regime il quale, fondandosi sui Cln, realizzasse al più presto l’unità della nazione sopra una nuova base di democrazia avanzata e popolare. Esigenze di politica interna e internazionale lo hanno impedito. Mentre continua la lotta per attuare il massimo di conquiste democratiche nelle circostanze presenti, si apre quindi il periodo in cui il popolo deve prepararsi ad affermare, attraverso l’Assemblea Costituente liberamente eletta, la sua volontà di profondo rinnovamento politico ed economico di tutta la via della nazione.
Il partito comunista invita gli operai, gli intellettuali antifascisti, i lavoratori, invita tutti combattenti per la libertà a rendersi conto della necessità che l’ulteriore opera di radicale rinnovamento del nostro paese si compia seguendo la via democratica della Costituente. È la Costituente che dovrà liquidare per volere di popolo l’istituto monarchico; fare dello Stato italiano una repubblica democratica di lavoratori; distruggere con la riforma agraria le sopravvivenze feudali nelle campagne; eliminare con la riforma industriale il predominio politico dei monopoli industriali e bancari; distruggere il vecchio Stato reazionario, burocratico e accentrato e creare un nuovo Stato popolare nel quale il fascismo non potrà mai più risorgere e il popolo sarà padrone dei suoi destini.
La preparazione della Costituente diventa quindi compito essenziale e primo del partito comunista, di tutte le forze democratiche del popolo italiano e del popolo. È al popolo che spetta oggi, da un capo all’altro d’Italia, dalle fabbriche agli uffici alle scuole ai cantieri ai villaggi, di riunirle e affrontare tutte le questioni che la Costituente dovrà decidete, elaborando in proposito le proprie rivendicazioni le proprie proposte. Spetta ai comunisti dare tutte le loro energie all’organizzazione pratica e alla direzione di questo grande movimento rinnovatore che deve culminare nelle elezioni per la Costituente nella riunione della Costituente stessa.
3. Il partito comunista nel complesso soddisfatto della soluzione data al problema governativo con la creazione di un governo “della Costituente” in cui si realizza la unità di tutti partiti politici. Esso propugna e difenderà nell’interno di questo governo una politica di proposte concrete le quali tendano a rafforzare l’indipendenza e l’unità del paese; a punire severamente i criminali fascisti; a far fronte ad ogni tentativo di rinascita reazionaria e a spezzate gli intrighi della reazione; a dare al popolo pane e lavoro, a soddisfare i bisogni e alleviare le miserie dei lavoratori. Concretamente:
per la politica internazionale. I comunisti chiedono una difesa dignitosa della indipendenza e autonomia del paese, la resistenza attiva a ogni rinascita nazionalistica, una politica di amicizia verso tutte le grandi potenze democratiche che con le loro forze hanno contribuito alla nostra liberazione, la liquidazione di ogni tendenza anche larvata all’ostilità e all’intrigo contro l’Unione Sovietica, la ricerca di una stretta amicizia e collaborazione con la Jugoslavia e con gli alti paesi confinanti;
per le questioni di politica interna. I comunisti desiderano che la preparazione della Costituente si svolga in atmosfera di libertà per tutti. Essi sono per il disarmo e contro gli illegalismi nella persecuzione e punizione dei traditori fascisti. Essi chiedono però che rapidamente e con severità sia fatta giustizia dei traditori e dei profittatori fascisti, che le leggi contro il fascismo vengano applicate sul serio in tutte le provincie e in tutti campi di loro applicazione. È questa la condizione indispensabile affinché ci si possa veramente avviare alla pacificazione del paese;
per le questioni economici. I comunisti sono d’accordo che si lasci campo all’iniziativa privata nell’opera di ricostruzione, pur preparando le condizioni della nazionalizzazione di determinate grandi imprese monopolistiche e avviando la riforma agraria nelle regioni in cui prevale il latifondo. Essi chiedono in pari tempo che venga smascherato e combattuto il sabotaggio economico che incomincia a compiersi da parte di elementi residui del regime fascista, e di esponenti di gruppi monopolistici reazionari, interessati a compromettere il regime democratico. Con eguale rigore deve essere combattuta ogni forma di speculazione. Per ottenere questi fini è necessario che venga stimolata e organizzata l’iniziativa delle masse lavoratrici (operai, tecnici, impiegati) nel campo economico, realizzando così attraverso l’opera dei sindacati, delle commissioni interne e dei comitati di liberazione, un controllo nazionale della produzione e di tutta la vita economica del paese da parte dei lavoratori del braccio e della mente. Le organizzazioni comuniste devono porsi all’avanguardia di questo lavoro.
