Manifesto di Rivolta Femminile

Manifesto di Rivolta Femminile

di Carla Lonzi
“Le donne saranno sempre divise le une dalle altre? Non formeranno mai un corpo unico?” (Olympe de Gouges, 1791)

  • La donna non va definita in rapporto all’uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra libertà.
  • L’uomo non è il modello a cui adeguare il processo di scoperta di se’ da parte della donna.
  • La donna è l’altro rispetto all’uomo. L’uomo è l’altro rispetto alla donna. L’uguaglianza è un tentativo ideologico per asservire la donna a più alti livelli.
  • Identificare la donna all’uomo significa annullare l’ultima via di liberazione.
  • Liberarsi per la donna non vuol dire accettare la stessa vita dell’uomo perché è invivibile, ma esprimere il suo senso dell’esistenza.
  • La donna come soggetto non rifiuta l’uomo come soggetto, ma lo rifiuta come ruolo assoluto. Nella vita sociale lo rifiuta come ruolo autoritario.
  • Finora il mito della complementarietà è stato usato dall’uomo per giustificare il proprio potere.
  • Le donne son persuase fin dall’infanzia a non prendere decisioni e a dipendere da persona “capace” e “responsabile”: il padre, il marito, il fratello…
  • L’immagine femminile con cui l’uomo ha interpretato la donna è stata una sua invenzione.
  • Verginità, castità, fedeltà, non sono virtù; ma vincoli per costruire e mantenere la famiglia. L’onore ne è la conseguente codificazione repressiva.
  • Nel matrimonio la donna, privata dal suo nome, perde la sua identità significando il passaggio di proprietà che è avvenuto tra il padre di lei e il marito.
  • Chi genera non ha la facoltà di attribuire ai figli il proprio nome: il diritto della donna è stato ambito da altri di cui è diventato il privilegio.
  • Ci costringono a rivendicare l’evidenza di un fatto naturale.
  • Riconosciamo nel matrimonio l’istituzione che ha subordinato la donna al destino maschile. Siamo contro il matrimonio.
  • Il divorzio è un innesto di matrimoni da cui l’istituzione esce rafforzata.
  • La trasmissione della vita, il rispetto della vita, il senso della vita sono esperienza intensa della donna e valori che lei rivendica.
  • Il primo elemento di rancore della donna verso la società sta nell’essere costretta ad affrontare la maternità come un aut-aut.
  • Denunciamo lo snaturamento di una maternità pagata al prezzo dell’esclusione.
  • La negazione della libertà d’aborto rientra nel veto globale che viene fatto all’autonomia della donna.
  • Non vogliamo pensare alla maternità tutta la vita e continuare ad essere inconsci strumenti del potere patriarcale.
  • La donna è stufa di allevare un figlio che le diventerà un cattivo amante.
  • In una libertà che si sente di affrontare, la donna libera anche il figlio e il figlio è l’umanità.
  • In tutte le forme di convivenza, alimentare, pulire, accudire e ogni momento del vivere quotidiano devono essere gesti reciproci.
  • Per educazione e per mimesi l’uomo e la donna sono già nei ruoli della primissima infanzia.
  • Riconosciamo il carattere mistificatorio di tutte le ideologie perché attraverso le forme ragionate di potere (teologico, morale, filosofico, politico) hanno costretto l’umanità a una condizione inautentica, oppressa e consenziente.
  • Dietro ogni ideologia noi intravediamo la gerarchia dei sessi.
  • Non vogliamo d’ora in poi tra noi e il mondo nessuno schermo.
  • Il femminismo è stato il primo momento politico di critica storica alla famiglia e alla società.
  • Unifichiamo le situazioni e gli episodi dell’esperienza storica femminista: in essa la donna si è manifestata interrompendo per la prima volta il monologo della civiltà patriarcale.
  • Noi identifichiamo nel lavoro domestico non retribuito la prestazione che permette al capitalismo, privato e di stato, di sussistere.
  • Permetteremo quello che di continuo si ripete al termine di ogni rivoluzione popolare quando la donna, che ha combattuto insieme con gli altri, si trova messa da parte con tutti i suoi problemi?
  • Detestiamo i meccanismi della competitività e il ricatto che viene esercitato nel mondo dalla egemonia dell’efficienza. Noi vogliamo mettere la nostra capacità lavorativa a disposizione di una società che ne sia immunizzata.
  • La guerra è stata da sempre l’attività specifica del maschio e il suo modello di comportamento virile.
  • La parità di retribuzione è un nostro diritto, ma la nostra oppressione è un’altra cosa. Ci basta la parità salariale quando abbiamo già sulle spalle ore di lavoro domestico?
  • Riesaminiamo gli apporti creativi della donna alla comunità e sfatiamo il mito della sua laboriosità sussidiaria.
  • Dare alto valore ai momenti “improduttivi” è un’estensione di vita proposta dalla donna.
  • Chi ha il potere afferma: “Fa parte dell’erotismo amare un essere inferiore”. Mantenere lo “status quo” è dunque un suo atto d’amore.
  • Accogliamo la libera sessualità in tutte le sue forme, perché abbiamo smesso di considerare la frigidità un’alternativa onorevole.
  • Continuare a regolamentare la vita fra i sessi è una necessità del potere; l’unica scelta soddisfacente è un rapporto libero.
  • Sono un diritto dei bambini e degli adolescenti la curiosità e i giochi sessuali.
  • Abbiamo guardato per 4.000 anni: adesso abbiamo visto!
  • Alle nostre spalle sta l’apoteosi della millenaria supremazia maschile. Le religioni istituzionalizzate ne sono state il più fermo piedistallo. E il concetto di “genio” ne ha costituito l’irraggiungibile gradino.
  • La donna ha avuto l’esperienza di vedere ogni giorno distrutto quello che faceva.
  • Consideriamo incompleta una storia che si è costituita sulle tracce non deperibili.

