Ordine del giorno socialista sulla guerra del giugno 1915

Ordine del giorno della Direzione del Partito Socialista dopo la guerra (del 17 giugno 1915)

Categoria: Socialisti

La Direzione:
Constatato che l’indirizzo del Partito fino alla dichiarazione di guerra venne riassunto nel manifesto della Direzione e nel discorso di Filippo Turati alla Camera, manifesto e discorso che ebbero l’unanime consenso del Partito:
considerato che dopo la dichiarazione di guerra, la situazione profondamente mutata per le soppresse libertà di stampa e di riunione, per la impossibilità nelle organizzazioni economiche di promuovere agitazioni a difesa degli interessi operai, per l’estrema difficoltà di propaganda e dell’azione socialista, della resistenza contro i tentativi di quanti vorrebbero approfittare del momento allo scopo di ricacciare i lavoratori dalle posizioni conquistate, per i maggiori bisogni improvvisamente sorti in tutte le famiglie, per l’anormalità della vita politica e sociale creata al Partito ed al proletariato;
considerato che questa mutata situazione suggerisce al Partito particolari atteggiamenti nella continuità dell’indirizzo;
considerato che la lotta di classe non ha subito e non subisce sosta alcuna, ma si agita anche in questi giorni eccezionali;
ritenuto che in ogni tempo, ma più specialmente durante il periodo di guerra, l’opera del Partito deve svolgersi in modo armonico attraverso le funzioni specifiche dei suoi organi: Direzione, Gruppo parlamentare, Sezioni, Giornale,
la Direzione richiama le Sezioni ed i compagni a ricordare che costantemente e concordemente fin qui il Partito affermò il fermo proposito di mantenere alla sua azione il più rigido indirizzo di classe, delibera:
1.° di continuare la propaganda delle ragioni prime del nostro Partito;
2.° di coordinare le forze socialiste per fronteggiare la risorgente reazione;
3.° di presidiare le organizzazioni politiche ed economiche, vegliando al loro mantenimento e sviluppo;
4.° di difendere gli interessi immediati del lavoratori costretti alla guerra;
5.° di reclamare che i pesi maggiori della situazione siano subiti dallo classi più abbienti, esigendo che lupara di assistenza da compiuta non come Insufficiente azione benefica di carità da singoli Comitati autonomi ma quale doveroso tributo dello Stato.
In base a questi criteri, fa obbligo allo Sezioni di costituirai in tolte le località in Comitati di aiuto, consiglio, difesa delle organizzazioni economiche, conservare più del passato il contatto coi lavoratori e colle loro famiglie, diffondere, come possono, i principi fondamentali del socialismo, arginare le insana seminagione di odio di popoli contro popoli, di razza contro razza.
Sui Comitati di Assistenza richiama I socialisti italiani:
a) dove sono maggioranza, a Tonnare e fare funzionare il Comitato di assistenza per le vittime della guerra, per provvedimenti annonari, accaparramento di grano, ribasso di fitti, rialzo di mercedi, risoluzione di vertenze, uffici di collocamento, più efficaci misure a favore delle vedove e degli orfani ecc., intendendo con questo di non rinunziare art alcuna delle ragioni del Partilo, ma di fare opera di solidarietà umana;
b) nei Comuni non socialisti e dove la minoranza e le Sezioni sono chiamate a partecipare ai Comitati di assistenza, i compagni possono entrarvi alla condizione che ne abbiano il consenso delle rispettive Sezioni e purché separino la la loro responsabilità da eventuali atti dei detti Comitati contrari alla politica del Partito;
c) là dove i Comitati di Assistenza non sono composti in maggioranza dai socialisti, le Sezioni devono compiere opera di Comitati di controllo al fine di difendere i bisogni del lavoratori sia presso i Comitati di Assistenza, sia presso i pubblici poteri.
La Direzione infine è sicura che le Sezioni ed i compagni tutti manterranno consapevolmente quella disciplina e quella compattezza che consentirà domani al Partito, chiusa la sanguinosa e tragica parentesi, di affrontare con forza e saldezza le nuove situazioni che lo guerra avrà creato.

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