4. Il partito comunista, fervido assertore della unità e del rafforzamento del movimento dei Cln, ritiene che a questi organismi spetta particolarmente nel momento presente una parte di primo piano in tutta la vita italiana. Uniti attorno al governo, i Cln debbono, nelle funzioni consultive loro riconosciute, agire in tutta Italia come organi propulsori e coordinatori dell’attività popolare per la ricostruzione e il rinnovamento del paese. Là dove esistono nelle aziende, essi devono realizzare la partecipazione di tutti i dipendenti dell’azienda al controllo dell’attività produttiva nell’interesse della nazione. Il prossimo Congresso nazionale dei Cln, facendo seguito alle assemblee regionali del nord, deve segnare una tappa importante nella organizzazione e nel consolidamento dei Cln in tutto il paese e dare una sempre più chiara definizione dei loro compiti.
In seno al movimento dei Cln, il Pci intende continuare i suoi sforzi per rafforzare in modo particolare l’unità politica fra i tre partiti che hanno maggior seguito tra le masse lavoratrici. Nel corso dell’ultima crisi governativa si è avuto un relativo peggioramento dei rapporti tra il partito democratico cristiano e il nostro partito. Consapevole che un tale peggioramento di rapporti non può che nuocere alla causa della democrazia la direzione del partito comunista è sempre disposta a concludere con la democrazia cristiana un accordo che, senza ledere l’autonomia dei due partiti, contribuisca efficacemente a evitare qualsiasi forma di intolleranza, e qualsiasi incidente che minacci di turbare il clima di libertà, di legalità e di fraterna collaborazione fra tutte le forze democratiche, nel quale si deve compiere la ricostruzione del paese.
5. I rapporti col partito socialista sono stati nel corso di tutta la crisi recente strettissimi, e questo ha avuto una benefica influenza sulla soluzione della crisi. Nelle regioni settentrionali, inoltre, il legame di lavoro tra i due partiti, realizzato attraverso le giunte comuni di direzione, sta diventando di giorno in giorno più stretto. Mentre saluta questo fatto come segno della maturità politica degli operai italiani, il partito comunista ritiene che dal patto di unità d’azione, collaudato ormai da esperienze decisive, ci si deve avviare alla realizzazione del partito unificato della classe operaia e dei lavoratori italiani. Questo partito, sorgendo sulla base d’un programma concreto e largo di azione politica, economica, sociale dovrà poter raccogliere in una sola formazione politica quelle forze di lavoratori che si muovono nella direzione della democrazia progressiva e del socialismo, anche se non partono da premesse ideologiche marxiste. Esso potrà così diventare forza dirigente decisiva della nuova democrazia italiana.
Per accelerare la marcia verso questo obiettivo la direzione del partito decide:
a) di creare una commissione di studio del programma e delle basi del nuovo partito unificato;
b) di chiedere alla direzione del partito socialista che venga sollecitato il contatto tra questa commissione e l’analoga commissione creata dal P.S.I.;
c) di invitare i compagni ad estendere a tutti i gradi dell’organizzazione la creazione di Giunte comuni ai direzione dei due partiti , cosi come venne deciso nella riunione di Milano delle due Direzioni il 19 maggio 1945.

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