Nascita di una nuova democrazia, 1944

Nascita di una nuova democrazia, articolo pubblicato su “La Nostra Lotta Organo del Partito Comunista Italiano” nel luglio 1944

Nel fuoco della lotta nazionale contro l’oppressore, nella partecipazione delle larghe masse popolari alla guerra di liberazione, nasce, bagnata dal sangue dei caduti e consacrata dall’eroismo dei combattenti, la nuova democrazia italiana.
Quest’atto di nascita è garanzia. di vita sicura e di liberi e progressivi sviluppi. Il popolo presente oggi nella guerra per l’indipendenza farà sentire domani nella ricostruzione politica e sociale del paese la sua volontà.
E questa ricostruzione si inizia già oggi. Già oggi, mentre ferve la battaglia, si pongono le fondamenta della nuova democrazia italiana.
Prima fra tutte, segno caratteristico di un regime che sarà diretta espressione della volontà popolare, è questa larga partecipazione delle masse che si attua oggi nella lotta e che dovrà domani dare il tono a tutta la politica italiana, e costituire il più sicuro presidio di ogni conquista democratica.
Questo risveglio delle masse alla vita politica, dopo vent’anni d’oppressione fascista, questa pronta rieducazione politica di masse che il fascismo aveva per vent’anni incatenato e con ogni mezzo cercato di abbrutire ed avvelenare, costituiscono il fenomeno più positivo di questo tragico e decisivo periodo, la condizione e la premessa di un avvenire in cui il popolo stesso deciderà dei suoi destini.


Per vent’anni il fascismo ha cercato di spezzare nel popolo italiano ogni possibilità di vita politica e di soffocare ogni germe di coscienza politica. Per vent’anni solo una irriducibile minoranza è riuscita a mantenere nel paese una continuità di lotta e di coscienza politica. Ma nel corso di questo ultimo anno migliaia e migliaia di nuovi quadri politici, sorti dal seno stesso delle masse popolari nel corso delle grandi lotte, si sono affermati e si sono raggruppati attorno a coloro che, in ogni officina, in ogni villaggio, in ogni Centro di vita popolare, avevano rappresentato la continuità della lotta contro il fascismo. Dai grandi scioperi del marzo 1943, che hanno dato il colpo decisivo al fascismo, a quelli dell’agosto contro il governo Badoglio per la pace e la libertà, a quelli di quest’ultimo inverno contro l’occupante tedesco, a quelli in corso che preparano lo sciopero generale insurrezionale, la classe operaia ha selezionato migliaia e migliaia di nuovi dirigenti, si è riorganizzata attorno ai Comitati di Agitazione, è venuta acquistando nuova coscienza dei suoi interessi e della sua funzione. Questo processo di attivazione, di riorganizzazione, di selezione di quadri ha avuto luogo nelle campagne attorno ai Comitati di difesa dei contadini, tra le donne, fino ad oggi così lontane da ogni attività politica, attorno ai Gruppi di difesa della donna; tra i giovani nel Fronte della Gioventù. La lotta contro i tedeschi ed i fascisti sveglia alla coscienza politica larghissime masse, ieri ancora passive ed ignare. Milioni e milioni di cittadini sono tratti fuor dei sentieri n01 mali della supina acquiescenza alle imposizioni di uno stato nemico del popolo, sono spinti alla disobbedienza, al rifiuto, fuori e contro una legge iniqua, strumento dello straniero.
E tutto questo processo, originale e profondo, trova la sua più alta espressione nel movimento partigiano, nel fatto che decine e decine di migliaia di soldati ed ufficiali, di operai, contadini, intellettuali, hanno imbracciato il fucile, hanno preso la strada dei monti, si sono organizzati e conducono vittoriosamente da dieci mesi la lotta. Nelle formazioni partigiane, al contatto della dura realtà, una nuova selezione di valori si è imposta, ed operai, contadini e «civili» si sono affermati come degli ottimi capi militari accanto a bravi ed arditi ufficiali.
Quest’opera di riorganizzazione delle larghe masse, questa moltiplicazione di organismi che sono la diretta espressione delle masse in lotta, questa formazione e selezione di nuovi quadri popolari, deve essere in ogni modo sollecitata e favorita. Ogni tentativo di soffocarla e deviarla, mentre nuoce allo sviluppo della lotta nazionale attuale, è indice rivelatore di una persistente mentalità reazionaria, di un ostinato timore di ogni iniziativa popolare, di una ottusa sfiducia in quelle che sono le capacità creative delle masse popolari. Né questo movimento di massa, che deve affondare le sue radici assai profondamente, può essere imbrigliato e contenuto nei limiti ristretti dei partiti politici. Se è naturale che nel più vasto movimento delle masse ciascuna corrente politica tenti di allargare la sua legittima influenza, è necessario che l’entrata delle masse nella lotta e nella vita politica sia la più larga possibile, e non sia invece compromessa ed ostacolata da meschine e ristrette preoccupazioni di parte.
I partiti non possono inquadrare che una parte delle energie che vengono espresse dalle masse popolari in questo loro ingresso nella vita politica. Il Partito Comunista, che ha l’orgoglio di essere stato alla testa di questo movimento popolare, e che ha visto i suoi effettivi moltiplicati per l’afflusso di nuovi militanti, non pretende affatto contenere entro i suoi rm1ghi tutto questo :flusso di nuove forze politiche espresse dal popolo. Accanto ai militanti comunisti od ai militanti di altri partiti antifascisti, ci sono migliaia e migliaia di operai, contadini, intellettuali, che sono dei nuovi quadri del movimento popolare, degli attivisti delle formazioni partigiane, dei Comitati di agitazione, dei Comitati di contadini, dei Gruppi di difesa della donna, del Fronte della Gioventù, e che non sono iscritti a nessun partito.
Ma ciò non vuoi dire che essi non possano, ed anzi non debbano esercitare una seria influenza e contare sulla direzione del movimento popolare, e questo per le necessità stesse della lotta, oltre che per un’esigenza strettamente democratica.
I Comitati di Liberazione Nazionale, che sono stati finora soltanto una coalizione dei partiti antifascisti, non possono non tenere conto di questa nuova realtà Che si è venuta creando in questi mesi di lotta. Un anno fa i partiti antifascisti rappresentavano le sole forze- politiche organizzate nel paese; ma nel corso di quest’anno delle energie e delle forze nuove si sono affermate.
È necessario perciò che i Comitati di Liberazione Nazionale, pur mantenendo e rafforzando i vincoli unitari che uniscono i partiti antifascisti, si colleghino strettamente con tutte le organizzazioni di massa che si sono formate, e stabiliscano uno stretto e diretto contatto con le masse in movimento, in modo di essere sempre di più l’espressione della volontà popolare. Per stabilire quello stretto e continuo legame tra i Comitati di Liberazione e le masse, grande importanza sarà la moltiplicazione dei Comitati periferici, la formazione nelle officine, nei villaggi, nei rioni, di Comitati di Liberazione che siano l’ espressione diletta ed immediata della massa. Mentre i Comitati di Liberazione formatisi attualmente nelle regioni e nelle provincie sono l’espressione della volontà popolare attraverso la mediazione dei partiti politici che li compongono, nell’officina, nel villaggio, nel rione, sarà possibile formare i Comitati di Liberazione con sicuri e provati antifascisti, con i nuovi quadri formati in quest’ultimo periodo di lotte, con militanti che riscuotono la stima e la fiducia delle masse per la loro individuale onestà e serietà, per il loro coraggio e la loro capacità, in modo di fare veramente di questi Comitati l’espressione diretta ed immediata della volontà popolare, e di affermare subito, nei modi consentiti dalla situazione, il principio elettivo.
Da questo allargamento della sua base popolare, il movimento dei Comitati di Liberazione avrà tutto da guadagnare: aumenterà la sua forza, la sua autorità, la sua capacità a guidare realmente le masse nella lotta ed assolvere i gravi compiti che gli pone l’attuale situazione insurrezionale.
Ed i partiti politici antifascisti non possono certo temere questo allargamento del movimento. Quando si lavora con sincera fede democratica per il bene del popolo non si può non vedere con soddisfazione un processo di approfondimento ed allargamento della vita politica e di formazione di nuovi quadri che costituisce l’essenza di quella democratizzazione della vita politica che è la condizione prima della rinascita nazionale.
Da questo processo ogni partito potrà cercare di trarre nuova linfa vitale. Restringere tutta l’attività e l’iniziativa politica a pochi dirigenti di partito, vuoi dire invece ostacolare quella larga mobilitazione nazionale che è oggi imposta dalle esigenze della lotta antitedesca, vuoi dire snaturare dall’inizio il carattere della nuova democrazia italiana, vuoi dire in realtà assumere una posizione antidemocratica.
Gravissimi compiti sono di fronte ai partiti antifascisti nell’ora presente. Si tratta di assicurare il trionfo dell’insurrezione nazionale, di cacciare i tedeschi e di rovesciare il governo fantoccio di Mussolini. Si tratta di fare immediatamente fronte prima dell’arrivo delle forze alleate, nelle regioni che saranno liberate, a gravissimi problemi di governo.
Questi problemi non potranno essere risolti senza la collaborazione attiva e creatrice delle grandi. masse popolari. Solo degli organi di potere popolare creati dalle forze che hanno combattuto la battaglia liberatrice, forti dell’appoggio e della fiducia delle masse, e che di queste sappiano esprimere i bisogni e le aspirazioni, potranno fronteggiare la gravissima situazione.
I Comitati di Liberazione Nazionale potranno assolvere al loro compito di direzione politica del movimento solo se sapranno mantenere il più stretto collegamento con le masse in lotta e favorire ed appoggiare la formazione di questi nuovi organi di potere popolare.
Si profilano così, ancora in mezzo al fumo del campo di battaglia, i lineamenti di quella che sarà la nuova democrazia’ italiana. n carattere di un regime democratico non è dato tanto dalla forma dei suoi istituti, quanto dai rapporti tra le varie forze, dai modi della vita politica, e, sostanzialmente, dal grado di reale partecipazione a questa delle grandi masse popolari.
La democrazia prefascista fu facilmente battuta dalla reazione fascista appunto perché debole era il peso delle masse popolari, scarso il legame tra istituti e masse. La democrazia di domani sarà forte invece ed aperta a tutti i progressi politici e sociali perché creazione del popolo stesso, creazione che già va attuando nei duri cimenti e nei gloriosi sacrifici della lotta per la liberazione della Patria.

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