Mario Appelius

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Mario Appelius, giornalista e fascista

Categoria: Saggi biografici

Il giornalista e fascista Mario Appelius nacque ad Arezzo il 29 luglio 1892 da Giuseppe (capitano dei carabinieri e cavaliere), appartenente ad una famiglia di origine prussiana, e Margherita Frigerio; Mario era il primo figlio dei quattro della coppia, gli altri erano Guido, Elda e Marisa.
Raggiunti i quindici anni, interruppe gli studi liceali e si imbarcò come mozzo su una nave mercantile (era un lettore di romanzi d’avventura di Salgari e Verne), dalla quale poi fuggì a causa della sua insofferenza verso la disciplina di bordo.
Viaggiò quindi per l’Africa e l’Estremo Oriente, esercitando vari mestieri: cameriere, impiegato, commesso viaggiatore e riusci a portare a termine gli studi superiori a New York; in Egitto, quando aveva ormai raggiunto i vent’anni, conseguì la licenza liceale in una scuola per stranieri, mentre lavorava come impiegato in una importante falegnameria, e poi fece il suo esordio nel settore giornalistico, collaborando al giornale in lingua italiana “Messaggero Egiziano”, poi collaborò inviando delle corrispondenze ai giornali “Tribuna”, “L’Epoca” e la “Tribuna coloniale”.
Tornato in Italia nel 1915, durante la prima guerra mondiale, qui si arruolò nella marina ma venne ricoverato in ospedale militare per tifo, qui rimase per sei mesi, poi visto il peggioramento delle condizioni di salute, mandato in licenza di convalescenza per un anno e infine riformato nel 1917 per epatite cronica tropicale.
Dopo il conflitto iniziò a scrivere per varie testate, anche rilevanti, come “Corriere di Puglia”, “Il Mattino”, “La Nazione”, “L’Europeo”, e “Il Popolo romano”; continuò anche a studiare e si laureò in legge a Roma, facoltà alla quale si era iscritto dopo la licenza liceale ottenuta in Egitto.
Nel 1922 aderì al fascismo ed entrò nella redazione del mussoliniano “Il Popolo d’Italia”. Sia grazie alla protezione di Arnaldo Mussolini, fratello di Benito e direttore del giornale, sia per la vivacità della sua prosa (era ritenuto dalle autorità del regime un “colorista di prim’ordine”[1]Tranfaglia, Ministri e giornalisti, pag.43.), divenne uno degli esponenti più in vista del giornalismo del regime.
Divenne quindi redattore, collaboratore o corrispondente di alcuni tra i maggiori giornali e periodici italiani come: “Il Popolo d’Italia” (Murialdi per questo giornale lo definisce “redattore viaggiante”[2]Murialdi, La stampa del regime fascista, pag. 26.), “La Gazzetta del Mezzogiorno”, “L’illustrazione Italiana”, “Augustea”. Pubblicò anche vari libri di viaggio e romanzi esotici, che ebbero una ampia popolarità.
Nel dicembre del 1929 venne inviato in Argentina (con l’appoggio di Arnaldo Mussolini), ove la colonia italiana superava ormai 1.800.000 persone per fondare a Buenos Aires il giornale in lingua italiana per gli emigrati “Il Mattino d’Italia” (divenendo un forte concorrente del giornale locale della comunità italiana “La Patria”), che iniziò ad uscire nel 1930 (la prima copia venne stampata il 21 maggio dalla rotativa del giornale “Última Hora”, prima che giungesse il materiale inviato dall’Italia), che diresse sino al maggio del 1933 (il giornale cesserà la pubblicazione nel 1944) quando riprese a collaborare al giornale mussoliniano per il quale già il 7 giugno partì come inviato nell’Estremo Oriente. Sotto la sua direzione il giornale puntò alla difesa dell’italianità e al mantenimento della coesione della italiana più che all’esaltazione del fascismo (l’approccio cambio nettamente e divenne maggiormente apologetico con il nuovo direttore Michele Intaglietta), oltre a promuovere i buoni rapporti tra Argentina e Italia.
Durante il viaggio in Estremo Oriente raccolse anche informazioni sulla tratta delle bianche e il commercio dell’oppio, pensando di pubblicare un libro inchiesta, ma venne bloccato dall’editore Mondadori, a cui lo aveva proposto, a causa delle restrizioni poste dal regime.
Come corrispondente di guerra de “Il Popolo d’Italia” e dell’Agenzia Stefani, Appelius partecipò come inviato alle campagne di Etiopia (da questo trasse il libro Il crollo dell’impero dei Negus) e di Spagna (qui fu affiancato da Luigi Barzini); dopo la conquista dell’Etiopia il suo nome venne preso in considerazione come responsabile del costituendo ufficio di Addis Abeba dell’Agenzia Stefani.
Riprese poi i viaggi nell’Estremo Oriente; le corrispondenze e i libri (in gran parte appunto dedicati ad Asia ed Africa come si può vedere consultando l’elenco dei libri da lui pubblicati riportato in appendice), in cui raccoglieva e rielaborava gli articoli, tendevano a rendere popolari in Italia quei paesi verso i quali l’interesse politico del fascismo si andava orientando con l’adesione al Patto anticomintem.
