Ultimo proclama del governo provvisorio toscano del 1859

Proclama con cui il Governo Provvisorio dichiara compìto il suo ufficio.

TOSCANI.
Il Governo Provvisorio ha oramai compìto l’ufficio suo, e trasmette oggi il potere al Commissario del Re Vittorio Emanuele. Se esso abbia sodisfatto al difficile mandato che il paese gli conferiva in uno di quei momenti solenni nei quali i popoli dopo avere indarno supplicato, levano alto la voce e comandano, giudicherà la Toscana. Sorto per necessità delle cose dagli avvenimenti del 27 Aprile, il Governo Provvisorio obbediente al grido di Guerra Nazionale che aveva scosso tutti i cuori in quel giorno memorabile, dovè innanzi tutto apparecchiare le armi, e stringersi al Re magnanimo, che erasi levato propugnatore dell’Indipendenza d’Italia. Se la dittatura non potè essere accettata nei termini in cui fu profferta, la Toscana ha però di che rassicurarsi, nel pensiero che le sue armi, unite al l’esercito italiano, avranno per duce supremo il Re che combatte per la comune patria; mentre lo Stato da Lui preso in protezione e retto da un Commissario da Lui nominato, censerverà l’esser suo per serbarsi intatto ai destini che gli competeranno nel futuro ordinamento d’Italia.
Toscani! L’assunto del Governo Provvisorio in un paese come è il nostro, senza istituzioni e senza autorità rispettata, ove tutto cadeva al mancare del supremo potere che solo ambiva di bastare a tutto, era oltre modo arduo; e si deve al vostro unanime e spontaneo concorso, se la riuscita ha coronato i comuni sforzi. Grazie ne siano rese al popolo, che anche nei maggiori commovimenti non si macchiò neppure di una violenza, e che appena soddisfatto nei suoi legittimi voti, tornò tranquillo alle sue la boriose consuetudini. Grazie ne siano rese alla Milizia, che appena avuta la bandiera nazionale, si ricompose nei suoi ordini, e mostrò a tutti quale animo la muovesse nel protestare di non volersi dividere dalla Nazione di cui si sentiva braccio validissimo.
Toscani ! Il Governo Provvisorio si accomiata davoi, sicuro che saprete mantenervi quali finora vi mostraste. I fati d’Italia si decidono sulle rive del Ticino e del Po: là mirino i vostri sguardi, là s’indirizzino i voti e le speranze. In così ammirabile concordia di voleri e di Atti, chi proferisce una parola di divisione, chi tenta soffocare colle ire di parte questi sacri entusiasmi, è traditore della Patria. Il 27 Aprile, al rompersi della Guerra Nazionale, dichiaraste apertamente di voler essere Italiani e indipendenti: non smentite quelle solenni promesse fatte al cospetto d’Italia e d’Europa; e al Governo Provvisorio, che ora cede il luogo a più stabile reggimento, rimarrà il conforto di avervi aperto una via, nella quale dovete ormai procedere con coraggiosa virtù, per dovere di Cittadini, per dignità di uomini liberi.


Firenze, li undici Maggio milleottocentocinquantanove.
Cav. UBALDINO PERUZZI
AVV. VINCENZO MALENCHINI
Magg. ALESSANDRO DANZINI.

/ 5
Grazie per aver votato!

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *