Offerta della dittatura militare Toscana al re di Sardegna

Nota del Governo Provvisorio della Toscana a Cavour per offrire la dittatura militare della Toscana al Re di Sardegna

Firenze, 28 Aprile 1859.
ECCELLENZA,
I gravi movimenti che si sono compiuti in Toscana in questi ultimi giorni e segnatamente nella giornata di jeri, sono a quest’ora a cognizione dell’Eccellenza Vostra.
Il sentimento della indipendenza nazionale e l’ardente desiderio di concorrere a riscattarla nella gran lotta che si sta preparando, hanno dato luogo ad un movimento unanime irresistibile, un movimento a cui senza distinzione tutte le classi della società hanno con entusiasmo partecipato. Al seguito del medesimo, Leopoldo Secondo ha dichiarato di volere abbandonare la Toscana, e l’ha abbandonata di fatti, lasciando così il paese senza Governo, e in balia di se stesso. Il paese è stato ammirabile di ordine e di concordia. Immediatamente però il Municipio, unica Autorità che rimanesse con legiltimità di mandato, prendendo le redini della cosa pubblica, ha nominato una Giunta Governativa delle persone dei tre sottoscritti.
Il Governo Toscano attuale è pertanto una emanazione della Autorità municipale; è puramente e semplicemente un Governo di fatto istituito pei bisogni della pubblica sicurezza. Egli sente però tutto il peso di questa gravissima responsabilità, e desidera in cosi solenni momenti di abbreviarne la durata.
La gran mutazione di cose avvenuta in Toscana ha proceduto, siccome avemmo già l’onore di esporre all’Eccellenza Vostra, da un solo movente; il desiderio di concorrere alla guerra che va a combattersi per la indipendenza italiana, di parteci pare ai sacrifizj della lotta ed alla gloria del nazionale riscatto.
Questo essendo stato il carattere esclusivo del movimento compiutosi in Toscana, a chi meglio potrebbero provvisoriamente affidarsi i suoi destini se non al Governo di S. M. il Re di Sardegna, che a si nobile causa tante prove ha già date della sua lealtà, e di cui la condotta e la generosa attitudine ispirano a tutte le popolazioni della Penisola una cosi illimitata fiducia?
In questo profondo convincimento pertanto i Sottoscritti pregano l’E. V. a volersi fare organo presso S. M. il Re Vittorio Emanuele, Suo Augusto Signore, della rispettosa loro domanda, che piaccia, cioè, alla prelodata Maestà Sua assumere la Dittatura della Toscana, fintantochè durerà la guerra contro il nemico comune. La Toscana conserverebbe frattanto anche in questo periodo transitorio la sua autonomia, un’Amministrazione indipendente da quella della Sardegna, ed il suo assetto definitivo dovrebbe aver luogo a guerra finita, e quando sarà proceduto all’ordinamento generale d’Italia. È una specie di tutela che s’invoca nell’interesse della Toscana non solo, ma della Causa comune, e la profonda affezione che a questa causa ha costantemente dimostrato la Maestà del Re Vittorio Emanuele c’ispirano la fiducia della sua accettazione.
Questi sono i nostri voli, queste le nostre domande; non crediamo andare errati affermando esser questi i voti e le domande della Toscana tutta.
Di tali sentimenti poi abbiamo l’onore di pregarla, signor Conte, di farsi intermediario presso S. M. il Re Vittorio Emanuele, comunicandoci a suo tempo le di lui auguste determinazioni.
I sottoscritti si pregiano di offrire a Vostra Eccellenza i sensi della loro più alta considerazione.


Cav. UBALDINO PERUZZI
Avv. VINCENZO MALENCHINI
Magg. ALESSANDRO DANZINI.

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