Dopo il ritorno in Italia approvò la politica razziale del regime e fu uno dei sostenitore del Manifesto della razza; nel 1939 tornò nuovamente in Spagna e qui conobbe quella che poi divenne la sua compagna e dalla quale ebbe tre figli, Esperanza Lopez Mena (aveva già avuto in Egitto una moglie, Amelia Delle Cese, e da questa un figlio, Giancarlo).
Durante la seconda guerra mondiale Appelius fu corrispondente della Agenzia Stefani in Polonia (da qui inviò un telegramma al “Popolo d’Italia”, ripreso anche dalla Stefani, in cui attribuiva il merito del successo tedesco e del crollo polacco all’impiego dei criteri bellici usati dalle forze italiane in Catalogna durante la Guerra civile spagnola), ad Amsterdam nella primavera del 1940 e in seguito in Francia (scrisse anche dei resoconti sulla linea Sigfrido ma vennero bloccati da Mussolini il 19 ottobre 1939).
Pubblicò quindi un libro sulla sconfitta della Polonia ad opera delle forze naziste e sovietiche, uno sulla sconfitta francese intitolato La tragedia della Francia: dalla superbia di ieri agli armistizi di oggi: cronache di guerra ed un altro sulle motivazioni della partecipazione italiana al conflitto intitolato Lotta sacra e inesorabile: perché combattiamo.
Ebbe quindi l’incarico, insieme con Giovanni Ansaldo (1895-1969), dei quotidiani commenti radiofonici per l’EIAR ai “fatti del giorno” (Commento ai fatti del giorno era il nome del programma) un programma serale che veniva trasmesso alle ore 20, sospeso nel 1939 e ripreso l’anno successivo (un altro programma radiofonico a cui partecipava erano I bollettini dell’EIAR trasmessi alle ore 13), poi raccolti in volume (Parole dure e chiare, Milano, 1942); in questo quotidiano commentario divenne nota la sua frase abituale “Dio stramaledica gli inglesi”.
Nell’ottobre del 1941 un militante comunista, Luigi Polano (questi dal settembre del 1941 era stato incaricato da Palmiro Togliatti di disturbare le trasmissioni radio di Appelius con proprie trasmissioni sul vero andamento della guerra e che più volte interruppero la propaganda di Appelius), riuscì ad inserirsi nella trasmissione di Appelius e lo costrinse a un pubblico contraddittorio, per la prima volta che un antifascista pote parlare alla radio di regime.
L’attività giornalistica di Appelius, in questo periodo, si adeguò totalmente alle necessità propagandistiche del fascismo, anche ricorrendo ad una sistematica deformazione dei fatti bellici, per esaltare la condotta di guerra delle forse dell’Asse e di impedire lo scoraggiamento del “fronte interno”. Un esempio particolarmente eclatante di questo tipo di attività fu la notizia, completamente inventata dallo stesso Appelius, nell’aprile del 1940, di una gigantesca battaglia dello Skagerrak e del Kattegat, in cui mille aeroplani tedeschi avrebbero riportato la vittoria su cinquecento navi da guerra inglesi. Il suo approccio fu ritenuto poco gradito dallo stesso Mussolini che ne fece diradare gli articoli che erano divenuti controproducenti per le smaccate esagerazioni di cui erano ricchi (Appelius fu oggetto anche di critiche da parte del giornale satirico “Il Bertoldo”, il cui numero del 27 febbraio 1943 venne addirittura sequestrato).
Il 20 febbraio 1943 venne licenziato dall’EIAR (era comunque stipendiato dall’Agenzia Stefani, pur senza svolgere attività di corrispondente dall’estero per la stessa vista l’evoluzione della situazione bellica[3]Lepri, Arbitrio, Cultrera, L’agenzia Stefano da Cavour a Mussolini, pag. 283 nota.), per qualche mese ebbe ancora il lavoro presso “Il Popolo d’Italia”. Dopo la caduta di Mussolini si rifugiò presso l’ambasciata del Giappone, per evitare rappresaglie, ma non aderì alla RSI.
Venne arrestato il 4 novembre del 1944 nella capitale, mentre era ricoverato al Fatebenefratelli, ove rimase fino al 20 gennaio 1945 quando venne rinchiuso nell’infermeria del carcere romano di Regina Colei, venne quindi processato per apologia del fascismo (il 23 gennaio venne redatto il rapporto su di lui per l’Alto commissariato per i reati di fascismo).
Venne quindi rinviato a giudizio il 3 novembre e poi condannato per la sua attività giornalistica in favore del regime e delle sue politiche, ma poi poté fruire dell’amnistia Togliatti e venne infine rilasciato il 22 giugno 1946, ammalato di meningo-encefalite (inizialmente si sospettava un tumore al cervello), i cui sintomi si erano aggravati dall’autunno del 1944.
Appelius infine morì a Roma il 27 dicembre 1946.

