Circolare di Cavour alle Legazioni Sarde

Circolare di Cavour alle Legazioni Sarde presso le Corti estere

Torino, 16 Giuguo 1859.
SIGNORE, Col mio dispaccio circolare in data di jeri vi feci conoscere che i Ducati di Modena e di Parma, come anche la Lombardia, appena liberati dalla presenza delle truppe austriache, decreta rono la decadenza dell’antico governo, come anche la loro annessione al Piemonte, rinnovando cosi l’atto di dedizione alla Casa di Savoia ch’essi avevano fatto una prima volta, undici anni sono, La posizione eccezionale di quei paesi mi obbliga ad entrare in alcuni dettagli a questo riguardo colle Legazioni del Re.
Egli è evidente che al principio della guerra il Piemonte non avrebbe potuto riconoscere la neutralità dei Ducati, anche quando fosse stata proclamata in modo formale. Infatti i Duchi di Mo dena e di l’arma erano legali con convenzioni particolari che, in disprezzo dei trallati generali, abbandonavano il territorio dei loro Stati alle armate austriache, e quindi stabilivano fra l’Austria ed i Ducati dei rapporti obligatorii incompatibili coi doveri d’una vera neutralità.
Queste convenzioni sono pole. I trattati del 24 dicembre 1847 e del 4 febbraio 1848 recano espressamente che gli Stati di S. A. R. il Duca di Modena e di S. A. R. il Duca di Parma entrano nella linea di difesa delle provincie italiane e dell ‘ Impe ratore d’Austria e che per conseguenza quest’ultimo ha il di ritto di fare avanzare delle truppe sul territorio di Modena e di Parma, e di farvi occupare le fortezze tutte le volte che i suoi interessi potrebbero esigerlo. In forza d’una disposizione di que sto stesso trattato, che dà la misura della previdenza del Go verno Austriaco, i Sovrani di Modena e di Parma si sono impegnati a non conchiudere con nessun’altra Potenza una conven zione militare qualsiasi senza il consenso preventivo del Governo imperiale di Vienna.
Queste stipulazioni cosi chiare e cosi precise non permette vano ai Ducati di conservare la neutralità. I Duchi di Parma e di Modena avrebbero dovuto denunciarla preventivamente alle ostilità, affine di ricollocare i loro Stati nelle condizioni volute per pretendere ed ottenere le immunità dei neutri. Ora nulla di questo è avvenuto; al contrario i Ducati furono aperti alle truppe imperiali che si radunavano sulle frontiere del Piemonte, che sono diventate anch’esse una delle basi d’operazione del nemico. Le ostilità erano cominciate. Il Piemonte era invaso dalla frontiera d’uno di questi due Stati, senza che ne seguisse nessuna protesta per parte dei Principi, i quali in tal modo prestavano mano all’attacco. Le convenienze, come anche i doveri internazionali, avrebbero almeno imposto, che una communicazione qualunque fosse fatta alla Sardegna, per darle spie gazioni sulle intenzioni e sulla condotta di questi governi in circostanze tanto straordinarie. Nessuna communicazione venne fatta in questo senso. La Sardegna trovavasi conseguentemente, in diritto ed in fatto, in istato di guerra con quegli Stati che erano divenuti parti integranti del sistema militare dell’Austria.
I governi di Modena e di Parma non potevano nemmeno cer care un preleslo nell’ignoranza delle intenzioni della Sardegna;
giacchè dopo il 1848 non abbiamo mai cessato dal protestare contro le stipulazioni che costituivano una violazione flagrante de’ trattati europei, ed un pericolo permanente contro la sicu rezza delle nostre frontiere. L’invasione austriaca che si accompi, usufruttando il territorio piacentino, provo assai bene la giu stezza delle nostre previsioni.
Il Duca di Modena, come Arciduca d’Austria, partecipava agli odii della sua famiglia contro il Piemonte: il suo cuore come la sua corona erano all’estero; esso dovea seguire le sorti della Potenza a cui avea infeudato i suoi Stati.
