Nota Ufficiale del Sig. Conte di Pralormo data agli 8 Maggio 1854 all’Emo Sig. Card. Segretario di Stato.
Fino dal mese di Gennajo ultimo ricevette dal Real Suo Governo il Sottoscritto Ministro Residente di S. M. il Re di Sardegna presso la Santa Sede, l’ordine di recare a cognizione di Sua Eminenza Reverendissima il signor Cardinale Antonelli Segretario di Stato di Sua Santità, in risposta alla sua Nota ufficiale del 1 Dicembre 1853, ed in conformità del desiderio ivi esternato dal Santo Padre, che il medesimo Reale Governo, vivamente bramando di dare alla Santità Sua una prova del suo filiale rispetto per la Sua Sacra Persona e per la Santa Sede, come pure animato dalla speranza di poter condurre alfine ambito l’opera di conciliazione già stata altra volta tentata, si era determinato a intavolare le necessarie trattative per addivenire colla maggior possibile sollecitudine ad un compiuto accordo intorno al riordinamento delle cose Ecclesiastiche nei R. Stati, come per comporre in modo definitivo le differenze in questi ultimi anni insorte fra le due Alte Potestà; e che fino dalli 9. dello scorso Febbrajo si era degnata la prefata M. S. di firmare i pieni poteri coi quali veniva lo Scrivente autorizzato a negoziare e a conchiudere quell’accordo medesimo.
Ma i dolorosi avvenimenti di famiglia, ben noti all’Eminenza Sua Reverendissima che da quell’epoca insino ad ora tolsero quasi totalmente il Sottoscritto al disimpegno delle affidategli funzioni, lo costrinsero a soprassedere suo malgrado all’esecuzione degli ordini precisi che dalla Real Sua Corte gli erano stati iteratamente compartiti ed a frapporre un nuovo ritardo all’iniziamento delle negoziazioni. Tanto ha voluto chi Scrive esporre all’Emo e e Revmo Segretario di Stato affinché non potesse tale tardanza dalla Santa Sede venir imputata a difetto di vo lontà per parte del R. Governo Sardo nel corrispondere al desiderio espresso dalla succitata Nota dell’Eminenza Sua Reverendissima.
Per quanto poi concerne la dilazione d’oltre un anno che si dovette interporre fra la cessazione dei Negoziati e l’emanazione di nuovi Pieni poteri conferiti al Sottoscritto, dilazione che forma nella stessa Nota il soggetto di lagnanze per parte dell’Eminenza Sua Reverendissima, non meno della Santa Sede né è stato dolente il Governo di S. M. Sarda senza ch’ei creda che di tal ritardo gli si possa far giustamente censura, siccome per parte sua egli fu ben lontano dall’ascrivere a carico della S. Sede se la presentazione del controprogetto in opposizione a quello stato dal Regio Plenipotenziario proposta fin dall’esordire delle trattative non poté effettuarsi se non dopo un ritardo di molti mesi ed allorché il Conte Bertone già erasi assentato da Roma.
Uno degli oggetti principali delle trattative dovendo essere l’introduzione di alcune riforme e di nuovi ordinamenti nelle condizioni del patrimonio temporale di cui è provveduta la Chiesa nei R. Stati, era indispensabile di avere una precisa e positiva conoscenza delle medesime. Perciò fino dal 1850 veniva istituita una Commissione affinché determinasse l’ammontare esatto dell’asse Ecclesiastico e la ripartizione di esso; ma non ostante l’opera solerte ed indefessa dei membri che la componevano, essa non poté prima del cadere dello scorso anno recare a compimento un tale lavoro. La necessità adunque di stabilire le trattative sopra gli elementi positivi che ora si disse, e la difficoltà di riunire l’immensa quantità di materiali che si esigevano per determinare questi stessi elementi ampiamente giustificano il R Governo dalla taccia d’aver tardato a iniziare le trattative e sono anzi una prova del suo sincero desiderio di condurle poscia più prontamente a buon termine con allontanare quegli incagli che avrebbero potuto nascere dalla mancanza di conoscenza dello stato reale delle cose.
Non è d’altronde intenzione del Sottoscritto di entrare qui in recriminazioni che non potrebbero se non rendere più disagevole lo scioglimento d’ogni vertenza; nell’astener si pertanto dal rispondere alle varie osservazioni che nella citata Nota del primo Dicembre potrebbero dar luogo a discussione, egli va lieto di potere invece esternare all’Eminenza Sua Reverendissima tutta la sincera soddisfazione che Ei prova nell’esser stato chiamato dalla confidenza del R. Suo Governo a contribuire ad un’opera di tanta importanza qual si è il ristabilimento di quella buona armonia e di quella perfetta intelligenza colla S. Sede che la Real Casa di Savoja si è sempre gloriata di conservare, come eziandio si compiace lo Scrivente di esprimere alla medesima Eminenza Sua Reverendissi ma la ferma fiducia da esso nutrita che la benignità dell’animo paterno di Sua Santità e la lealtà delle conciliative intenzioni del R. Governo varranno ad appianare la via alle Trattative e render facile la conclusione del relativo accordo.
In attesa pertanto di un cenno di riscontro dell’Eminenza Sua Reverendissima che gli faccia conoscere il Personaggio che sarà stato dalla Santità del Sommo Pontefice destinato a rappresentare la S. Sede nelle negoziazioni, pregiasi lo Scrivente di rinnovarle gli atti del profondissimo suo ossequio.
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