Nota di Cavour per l’annessione dell’Italia centrale

Nota del 27 gennaio 1860 del Conte di Cavour alle Legazioni del Re sulla necessità di procedere all’annessione delle Provincie dell’Italia centrale.

SIGNORE.
Credo conveniente di esporvi brevemente le condizioni novelle in cui l’Italia si trova al momento che la fiducia del Remi chiama alla direzione degli affari esteri.
Le grandi potenze d’Europa, riconoscendo la necessità di porre un termine allo stato incerto e provvisorio delle provincie dell’Italia centrale, avevano acconsentito, or sono due mesi, alla riunione d’un congresso, il quale proponevasi di deliberare sui mezzi più atti a stabilire la pacificazione e la prosperità dell’Italia sopra basi più solide e durevoli.
Il congresso che il Governo del Re non aveva cessato di reclamare come il solo mezzo per ovviare a’ pericoli del momento, era stato accettato fiduciosamente dalle popolazioni dell’Italia centrale. Esse speravano che i voti da loro manifestati in modo si formale per la loro annessione agli stati del Re, sarebbero stati presi in seria considerazione e approvati dai plenipotenziari de’ principali Stati d’Europa. In questa fiducia, le popolazioni dell’Italia centrale e i loro Governi si disponevano ad aspettare tranquille e ordinate, il giudizio del congresso, limitandosi ad accrescere e a disciplinare le loro forze per essere in grado di far fronte agli avvenimenti.
Frattanto, in seguito a dificoltà che io qui non debbo, esaminare, il congresso è stato rimandato a tempo indefinito, e ciascun giorno si ha sempre più argomento di credere che esso non si riunirà giammai.
Una volta mancato il congresso, tutte le difficoltà che si trattava di risolvere con questo mezzo, si presentano di nuovo con un carattere di gravità e di urgenza ben più pronunciato che
per lo innanti. Una impazienza ardente ma legittima, una determinazione irrevocabile di procedere nella via intrapresa, sono succedute, nel centro dell’Italia, alla calma e alle speranze del l’aspettazione. Questi sentimenti, che sarebbero di già abbastanza giustificati dalla posizione singolare in cui l’Italia centrale si trova da si lungo tempo, son divenuti più profondi ancora e più generali, in seguito agli avvenimenti che hanno avuto luogo in questi ultimi giorni.
In effetto, la proroga del congresso è stata preceduta dalla pubblicazione dell’opuscolo intitolato Il papa e il congresso. Io non mi fermerò ad esaminare l’origine e la portata di questa pubblicazione. Mi limito a constatare che l’opinione pubblica in Europa gli ha dato il carattere e l’importanza di un grande avvenimento. La pubblicazione di quest’opuscolo fu seguita da vicino da quella della lettera dell’Imperatore dei Francesi al рара.
Nello stesso tempo l’Europa viene a conoscere che l’alleanza anglo -francese, che si era creduta vacillante dopo la pace di Villafranca, era divenuta più solida e più intima ; e questo accordo, segnalato dapprima dal felice esito d’importanti negoziazioni commerciali, viene ora raffermato d’una maniera ben più solenne dal discorso di apertura del Parlamento inglese e dalle parole di lord Palmerston, il quale, rispondendo al signor Disraeli, ha dichiarato officialmente che regna l’intelligenza più cordiale tra l’Inghilterra e la Francia a riguardo della quistione italiana.
La proroga del congresso, la pubblicazione dell’opuscolo, la lettera al Papa, il ravvicinamento tra la Francia e l’Inghilterra, questi quattro fatti, di cui il minimo sarebbe bastato per affrettare lo scioglimento delle quistioni pendenti, hanno reso impossibile una più lunga aspettativa.
Ampiamente commentati dalla stampa d’Europa, essi hanno finito per convincere tutti gli intelletti serii; 1.º che bisogna rinunciare all’idea d’una restaurazione, che non sarebbe più possibile a Bologna e a Parma, che a Firenze e a Modena; 2. che il solo scioglimento possibile consiste nell’ammessione legale dell’annessione già stabilita in fatto dell’Emilia come della Toscana; 3.º che infine le popolazioni italiane, dopo aver atteso lungamente invano che l’Europa mettesse ordine a’ loro affari sulla basse de principii del non intervento e del rispetto dei voti popolari, hanno il dovere di passar oltre e di provvedere
da loro stesse al loro governo.
Tale è la significazione data in Italia ai fatti da me enuncia ti, e tale è altresi ciò, che costituisce un altro fatto non mengrave, l’interpretazione che loro è stata data dagli organi più accreditati della stampa Europea. I giornali più influenti di Francia, d’Inghilterra e d’Alemagna si fanno interpreti delle medesime idee, danno i medesimi consigli, esprimono le medesime convinzioni.
In tale stato di cose, le popolazioni dell’Italia centrale sono determinate a venire ad uno scioglimento e ad afferrar l’occasione propizia per dare all’annessione un’esecuzione compiuta
e definitiva. Con questo intendimento i Governi delle dette provincie hanno adottato la legge elettorale del nostro paese e si dispongono a procedere alle elezioni dei deputati.
Il Governo del Re si è servito, sino a questo giorno, di tutta l’influenza morale onde poteva disporre, per consigliare a’ Governi ed alle popolazioni dell’Italia centrale di attendere il giudizio d’Europa. Tuttavia nella incertezza della riunione del congresso, e a cospetto dei fatti summenzionali, non è più in potere del Governo di S. M. lo arrestare il corso naturale e necessario degli avvenimenti.
Questo dispaccio non ha altro scopo che quello di constatare la condizione attuale delle cose in Italia. A suo tempo v’informero delle determinazioni che saranno prese in conseguenza.
Vi basti per ora sapere che il Governo del Re sente tutta la responsabilità che gli incombe in questi momenti solenni, e che le sue decisioni non saranno ispirate, se non dalla coscienza del suo dovere, dagl’interessi della patria italiana e da un desiderio sincero di assicurare la pacificazione d’Europa.

Gradite, ecc.
Torino, 27 Gennaio 1860.
C. CAVOUR.

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