Proclama del Governatore Generale delle Romagne

Proclama del nuovo Governatore Generale delle Romagne, cavaliere Luigi Farini.

9 novembre 1859,
REGNANDO S. M. VITTORIO EMANUELE Il
RE DI SARDEGNA ecc. ecc.

IL DITTATORE DELLE PROVINCIE MODENESI E PARMENSI
Incaricato del Governo delle Romagne

Concittadini,
Assumo con piena fiducia nell’affetto vostro la temporanea podestà che i Rappresentanti del popolo mi hanno conferito.
Mi dà coraggio la certezza che non vi può essere dissenso fra la mia coscienza e la vostra, perché noi abbia mo comuni gl’intendimenti, comune il fine; comune avremo la costanza e, se bisogni, l’ardire.
La fede nel nostro diritto e nel compimento degl’italici destini rinvigorisce ad ogni prova l’animo mio. La miglior parte della mia autorità è in voi stessi, o miei concittadini, è nella opinione formata da Voi, quanti siete onesti uomini e provati patriotti: io non vengo che a darvi, di gran cuore, intiera l’opera mia per aiutarvi a superare le difficoltà ed i pericoli.
Indarno i nostri nemici tessono trama di calunnie; le armi sleali verranno a spuntarsi contro il fermo proponimento della fraterna concordia, della disciplina, della fortezza civile.
L’Europa sa che, cattolici, voi appartenete alla Chiesa come i cattolici di tutte le altre Nazioni, ma che, come Italiani, volete appartenere alla vostra Nazione. Voi volete appartenere all’Italia, volete amarla, difenderla e prosperarla con entusiasmo di sacrificio e con carità di figliuoli. Questi nobili affetti sono posti da Dio stesso nell’anima nostra, come in quella di tutti i popoli, né può dirsi custode della morale e dell’ordine pubblico quel Governo che, condannando l’amor di patria e contrastando l’esercizio delle virtù pubbliche, riesce a di struggere anche le virtù private.
Voi non volete più di quello che tutti i popoli civili hanno voluto ed acquistato: la libertà del pensiero e della coscienza, la libertà e l’eguaglianza civile, la pratica di quei principii che formano la base del diritto pubblico della grande Nazione che, guidata dal suo glorioso Capo, sparse il sangue per noi, invitandoci ad essere soldati dell’indipendenza sotto la bandiera di Vittorio Emanuele per essere liberi cittadini della Patria nostra.
L’Europa sa che essa può comporre in pace l’Italia purché l’Italia sia degli Italiani; l’Europa sa che noi siamo pronti alle debite guarentigie di riposo, ma oramai sa pure che i popoli delle Romagne, se inutili fossero la longanimità ed il senno, prima di piegarsi al giogo sentirebbe giunto il momento di non pigliare consiglio che dalla giustizia e dall’onore.


Dato in Modena dal Palazzo Nazionale, li 9 novembre 1859.
FARINI

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