S. A. R. la Duchessa di Parma non si trovava nelle stesse condizioni. La sua nascita, le qualità personali che l’onorano, ispiravano un ben sincero interesse: il suo Governo avrebbe dovuto seguire una linea di condotta più degna e più conforme a’ suoi doveri internazionali. Sventuratamente il Gabinetto di Parma fu trascinato da quel pendio su cui sdrucciolava: esso non volle uscire dalla posizione che volontariamente aveva accettato verso l’Austria. È sul territorio di Parma che l’invasione del Piemonte fu preparata: è di là che le truppe imperiali sono partite per invadere le nostre provincie. Piacenza era diventata la base delle operazioni offensive del conte Gyulai.
Si disse, che un trattato europeo avea confidato all’ Austria il diritto di tener guarnigione in quella città. Noi non conte stiamo il fatto; ma questa servitù militare non aveva che uno scopo difensivo, come è espressamente detlo nel trattato a cui si fa allusione, e le Potenze sottoscrittrici ebbero cura di di chiarare, che tutti i diritti regali del sovrano territoriale erano riservati. Ora, per una convenzione speciale e volontaria tra l’Austria e Parma, quest’ultima abdico i diritti più essenziali della sovranità, lasciando all’allra tutta la libertà di estendere le opere di fortificazione in Piacenza e di costruirne di nuove, promettendo ogni aiuto ed assistenza al Genio Austriaco, aggiun gendogli lavoratori, fornendogli i materiali necessarii (art. 7 della convenzione 14 marzo 1822). Infine, per trattato partico lare e liberamente convenuto, i Sovrani di Parma diedero il di ritto all’Austria di penetrare sul territorio dei loro Stati tutte le volte ch’essa lo giudicasse opportuno. La Sardegna protesto contro l’estensione delle fortificazioni di Piacenza che mutava la natura e lo scopo dell’occupazione: esssa protesto contro il trattato del 4 febbraio 1848. Il Governo di Parma dichiarò forse di subire la legge del più forte? Dimostrò forse qualche dispiacere per quanto avveniva sotto i suoi occhi? Tutto si disponeva a Piacenza per l’invasione degli Stati del re; l’ ultimatum di Vienna giungeva a Torino; i corpi dell’ armata austriaca si mettevano in moto; essi entravano in Piemonte; Voghera, Tor tona erano occupate, Alessandria era minacciata, le nostre communicazioni con Genova compromesse, ed il Gabinetto di Parma si tacque; esso non si curd menomamente della sorte d’uno Slato vicino col quale manteneva relazioni amichevoli. Non fu se non quando i piani del nemico andarono falliti; non fu se non quando le armate del Piemonte e della Francia, avendo alla lor volta presso l’offensiva, gli austriaci erano alla vigilia di sgombrare i ducati di Parma e di Piacenza; non fu che allora, che si parlo di neutralità e del desiderio di prendere dei concerti militari colla Sardegna a riguardo del parmigiano e del piacentino. Era troppo tardi. Il gabinetto di Parma non aveva del resto tampoco il diritto di fare proposte di tal fatta.
Coll’articolo 4 del trattato del 1848 era formalmente impegnato a non stipulare convenzioni militari qualsiansi senza il consen timento dell’Austria.
Questi fatti e queste ragioni, che importa di ben far cono scere e ben comprendere, spiegano e giustificano la condotta del governo del re. Qualunque fosse il suo interessamento verso la persona della Duchessa di Parma, esso non potea fare alcuna distinzione fra Parma e Modena. La neutralità di questi Ducati era impossibile in diritto ed in fatto: essi dovevano seguire la sorte della Potenza alla quale avevano volontariamente confidato i loro destini.
La Legazione di S. M. conformerà il suo linguaggio alle con siderazioni che precedono.
Aggradisca, ecc.
Firmato: C. CAVOUR.

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