Proclama del Feld-Maresciallo Di Bellegarde agli Italiani

Proclama del Feld-Maresciallo Di Bellegarde agli Italiani emanato al passaggio dell’Adige li 5 febbraio 1814

POPOLI ITALIANI,
Fra tutte le nazioni che curvarono il collo sotto il giogo dell’ambizione di Bonaparte, voi siete gli ultimi ad esser chiamati a libertà.
Il nemico aveva invasa l’Alemagna, e in Alemagna furono portati i primi colpi dalle grandi potenze alleate: le giornate memorabili di Lipsia decisero della sorte dell’Europa: i popoli del Nord furono per i primi liberati, ma ormai per tutti è finita la schiavitù, ed ora i popoli italiani sono chiamati a godere anch’essi dei benefizi dell’indipendenza. Italiani, non furono prima decisi i destini dell’Alemagna, che il mio illustre signore, l’Imperatore, volse il benigno suo sguardo su di voi, che mai non cessaste di essere cari al suo cuore.
La vittoria condusse le sue armi sull’Adige: il vostro vantaggio c’impedì finora di progredire. L’interesse dell’imperatore, per quanto vi riguarda, non permise di esporvi ai pericoli di una guerra in cui il nemico poteva ancora trovare molte risorse. Si volle quindi apparecchiare ciò ch’era necessario per rendere ogni resistenza senza frutto e risparmiarvi i mali di una guerra troppo lunga.
Le sue valorose legioni volarono dai campi vittoriosi della Sassonia alle vostre frontiere, e intanto S. M. il re di Napoli si decise di unire la sua armata con quella dei monarchi confederati per cooperare con tutte le sue forze ed i suoi talenti al conquisto della pace. Perciò la sorte d’Italia non può più essere dubbiosa. Noi passammo l’Adige: noi entrammo nel vostro paese; noi siamo vostri i liberatori,che non richiederemo se non ciò che è indispensabile al nostro cammino e al nostro vitto. Veniamo a proteggere dritti legittimi e a ristabilire ciò che la forza e l’orgoglio hanno abbattuto.
Noi vi chiamiamo alla comune difesa: è giunto il giorno in cui l’Italia come le altre nazioni, debbe far prova di forza e di coraggio. Egli è tempo che le alpi nuovamente insuperbiscano dei loro gioghi inaccessi e formino una barriera impenetrabile: è tempo che queste strade costrutte per introdurre nel vostro paese la schiavitù, siano distrutte.
Piemontesi, cui la natura e il coraggio diedero di essere il baluardo della felice Italia, vedrete voi ancora una volta i Galli sul Campidoglio col loro Brenno servirsi soltanto della spada per accrescere il peso dei tributi? Impugnate le armi e raccoglietevi sotto lo stendardo del vostro Re, la cui energia e perseveranza ne sono garanti che ritorneranno quei tempi di possanza e di prosperità di cui avete gioito sotto l’inclita Casa di Savoia.
Illustri Toscani, popolo saggio e fedele, sollevate il capo giulivi. Se per un istante le nostre armi turbano le vostre pacifiche dimore, ciò sarà solo per rendervi a quel governo paterno che non cessaste di desiderare. Unitevi a noi, e ben presto vedrete nuovamente tra voi il vostro principe adorato e con lui torneranno le belle arti, le finanze e la pubblica prosperità.
Popoli italiani, il volere dei magnanimi alleati si è di ristabilire, tanto quanto le circostanze il permettano, l’antico e rispettabile edifizio dei governi a cui l’Europa per sì lungo tempo fu debitrice della sua gloria e prosperità.
Voi vedrete rifiorire tra voi quell’antica e illustre Casa d’Este, le cui gloriose memorie sono la più bell’epoca della vostra storia. Questa città immortale, che fu due volte la prima città del inondo, non sarà più la seconda di un impero straniero. Capitale del mondo cristiano, ella risorgerà con nuovo splendore.
A mano a mano che il vostro territorio sarà purgato degli stranieri oppressori, i vostri governi saranno ristabiliti senza scosse, senza violenze e con le istituzioni volute dai luoghi.


Dato a Verona li 8 febbraio 1814.
Firmato: Conte di Bellegarde
feld-maresciallo.

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