Manifesto della Direzione del PSI del 21 ottobre 1915
CONTRO LA GUERRA
Categoria: Socialisti
Compagni lavoratori!
Dopo che la Direzione del Partito, allo scoppiare della guerra orrenda che devasta e rimbarbarisce l’Europa, si convocò a Milano torna ad adunarsi in seduta plenaria, sente il dovere di rivolgervi la parola per confermare tutte le sue dichiarazioni e tutti i suoi deliberati. Voi stessi, o compagni lavoratori, avete anche adesso manifestata in plebiscito unanime la vostra avversione alla guerra e la decisa volontà di rimanere saldi nella nostra dichiarata neutralità. Neutralità non incerta ed ambigua come quella del Governo, il quale conserva nei suoi misteri e nella sua speculazione ignobilmente borghese ogni pericolo compreso quello che essa possa rompersi ancora a vantaggio degli imperi centrali quando per questi potesse apparire la probabilità di una vittoria; ma neutralità la nostra tersa ed adamantina come quella che attinge la sua forza alle fonti sempre vive della nostra incrollabile fede socialista. Pure la direzione, o compagni, intende oggi parlarvi con franchezza la più aperta e cordiale. Non nascondersi che il perdurare della guerra, che di giorno in giorno semina nei campi e nei mari di Europa migliaia e migliaia di giovani vite, fascia di tenebre dolorose case e famiglie di operai così nel Belgio come in Francia, come in Germania, come in Russia, come in Inghilterra, in Austria ed in Serbia, devasta città ed annienta ricchezze che mezzo secolo di lavoro non basterà a rifare, conturba molti animi e molte menti.
La guerra vuole passare inesorabile, tutto abbattendo, tutto decimando, vite, averi, pensieri umani. Per la guerra, che le borghesie uguali in ogni nazione, preparano sempre sottilmente corrompendo le opinioni pubbliche, impregnandole di immaginari pericoli perché tutti le accettino e tutti si lancino nel baratro, per la guerra oggi vediamo in Europa se non completamente travolti, compromessi i Partiti socialisti degli Stati belligeranti.
Quel socialismo tedesco che vantava il primato in Europa per il numero dei suoi aderenti, per i suoi meravigliosi progressi, per la sua salda compattezza; quel socialismo che era per noi orgoglioso esempio della nostra forza per la causa del proletariato, esso è il primo che fu travolto ed oggi quasi non si distingue il suo pensiero e la sua azione da quello che è il pensiero e l’azione della Germania borghese. Né miglior sorte toccò al socialismo austriaco, ed il socialismo francese che pure ha veduto morire Jaurès nel campo dell’internazionale anche esso fu dalla guerra travolto a far causa comune con la borghesia. In mezzo all’imperversare di tanti pericoli e di tanti orrori, i socialisti russi votarono contro i bilanci militari ed in Serbia il solo deputato socialista seppe affrontare nella terribile agitazione del suo piccolo paese l’ira e l’odio della borghesia per votare contro i bilanci militari e ripetere alto e coraggioso il grido della nostra coscienza internazionalista: Abbasso la guerra!
compagni lavoratori!
In tanta tragedia di uomini, in così rapido succedersi di eventi strepitosi ed immani non c’è da sorprendersi che talora anche le nostre coscienze di socialisti abbiano un sobbalzo, e trepidino per l’avvenire che la guerra, la quale infuria intorno a noi, può prepararci od imporci. Ma è appunto per questo, o compagni, che ci sembra dovere nostro parlarvi con cuore aperto. Non vogliamo celare a noi stessi i gravi pericoli di questa incertezza perché da questa non tragga vantaggio la borghesia che contro il proletariato in guerra ed in pace non disarma mai e vi accarezza, o proletari, solo per disporre più facilmente delle vostre vite, per farvi più docili strumenti del suo dominio. Non è oggi in noi la forza di impedire o di fiaccare la guerra che divampa. Noi non vogliamo però altre nazioni sul campo di battaglia. Noi non intendiamo rompere la linea designata dai nostri princìpi. Vogliamo con questo manifesto perciò parlare a tutti i compagni quasi ad uno ad uno e dire loro che nessuno può certo comprimersi sentimenti di simpatia che sorgono spontanei ed invincibili dall’animo nostro fra belligerante e belligerante, ma questi sentimenti non debbono strapparci alla fedeltà della nostra bandiera. Su questa bandiera è scritto: Proletari di tutto il mondo, unitevi. Ed in mezzo al fragore delle armi, innanzi all’orrore della guerra, noi socialisti d’Italia ancora dobbiamo dire: Il Partito socialista è contro alla guerra per la neutralità. “Contro la guerra e per la neutralità” perché così vuole il socialismo che per noi vive e per cui l’Internazionale oggi perita dovrà tornare vigorosamente a risorgere.
La direzione del Partito
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