Protesta dei Commissari straordinari contro la Convenzione d’armistizio

Protesta de’ Commissari straordinarii contro la Convenzione d’armistizio e di evacuazione militare della Venezia

Per approfondire: Cronologia di Venezia

11 agosto 1848.
Questo giorno 11 agosto 1848, ora 1 pom.
a Venezia,
Nelle stanze di abitazione del marchese Colli nel Palazzo nazionale, Raccoltisi con esso lui il cavaliere Cibrario, l’avvocato Castelli, i consultori Camerata, Paulucci, Martinengo, Cavedalis, Reali:
Castelli ha data comunicazione del dispaccio quest’oggi ricevuto dal generale Welden, contenente una Convenzione d’armistizio tra l’armata imperiale e il Re di Sardegna, per effetto della quale Venezia dovrebb’essere evacuata dalle truppe e dalla flotta di Sardegna.
I tre Commissari hanno dichiarato che non potevano prestar fede a simile notizia; ma, pel caso che fosse vera, il marchese Colli e il cavaliere Cibrario dichiararono energicamente e con italiana commozione, divisa da tutti gli altri, che mai non si presterebbero a partecipare menomamente ad atto che tanto ripugna ai loro sentimenti, quale sarebbe la consegna di Venezia; che dal momento in cui ricevessero notizia ufficiale di tale Convenzione considererebbero il loro mandato come cessato, e Venezia restituita alla condizione politica in cui era al momento della fusione; che quindi Venezia sarebbe libera di agire, come Stato indipendente, nel modo che credesse più utile alla causa propria ed italiana, valendosi o no della loro cooperazione come privati cittadini, cooperazione ch’essi deplorano nel profondo del cuore che possa ridursi a proporzioni meramente private.
Castelli ha detto con tutta la forza della sua anima che la Convenzione di cui si tratta sarebbe nulla per lo stesso patto della fusione, non potendo decidersi delle sorti del paese senza l’adesione della Consulta:
che in ogni modo l’abbandono di Venezia da parte del Re la riporrebbe nello stato di prima, sicché resterebbe nulla e come non avvenuta la fusione e mai cessata la sovranità della Repubblica, la quale non sarebbe cessata che a condizioni non seguite:
che ciò dichiarava e protestava da questo momento perché Venezia, nata libera e tale durata sinché fu oppressa dalla forza, e poi dopo 50 anni rivendicatasi in libertà per Convenzione che fece sgombrare i suoi occupatori, non ha per la prima volta dalle sue origini fatto adesione ad una Monarchia che ad un patto rimasto inefficace, sicché la causa della sua libertà originaria rimane integra, e potrà soccombere unicamente alle violenze che non lasciano perire i diritti.
I Commissarii piemontesi, aderendo piena mente a tale dichiarazione, hanno fatto osservare che nella triste previsione da cui siamo minacciati importa fin d’ora di accrescere immediatamente i mezzi di difesa; e perciò propongono
1° che si adottino immediatamente le proposte del Comitato di vigilanza relativamente alla rigorosa chiusura di tutti i varchi che mettono nelle lagune;
2º che al primo desiderio espresso dal popolo di un Comitato di difesa si crei per mezzo dell’Assemblea de’ Deputati, da convocarsi a tal effetto.
Alle quali proposte applaudirono subito Castelli colla Consulta, essendo stato unanimemente risoluto che al primo annuncio ufficiale l’Assemblea sia convocata per l’indomani.

COLLI – CIBRARIO – CASTELLI
Ant. PAULUCCI

/ 5
Grazie per aver votato!

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *