Appello ai tedeschi del Comitato Democratico

Appello ai tedeschi del Comitato Democratico Europeo del 1850

COMITATO DEMOCRATICO EUROPEO.
Alemanni!
Le vostre insurrezioni del 1848 hanno provato che voi sapevate infiammarvi pei grandi principii di libertà che splendono sull’Umanità. E lo provarono i martiri che ovunque si combatteva per quei principii voi cacciaste a rappresentarvi. Il core della Germania balte in armonia col core della Polonia, dell’Italia, dell’Ungheria, della Francia.
Voi foste vinti perché non intendeste abbastanza che solamente dalla caduta dei molti vostri tiranni potea sorgere la vostra unità nazionale; che sola una democrazia indivisibile ed una potea darvi libertà e indipendenza; che la nazione tedesca non poteva ottenere esistenza a danno d’altre nazioni; che l’unione europea degli altri popoli, lutti egualmente indipendenti e liberi, poteva sola costituirla legittima e sacra.
L’insegnamento è doloroso davvero. I despoti che non v’affrettaste a rovesciare, v’hanno venduti alla Russia.
Si; dissidii, distruzione della vostra libertà, rovina della vostra indipendenza, oppressione, umiliazione, voi dovete tutto ai vostri padroni fatti vassalli allo Czar.
Che son’ essi i piccoli eserciti dei vostri principi sé non divisioni del grande esercito russo preparato ad invadervi? Chi sono quegli Austriaci, quei Bavaresi, quei Prussiani ch’oggi concentrano le loro forze, sé non soldati della Russia sotto assise e bandiere diverse?
D’onde sé non da Pietroburgo move la voce che né dirige le mosse?
Se voi non foste pronti a tentare uno sforzo sublime, la conquista della Germania per opera della Russia potrebbe dirsi compiuta: dal Volga al Reno, dal Danubio alle sponde de Baltico, l’Europa sarebbe cosacca.
Non v’illudete. Lo Schleswig, pel quale tanto sangue di generosi è versato, l’Assia, dove un’esercito ha dato l’esempio memorabile di sagrificarsi pel diritto, costituiscono pei popoli questioni gravi, commovitrici: per le aristocrazie collegate, non sono che un gioco di sangue, un pretesto ch’è maschera ad altri progetti, e agevola ad esse la riunione di tutti i loro satelliti per meglio opprimervi.
Guardate al re di Prussia che sembra commoversi, davanti al grido popolare, a difendere l’onore d’una nazione e gli avanzi d’un meschino costituzionalismo: sapete voi ciò ch’ei medita? Trattare, prepararsi una via di retrocedere, di sembrare forzato a cedere, sotto la minaccia del numero, alle forze irresistibili dell’Austria, della Baviera e e della Russia.
E s’egli mai venisse trascinato dalla corrente a moversi in armi, sapete dov’ei moverebbe? A una disfatta preparata, concertata. Voi forse sentirete, fra non molto, suonare il grido di tradimento. Guglielmo di Prussia risusciterà Carlo Alberto di Savoia. Ei cerca, non una vittoria che produrrebbe una rivoluzione, ma un rovescio che gli sérbi il trono.
Non v’ha dunque incertezza. Da un lato stanno l’assolutismo, l’oppressione brutale: dall’altro, la libertà, la democrazia. E la battaglia è vicina.
Si tratta d’essere democratici o russi: il resto è finzione.
In tal condizione di cose, qual è il dover vostro, Alemanni?
Liberarvi dai vostri tiranni che servono alla politica russa.
Vogliono farvi schiavi dello straniero? Benedite or voi il giorno che vi apre via, purché sappiate esser sublimi di volontà, d’emanciparvi a un tempo dai nemici della vostra indipendenza e dei vostri diritti di cittadini di essere liberi, o Alemanni, voi dovete ricordarvi che foste i Franchi!
I padri vostri, erano, al dire di Tacito, invincibili perché uniti: i loro battaglioni non si formavano, di congiunto in congiunto, che dei membri d’una sola famiglia.
Soffocate, com’essi, tutte divisioni fra voi. Non abbiate che una famiglia, la Democrazia:
non abbiate che un nome: Repubblica Germanica!
nelle valli, di collina in collina, non s’oda che un canto: il canto dell’indipendenza nazionale, il canto de’ vecchi bardi germanici; e vincerete voi pure!


Londra, 13 novembre 1850.
LEDRU ROLLIN.
Gius. MAZZINI.
A. DARASZ.
ARNOLDO RUGE.

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