Manifesto socialista sulla guerra del settembre 1914

Manifesto della Direzione del PSI contro la guerra del 22 settembre 1914

Categoria: Socialisti

CONTRO LA GUERRA.
Lavoratori! — Due mesi ormai sono passati dal giorno in cui la guerra maledetta gettò l’uno contro l’altro i popoli dell’Europa civile, sulle terre e sui mari, nelle battaglie più micidiali che la storia ricordi: caddero e cadono spente migliaia e migliaia di giovani vite; nei campi e nelle officine l’opera feconda è interrotta, la disoccupazione e la miseria tormentano le masse che non combattono; città e villaggi furono distrutti dalla barbarie rinata del militarismo che nella sua furia non si arresta nemmeno dinanzi ai prodigi del genio e del lavoro umano.
Dovunque desolazione, fame, rovine, pianto. Mentre il massacro immane continua, i governi borghesi colle note e le polemiche delle loro agenzie, coi discorsi dei loro ministri, cercano di riversare sui rispettivi nemici la prima tremenda responsabilità del conflitto. Tutto ciò è artificio e menzogna. Essi sono responsabili in solido, e in solido dovranno rispondere davanti alla storia. Quando si faccia astrazione del Belgio pacifico ed eroico, che ha dovuto subire la invasione vandalica degli eserciti tedeschi, la determinazione delle responsabilità occasionali ci interessa mediocremente; le responsabilità prime e fondamentali della guerra risalgono all’odierno sistema capitalistico, basato sulla rivalità interna delle classi, esterna degli Stati: al sistema capitalistico che crea nel suo sviluppo forze che ad un dato momento non può più contenere e dominare: al sistema capitalistico che in tempo di pace sfrutta il proletariato ed al proletariato chiede nella guerra il sommo dei sacrifici, la suprema delle rinunce.
Solo l’Italia fra le grandi nazioni ha potuto restare al di fuori del conflitto gigantesco e dichiararsi neutrale. A provocare tale decisione del governo non è stato estraneo l’atteggiamento preciso assunto dal partito e dal proletariato socialista sin dagli inizii della crisi. Il trattato della triplice è decaduto di fatto, anche se sopravvive sterilmente nei protocolli della diplomazia. La dichiarazione di neutralità raccolse l’approvazione unanime dell’opinione pubblica: ma ora, da qualche settimana, partiti senza largo seguito e altre correnti si agitano per spingere il governo ad intervenire nella conflagrazione europea. Si sta montando uno stato d’animo assai simigliante a quello che precede l’impresa di Libia.
Si accenna alla necessità urgente di un grande ministero di concentrazione nazionale; si vuole la guerra alla allegata di ieri, e quindi alla Germania. In testa della schiera guerrafondaia marciano i nazionalisti, i quali dopo essere stati propensi ad un intervento dell’Italia a favore della Triplice alleanza, ora vorrebbero con un disinvolto cinismo di avventurieri gettarsi sull’Austria, che ritengono incapace, o quasi, di difendersi, dopo le disfatte di Galizia; vengono poi i riformisti e i radicali maniaci esibizionisti, che vogliono difendere la democrazia francese e realizzare l’avvento del blocco governativo in Italia; chiudono, infine, i repubblicani, i quali affidano alla monarchia di Savoia quel compito storico al quale essa durante il risorgimento si dimostrò sempre inferiore.
Solo, ora, contro tutti costoro è il Partito socialista, immune dal contagio che dilaga e contro il quale chiama voi, proletari, alle necessarie e sollecite difese.
Lavoratori! — Il Partito socialista, in questa ora torbida e paurosa, rivendica tutte le responsabilità del suo atteggiamento, incurante dello scherno con cui i monopolisti del patriottismo lo additeranno come un partito nemico della patria.
Il Partito socialista riafferma altamente l’esistenza di un’antitesi profonda e insanabile fra guerra e socialismo, in quanto, a prescindere da altre formidabili
ragioni, la guerra rappresenta la forma estrema, perché coatta, della collaborazione di classe; l’annientamento dell’autonomia individuale e della libertà di pensiero, sacrificata allo Stato e al militarismo, che iniziano, dirigono e concludono la guerra, al di fuori di ogni diretto controllo dei popoli; in quanto la guerra è un diversivo che, portando al primo piano le forze retrive e parassitarie della società, sommovendo l’odio di razza e gli istinti beluini dell’uomo primitivo, allontana, invece di affrettare, l’avvento di un regime migliore. Nessuna concessione, dunque, alla guerra, ma opposizione recisa e implacabile!
Lavoratori! — I pretesti coi quali si vuol trascinare al macello non valgono lo sperpero di vite umane e di ricchezze che la guerra reclama.
Riunitevi a comizi! Resistete alle infatuazioni guerresche! Opponete le vostre dimostrazioni a quelle dei partiti che vogliono la guerra. Dite specialmente che dopo la guerra dì Libia l’Italia ha bisogno dì pace; dite che in ogni caso l’Italia, la sola grande potenza europea rimasta neutrale al conflitto, ha per ciò stesso segnata la sua missione di mediatrice tra i belligeranti, di banditrice nel giorno del componimento dei grandi principi che debbono essere a base della società degli Stati: la limitazione degli armamenti, l’appello ai plebisciti, la giustizia degli arbitrati, Gridate alto e forte che non intendete di rinunciare alla vostra autonomia di classe per confondervi in quella unanimità della nazione nella quale son preminenti i partiti che vi odiano, i partiti che plaudirono ai vostri massacratori di ieri e plaudiranno a quelli di domani.
Il Partito socialista vi rivolge questo appello e, spera, non invano. I deputati socialisti negheranno il voto ai crediti militari per una guerra di aggressione, risultato di una politica estera grottesca e contraddittoria, fatta di espedienti e non sorretta da ideali, della quale responsabili sono le classi dirigenti italiane e la dinastia.
Il Partito socialista riafferma la sua fede perenne nell’avvenire dell’Internazionale operaia, destinata a rifiorire più grande e più forte dal sangue e dalle rovine dell’attuale conflagrazione di popoli.
È in nome dell’Internazionale e del socialismo che noi vi invitiamo, o proletari d’Italia, a mantenere ed accentuare la vostra opposizione incrollabile alla guerra.
Viva il socialismo!

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