  • Nulla o male è stato tramandato dalla presenza della donna: sta a noi riscoprirla per sapere la verità.
  • La civiltà ci ha definite inferiori, la chiesa ci ha chiamate sesso, la psicanalisi ci ha tradite, il marxismo ci ha vendute alla rivoluzione ipotetica.
  • Chiediamo referenze di millenni di pensiero filosofico che ha teorizzato l’inferiorità della donna.
  • Della grande umiliazione che il mondo patriarcale ci ha imposto noi consideriamo responsabili i sistematici del pensiero: essi hanno mantenuto il principio della donna come essere aggiuntivo per la riproduzione dell’umanità, legame con la divinità o soglia del mondo animale; sfera privata e “pietas”. Hanno giustificato nella metafisica ciò che era ingiusto e atroce nella vita della donna.
  • Sputiamo su Hegel.
  • La dialettica servo-padrone è una regolazione di conti tra collettivi di uomini: essa non prevede la liberazione della donna, il grande oppresso della civiltà patriarcale.
  • La lotta di classe, come teoria di classe sviluppata dalla dialettica servo-padrone, ugualmente esclude la donna. Noi rimettiamo in discussione il socialismo e la dittatura del proletariato.
  • Non riconoscendosi nella cultura maschile, la donna le toglie l’illusione dell’universalità.
  • L’uomo ha sempre parlato a nome del genere umano, ma metà della popolazione terrestre lo accusa ora di aver sublimato una mutilazione.
  • La forza dell’uomo è nel suo i
  • dentificarsi con la cultura, la nostra nel rifiutarla.

  • Dopo questo atto di coscienza l’uomo sarà distinto dalla donna e dovrà ascoltare da lei tutto quello che la concerne.
  • Non salterà il mondo se l’uomo non avrà più l’equilibrio psicologico basato sulla nostra sottomissione.
  • Nella cocente realtà di un universo che non ha mai svelato i suoi segreti, noi togliamo molto del credito dato agli accanimenti della cultura. Vogliamo essere all’altezza di un universo senza risposte.
  • Noi cerchiamo l’autenticità del gesto di rivolta e non la sacrificheremo ne’ all’organizzazione ne’ al proselitismo.
  • Comunichiamo solo con donne.

Roma, luglio 1970

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