Libri di Appelius

Al di là della grande muraglia: Mongolia, Geòl, Manciuria, frontiera della Siberia, Corea, Kurili e Sakhalin, Milano, Mondadori, 1941
Asia gialla: Giava, Borneo, Indocina, Annam, Camboge, Laos, Tonkino, Macao, Milano, Alpes, 1926
Asia tragica ed immensa: India, Giava, Indocina, Milano, Mondadori, 1940
Aspetti del mondo. Antologia geografica per la scuola media, 2 Volumi, Milano-Verona, A. Mondadori, 1942. Con Maria Natalini
Cannoni e ciliegi in fiore: il Giappone moderno, Verona, Mondadori, 1942
Cile e Patagonia, Milano, Alpes, 1930
Cina, Milano, Alpes, 1926
Da mozzo a scrittore: attraverso il mondo, Milano, Mondadori, 1934
Il cimitero degli elefanti, Milano, Alpes, 1928
Il crollo dell’impero dei Negus, Milano, Mondadori, 1937
India, Milano, Alpes, 1925
L’aquila di Chapultepec: Messico, Milano, Alpes, 1929
La crisi di Budda: due anni fra i Cinesi, Milano, Mondadori, 1935
La guerra dell’Asse e il mondo di domani, s.n., Roma 1941
La tragedia della Francia: dalla superbia di ieri agli armistizi di oggi: cronache di guerra, Milano, Mondadori, 1940
La sfinge nera: dal Marocco al Madagascar, Milano, Alpes, 1924
La vittoria liberatrice, Roma, Augustea, 1943
Le isole del Raggio Verde: Cuba, Giamaica, Haiti, Portorico e Piccole Antille, Milano, Alpes, 1928
Le terre che tremano: Guatemala, Salvador, Honduras, Nicaragua, Costarica, Panama, Milano, Alpes, 1930
Lotta sacra e inesorabile: perché combattiamo, Roma, Sansalni e C., 1941
Nel paese degli uomini nudi, Milano, Alpes, 1928
Parole dure e chiare, Milano, A. Mondadori, 1942
Una guerra di 30 giorni: la tragedia della Polonia, Milano, Sperling e Kupfer, 1940
Tragico bilancio del brigantaggio inglese, s.l., La Vittoria, 1940
Vincere, Roma, La Vittoria, 1942
Yiu-Ri-San la pittrice di crisantemi, Milano, Mondadori, 1938

Sitografia

Enciclopedia Italiana
Appelius su Liberliber
Dizionario-Biografico Treccani

Bibliografia

Bergamini Oliviero, La democrazia della stampa Storia del giornalismo, Laterza, Roma-Bari, 2013
Canosa Romano, La voce del duce L’Agenzia Stefani: l’arma segreta di Mussolini, Milano, Mondadori, 2002
Sposito Livio, Mal d’avventura, Milano, Sperling & Kupfer, 2002]
Lepri Sergio, Arbitrio Francesco, Cultrera Giuseppe, L’agenzia Stefano da Cavour a Mussolini Informazione e potere in un secolo di storia italiana, Firenze, Le Monnier, 2001
Murialdi Paolo, La stampa del regime fascista, Laterza, Roma-Bari, 2008
Murialdi Paolo, Storia del giornalismo italiano, Bologna, il Mulino, 2000
Tranfaglia Nicola (a cura di), Ministri e giornalisti La guerra e il Minculpop (1939-43), Torino, Einaudi, 2005

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References

References
1 Tranfaglia, Ministri e giornalisti, pag.43.
2 Murialdi, La stampa del regime fascista, pag. 26.
3 Lepri, Arbitrio, Cultrera, L’agenzia Stefano da Cavour a Mussolini, pag. 283 nota.