Mozione del Consiglio nazionale della DC del 1948

Mozione del Consiglio nazionale della DC del 1948 dopo le elezioni politiche

Categoria: Cattolici – Democrazia Cristiana

Il Consiglio nazionale, esaminata la situazione politica, afferma che il risultato elettorale del 18 aprile ha creato la condizioni per una politica di Governo diretta dalla DC, che, con la collaborazione dei Partiti sinceramente democratici, consolidi quei principi di libertà, di democrazia e di progresso sociale che il Popolo italiano ha liberamente e solennemente scelti.

Fondamenti obiettivi della politica sociale
Il Consiglio Nazionale della DC, in ossequio ed a svolgimento degli articoli 4, 35, 47 e 99 della Costituzione dai suoi rappresentanti all’Assemblea Costituente voluti e difesi;
Fissa come obiettivi della politica sociale oggi necessaria al Paese i seguenti:
1) massima occupazione possibile;
2) retribuzioni vitali, familiari e previdenziali, adeguate alle necessità di ciascun lavoratore;
3) aumento della produzione utile e riduzione dei costi.

Indica tra i mezzi appropriati al raggiungimento di detti obiettivi:
1) utilizzazione degli utili derivanti dal Piano Marshalll e politica del fisco e del tesoro, orientate nel quadro di un programma organico di sviluppo della produzione;
2) politica agraria, industriale, commerciale, marinara, creditizia, del lavoro permanente coordinate;
3) politica emigratoria dignitosa ed attiva, a integrazione della politica della massima occupazione interna;
4) assistenza ai disoccupati involontari realizzata, prima che con i sussidi, con la politica di opere pubbliche e con le prestazioni volontarie di lavoro da svolgersi presso i comprensori di bonifica e di rimboschimento, i cantieri scuola, i corsi di qualificazione professionale;
5) ripristino di valutazioni retributive adeguate alle capacità dei singoli in modo da non scoraggiare più il merito e l’ascesa dei capaci;
6) difesa permanente del potere di acquisto delle retribuzioni di tutte le categorie;
7) proporzionare ogni ulteriore spostamento di retribuzione agli oneri familiari, unificando e staccando da altri istituti il servizio delle Casse assegni familiari;
8) realizzare la riforma della Previdenza Sociale, presentando al Parlamento gli schemi di legge necessari; frattanto predisponendo l’unificazione contributiva per l’industria la revisione del sistema contributivo per l’agricoltura, il risanamento ed il riordinamento amministrativo degli Istituti previdenziali esistenti;
9) con l’uso razionale degli aiuti del Piano Marshall, la perequazione delle imposte, la politica creditizia, incoraggiare i promotori del progresso agricolo ed industriale a concorrere alla diminuzione dei costi;
10) con incentivi per azienda, per settore o generali, stimolare la produttività ancora troppo inferiore al normale;
11) tutelare la salute del lavoratore con una rinnovata legislazione particolarmente protettrice della donna;
12) sottoporre al Parlamento i progetti delle leggi sul lavoro previste dalla Costituzione.

