Breve di Pio IX da Gaeta

Breve pontificio di Pio IX del 27 novembre 1848 a Gaeta, recapitato a Roma il 3 dicembre

Categoria: Domini Pontifici

Le violenze usate contro di noi nei scorsi giorni, e le manifestate volontà di prorompere in altre (che Iddio tenga lontane, ispirando sensi d’umanità e moderazione negli animi), ci hanno costretto a separarci temporaneamente dai nostri sudditi e figli, che abbiamo sempre amato e amiamo.
Fra le tante cause che ci hanno indotto a questo passo, Dio sa quanto doloroso al nostro cuore, una di grandissima importanza è quella di aver la piena libertà nell’esercizio della suprema potestà della santa Sede, quale esercizio potrebbe con fondamento dubitare l’orbe cattolico che nelle attuali circostanze ci venne impedito. Che se una tale violenza è oggetto per noi di grande amarezza, questa si accresce a dismisura ripensando alla macchia d’ingratitudine, contratta da una classe di uomini perversi al cospetto dell’Europa e del mondo, e molto più a quella che nelle anime loro ha impressa lo sdegno di Dio, che presto o tardi rende efficaci le pene stabilite dalla sua Chiesa.
Nella ingratitudine dei figli riconosciamo la mano del Signore che ci percuote, il quale vuol soddisfazione dei nostri peccati e di quelli dei popoli; ma senza tradire i nostri doveri, noi non ci possiamo astenere dal protestare solennemente al cospetto di lutti (come nella stessa sera funesta dei sedici novembre, e nella mattina del diecisette, protestammo verbalmente avanti al corpo diplomatico, che ci faceva onorevole corona, e tanto giovò a confortare il nostro cuore) che noi avevamo ricevuto una violenza inaudita e sacrilega. La quale protesta intendiamo di ripetere solennemente in questa circostanza, di aver cioè soggiaciuto alla violenza, e perciò dichiariamo tutti gli alti, che sono da quella derivali, di nessun vigore e di nessuna legalità.
Le dure verità e le proteste ora esposte ci sono state strappate dal labbro dalla malizia degli uomini e dalla nostra coscienza, la quale nelle circostanze presenti ci ha con forza slimolati all’esercizio dei nostri doveri. Tuttavia noi confidiamo che non ci sarà vietato innanzi al cospetto di Dio, mentre lo inviliamo e supplichiamo a placar il suo sdegno, di cominciare la nostra preghiera colle parole di un santo re e profeta : Memento, Domine, David et omnis mansuetuditiis ejus.
Intanto, avendo a cuore di non lasciare acefalo ili Roma il governo del nostro Stato, nominiamo una Commissione governativa composta dei seguenti soggetti:
Il card. Castracene
Mous. Roberto Roberti
Principe di Roviano
Principe Barberini
Marchese Bevilacqua di Bologna
Nell’affidare alla detta Commissione governativa la temporanea direzione dei pubblici affari, raccomandiamo a tutti i nostri sudditi e tigli la quiete e la conservazione dell’ordine.
Finalmente vogliamo e comandiamo che a Dio s’innalzino quotidiane e fervide preghiere per 1’umile nostra persona, e perché sia resa la pace al mondo, e specialmente al nostro Stato e a Roma, ove sarà sempre il cuor nostro, qualunque parte ci alberghi dell’ovile di Cristo. E noi c’è debito del supremo sacerdozio, a tutti precedendo, devotissimamente invochiamo la gran Madre di misericordia e Vergine immacolata, ed i santi Apostoli Pietro e Paolo, affinché, come noi ardentemente desideriamo, sia allontanata dalla città di Roma e da tutto lo Stato l’indignazione di Dio Onnipotente.
Datimi Cajetae die xxvn novembris MDDCCXLVIII.

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