Proclama del Commissario straordinario del Governo Sardo

Proclama del Commissario straordinario del Governo Sardo. – 11 luglio 1859

Popoli delle Romagne, La vittoria v’ebbe liberati appena dall’occupazione austriaca, e Voi, pronti sempre alla lotta ed al sacrificio, non tardaste un momento ad offrire il vostro braccio all’Italia.
Il Re Vittorio Emanuele, che a fianco del nostro grande alleato l’Imperatore de Francesi combatte ora le ultime battaglie dell’indipendenza, udiva la vostra voce, ed Egli mi manda Suo Commissario fra Voi.
Io non vengo a pregiudicare quistioni politiche o di dominio, oggi intempestive; vengo a porre in opera in queste elette Provincie il sapiente consiglio non mai abbastanza ripetuto e lodato di Napoleone III: Fatevi oggi soldati se volete domani diventar cittadini liberi ed indipendenti.
Le nazioni non si rigenerano nei canti e nelle allegrezze, ma nei tra vagli e nei pericoli.
Volle Iddio che l’indipendenza e la libertà, supremi beni, costassero al l’uomo supremi sacrifici.
Io dunque non vi invito a pace oda riposo ma a guerra e fatica. Non a gioie né a feste ma a sacrifici e patimenti. Non vi porto licenza ma ordine e disciplina.
Io non vengo nuovo tra Voi.
Da un pezzo mi dolgo de’ vostri mali ed ammiro la vostra fermezza nel soffrirli, la vostra costanza a mantener viva né cuori la fede nell’avvenire del Sangue latino. So bene che a Voi non si convengono lusinghe ma virili e franche parole, ed io franco vi parlo.
Se saprete obbedire, saprete combattere e vincere. Se avrete disciplina quanto avete coraggio, sarete fra i primi soldati del mondo.
Ma la disciplina e l’ordine non possono metter radici dove ardono le discordie.
Voi già le sapeste vincere; più non ne esiste traccia tra voi.
Lo sa l’Italia e ne gode: Re Vittorio Emanuele ve ne ringrazia.
Siano dunque bandite per sempre.
Iddio fece l’uomo libero delle proprie opinioni, siano politiche siano religiose. Chi si volesse fare arbitro delle altrui colla violenza usurperebbe il più ricco dono fatto all’uomo dal suo Creatore, imporrebbe la più abbietta delle schiavitù.
Obblio sulle amare memorie del passato. Datevi tutti la mano come fratelli, e pensate che, nel volersi far libera e di propria ragione, tutta l’Italia è concorde in un solo volere.
Sia questa la vittoriosa risposta degl’Italiani all’antica accusa che li dichiarava incapaci, perché discordi, di divenire popolo libero ed indipendente.
Concorrete a smentirla, e mostrate che non siete, come gridavano i vostri nemici, insofferenti di legge e di freno ma insofferenti soltanto dell’ingiusto e vergognoso giogo straniero.
Viva Vittorio Emanuele e l’Indipendenza Italiana!


Bologna, 11 luglio 1859.
MASSIMO D’AZEGLIO

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