Necessità della riforma agraria
Il Consiglio Nazionale della DC
ritiene che il nuovo parlamento debba affrontare senza ritardo il problema di una riforma agraria diretta ad assicurare una migliore distribuzione della proprietà e dei redditi fondiari, a garantire la massima occupazione possibile della manodopera agricola, la maggiore indipendenza ed un piú elevato tenore di vita dei contadini, che si risolveranno in definitiva in un aumento della produzione.
Pertanto:
1) AFFERMA che la legislazione riformante dovrà:
a) in applicazione dell’art. 44 della Costituzione – che consente di fissare limiti alla estensione della proprietà e tutela la piccola e media proprietà, stabilire le norme fondamentali relative a tale limite, da adeguarsi nelle singole regioni e zone agrarie e determinato in base a una valutazione comprensiva dei diversi fattori (reddito, mano d’opera occupata, ecc.) in modo da eliminare la grande proprietà.
b) destinare (con le opportune provvidenze giuridiche e finanziarie e con garanzie economiche) le terre resesi disponibili alla piccola proprietà coltivatrice e assicurare lo stabile e proficuo insediamento della proprietà stessa;
c) Stabilire, per i casi in cui la suddivisione della proprietà importi un notevole pregiudizio alle potenzialità produttive della impresa agraria, le forme di compartecipazione o di affittanza collettiva che consentano una equa remunerazione al lavoro contadino;
d) attuare le opportune provvidenze intese a istruire e tecnicamente indirizzare le imprese contadine, dei proprietari coltivatori singoli o riuniti in forme cooperative;
e) consolidare e diffondere le cooperative tra contadini per gli acquisti e la vendita dei prodotti agricoli e la gestione di macchine agricole;
f) accordare idonee forme di credito alle imprese di piccoli coltivatori.
2) DICHIARA che ai necessari provvedimenti giuridici deve accompagnarsi un’opera decisa di trasformazione fondiaria e di rinnovamento tecnico, specie nel latifondo meridionale: opera che deve essere riconosciuta come l’obiettivo principale e più urgente di un vasto piano di sviluppo dell’economia italiana e di lavori pubblici produttivi e come capace di compensare il rilevante sforzo finanziario occorrente per la sua realizzazione.
A questo fine occorre provvedere:
a) all’applicazione con ritmo accelerato delle recenti disposizioni sulla bonifica e sulla trasformazione fondiaria obbligatoria specie nel Mezzogiorno e nelle Isole;
b) allo stanziamento di fondi adeguati per un programma decennale di bonifica, intesa, fra l’altro, a restituire a molte zone montane la possibilità di permanenza e di vita delle popolazioni agricole;
c) alla tutela, costituzione e ricostituzione del patrimonio boschivo degli Enti pubblici, alla difesa di quello privato da degradazioni e devastazioni;
d) alla tutela ed al miglioramento delle terre di proprietà di Enti pubblici e di collettività di contadini, in modo da accrescere la produzione la produzione e da favorire le condizioni degli utenti.
3) DICHIARA che, ad integrare la riforma agraria e ad assicurare maggiore e più stabile occupazione ai lavoratori della terra, occorre ancora la riforma dei patti agrari, e precisamente:
a) promuovere, nella massima misura possibile, la trasformazione del salariato in forme di compartecipazione, diverse secondo la natura delle aziende;
b) modificare con leggi, ove le associazioni degli interessati non si accordino, i patti di mezzadria propria ed impropria, in modo da poter garantire ai mezzadri una maggiore stabilità ed una più equa remunerazione;
c) regolare la durata minima e l’equità dei canoni nell’affitto dei fondi rustici, e la facoltà del conduttore di apportare migliorie al fondo locato;
d) eliminare le forme parassitarie di affitto intermediarie fra proprietà e lavoro.

Solidarietà dei popoli attraverso l’ERP
Consiglio nazionale della DC:
1) RICONOSCE nell’accordo firmato a Parigi il 16 aprile per l’E.R.P. un atto fondamentale della collaborazione economica tra i popoli europei, che è premessa di quella organizzazione unitaria del Continente, cui deve particolarmente quella organizzazione unitaria del Continente, cui deve particolarmente tendere una democrazia ispirata al senso umano e cristiano dei rapporti sociali;
2) RAVVISA nella collaborazione e nella solidarietà prevista nell’accordo di Parigi un impulso a ravvivare, anche in altri Paesi, le relazioni ed i traffici rispondenti alla tradizione ed alle esigenze economiche dei singoli stati;
3) CONSIDERA gli aiuti previsti nel Piano di ricostruzione economica europea non un rimedio occasionale per le condizioni di emergenza delle finanze dello Stato, ma un fattore determinante di una rinnovata politica economica tendente a realizzare, con lo sviluppo della produzione e degli scambi, il massimo di occupazione di mano d’opera l’elevazione del tenore di vita, la soluzione delle più urgenti riforme e conquiste sociali ed infine la graduale liberazione della nostra economia dalla necessità del ricorso ad aiuti straordinari dall’estero;
4) DICHIARA che questi compiti non possono essere soddisfatti se non con un’azione politica ed economica unitaria e organica, che investa non soltanto l’opera e la responsabilità di singole Amministrazioni ma, coordinando l’attività dei Ministeri preposti ai vari settori della produzione e del lavoro, impegni la responsabilità collegiale dell’intero Governo, come peraltro impegna le organizzazioni degli imprenditori e dei lavoratori ad una fattiva collaborazione, onde impedire che un’azione sindacale svolta in contrasto porti come conseguenza una mancata utilizzazione degli aiuti previsti;
5) AFFERMA in particolare che, nel predisporre le richieste dei programmi e nel dare esecuzione al Piano o di ricostruzione europea, il Governo dovrà unire tutte le energie, senza modificarne il dinamismo vitale, indirizzandole secondo una visione organica e secondo la doverosa subordinazione degli interessi di gruppi e di categoria, al fine di raggiungere il massimo rendimento in benessere materiale ed in conquiste sociali;
6) AFFERMA infine che l’impiego degli aiuti debba essere ispirato al più alto e severo senso di responsabilità con particolare riguardo alle utilizzazioni più produttive e tra queste la possibilità di sviluppo e di occupazione dell’agricoltura e con particolare riguardo ai ceti ed alle regioni (specie dell’Italia meridionale e delle Isole), dove più grave è la sperequazione delle condizioni di vita e di ambiente e quindi più acuto il bisogno di un più elevato tenore di vita.

/ 5
Grazie per aver votato!

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *