Proclama del Commissario per le Romagne

Proclama del Regio Commessario Straordinario per le Romagne Massimo d’Azeglio

POPOLI DELLE ROMAGNE,
La vittoria vi ebbe liberati appena dalla occupazione austriaca e voi pronti sempre alla lotta ed al sacrificio, non tardaste un momento ad offrire il vostro braccio alla Italia.
Il re Vittorio Emanuele, che, a fianco del nostro grande al lealo l’Imperatore dei Francesi, combatte ora l’ultime battaglie dell’indipendenza, udiva la vostra voce, ed egli mi manda suo commissario fra voi.
Io non vengo a pregiudicare questioni politiche o di dominio intempestive; vengo a porre in opera in queste elette provincie il sapiente consiglio, non mai abbastanza ripetuto e lodato, di Napoleone III: Fatevi oggi soldati se volete domani diventar cittadini liberi ed indipendenti.
Le nazioni non si rigenerano nei canti e nelle allegrezze, ma nei travagli e nei pericoli.
Volle Iddio che l’indipendenza e la libertà, supremi beni, co stassero all’uomo supremi sacrificii.
Io dunque non v’invito a pace ed a riposo, ma a guerra e fatica; non a gioie nè a feste, ma a sacrificii e patimenti. Non vi porto licenza, ma ordine e disciplina.
Io non vengo nuovo tra voi.
Da un pezzo mi dolgo de’ vostri mali ed ammiro la vostra fermezza nel soffrirli, la vostra costanza a mantener viva ne’ cuori la fede nell’avvenire del sangue latino. So bene che a voi non si convengono lusinghe, ma virili e franche parole, ed io franco vi parlo.
Se saprete obbedire, saprete combattere e vincere. Se avrete disciplina quanto avete coraggio, sarete fra i primi soldati del mondo.
Ma la disciplina e l’ordine non possono metter radici dove ardono le discordie.
Voi già le sapeste vincere; più non n’esiste traccia tra voi.
Lo sa l’Italia e ne gode: re Vittorio Emanuele ve ne rin grazia.
Siano dunque bandite per sempre.
Iddio fece l’uomo libero delle proprie opinioni, siano politi che, siano religiose. Chi si volesse fare arbitro delle altrui colla violenza, usurperebbe il più ricco dono fatto all’uomo dal suo Creatore, imporrebbe la più abbietta delle schiavitù.
Oblio sulle amare memorie del passato. Datevi tutti la mano come fratelli, e pensate che nel volersi far libera e di propria ragione, tutta l’Italia è concorde in un sol volere.
Sia questa la vittoriosa risposta degli Italiani all’antica accusa che li dichiara incapaci, perchè discordi, di divenire po polo libero ed indipendente.
Concorrete a smentirla, e mostrate che non siete, come gridavano i vostri nemici, uomini insofferenti di legge e di freno, ma insofferenti soltanto dell’ingiusto e vergognoso giogo stra niero.
Viva Vittorio Emanuele e l’Indipendenza Italiana!
Bologna, 11 Luglio 1859.

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