Luigi Facta, la vita in breve

Luigi Facta, il Presidente del Consiglio

Luigi Facta (1861-1930) è stato un politico, avvocato e giornalista italiano, noto per essere l’ultimo Presidente del Consiglio del Regno d’Italia prima della salita al potere di Benito Mussolini. Ecco un riassunto della sua vita:

Infanzia e Formazione

Luigi Facta nacque il 16 novembre 1861 a Pinerolo (Torino), in Piemonte, in una famiglia modesta. Studiò giurisprudenza all’Università di Torino, dove conseguì la laurea in legge. Dopo aver completato gli studi, intraprese la carriera di avvocato, ma si appassionò presto alla politica e al giornalismo.

Carriera Politica Iniziale

Luigi Facta, prima di diventare Presidente del Consiglio nel 1922 e di trovarsi a fronteggiare l’ascesa del fascismo, aveva già costruito una solida carriera politica. La sua esperienza lo aveva portato a ricoprire importanti incarichi governativi e a maturare una profonda conoscenza dei meccanismi politici italiani.

Gli inizi e l’ascesa
Le prime esperienze politiche di Facta si concentrarono a livello locale, nella sua città natale, Pinerolo. Qui si affermò come avvocato e iniziò a dedicarsi alla politica attiva. La sua carriera nazionale ebbe inizio alla fine dell’Ottocento, quando venne eletto deputato.
Entrò in politica come deputato nel 1892, all’età di 31 anni, rappresentando il collegio di Pinerolo. Era membro del Partito Liberale e si schierò con le correnti di sinistra moderate dell’epoca.


Incarichi di governo
Nel corso dei primi decenni del Novecento, Facta ricoprì diversi incarichi di governo, dimostrando le sue capacità e la sua affidabilità. Tra i ruoli più importanti che ricoprì vanno ricordati quelli di:

Sottosegretario: Iniziò la sua carriera governativa come sottosegretario alla Giustizia e all’Interno, collaborando con figure di spicco della politica italiana come Giovanni Giolitti.
Ministro delle Finanze: Uno dei suoi incarichi più significativi fu quello di ministro delle Finanze. In questo ruolo si occupò di questioni economiche di grande rilevanza, come la gestione del bilancio statale e la politica fiscale.
Ministro della Giustizia: Facta ricoprì anche l’incarico di ministro della Giustizia, dimostrando un profondo interesse per le questioni giuridiche e istituzionali.

Collaborazione con Giolitti
Un aspetto fondamentale della carriera politica di Facta fu la sua stretta collaborazione con Giovanni Giolitti, uno dei più importanti leader politici italiani dell’epoca. Giolitti, apprezzando le capacità di Facta, lo coinvolse in diversi governi, affidandogli incarichi di grande responsabilità.

Un politico moderato e pragmatico
Facta si affermò come un politico moderato e pragmatico, capace di trovare soluzioni di compromesso e di mediare tra le diverse forze politiche. La sua esperienza e la sua competenza lo resero una figura di riferimento nel panorama politico italiano.

Presidenza del Consiglio e la Marcia su Roma
Nel 1922, Luigi Facta fu nominato Presidente del Consiglio per la seconda volta, durante un periodo di grande instabilità politica e sociale in Italia. Il suo governo era debole e privo del supporto necessario per affrontare le crescenti tensioni provocate dal fascismo, che stava guadagnando terreno sotto la guida di Benito Mussolini.
Il momento cruciale della sua carriera avvenne nell’ottobre del 1922, quando Mussolini organizzò la Marcia su Roma per prendere il potere. Facta tentò di dichiarare lo stato d’assedio per fermare i fascisti, ma il re Vittorio Emanuele III rifiutò di firmare il decreto, credendo che fosse meglio evitare una guerra civile. Questo rifiuto segnò la fine del governo di Facta e aprì la strada alla nomina di Mussolini come Presidente del Consiglio.

Ritiro e Ultimi Anni

Dopo l’ascesa di Mussolini, Luigi Facta si ritirò dalla vita politica attiva. Passò gli ultimi anni della sua vita in relativa tranquillità a Pinerolo, dedicandosi alla scrittura e ai suoi interessi personali. Morì il 5 novembre 1930 a Pinerolo.

Eredità e Ricordo
Luigi Facta è spesso ricordato come un politico debole, incapace di gestire il passaggio cruciale verso il fascismo. Tuttavia, va anche considerato il contesto difficile in cui si trovò ad operare, caratterizzato da una monarchia incerta e da una società profondamente divisa. La sua figura è spesso vista come emblematica delle debolezze della democrazia liberale italiana di quell’epoca.

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