Discorso della Corona al Parlamento del 2 aprile 1860

Discorso della Corona all’apertura del primo Parlamento dell’Alta Italia (VII Legislatura Subalpina; 2 Aprile 1860)

SIGNORI SENATORI, SIGNORI DEPUTATI.
L’ultima volta che io apriva il Parlamento in mezzo ai dolori d’Italia ed ai pericoli dello Stato, la fede nella divina giustizia confortavami a ben augurare delle nostre sorti. In tempo brevissimo una invasione respinta, libera la Lombardia per gloriose gesta di eserciti, libera la Italia centrale per meravigliosa virtù di popoli, ed oggi qui accolti intorno a me i Rappresentanti del diritto e delle speranze della Nazione!
Di tanto bene andiamo debitori ad un Alleato magnanimo, alla prodezza de’ suoi e de’ nostri soldati, alla annegazione dei volontarj, alla perseverante concordia de’ popoli, e ne rendiamo merito a Dio; che senza suo ajuto sovrumano non si compiono imprese memorabili colle presenti e future generazioni.
Per riconoscenza alla Francia, pel bene d’Italia, per assodare la unione delle due Nazioni che hanno comunanza di origini, di principii, di destini, abbisognando alcun sacrificio ho fatto quello che costava più al mio cuore. Salvi il voto de’ Popoli e l’approvazione del Parlamento, salve in riguardo della Svizzera le guarenligie del diritto internazionale, ho stipulato un tratlato sulla riunione della Savoja e del circondario di Nizza alla Francia.
Molte difficoltà avremo ancora a superare: ma sorretto dalla opinione pubblica e dall’amore de’popoli, io non lascerò offendere nè menomare verun diritto, veruna libertà.
Fermo, come i miei Maggiori nei dommi cattolici e nell’ossequio al Capo supremo della Religione, se l’Autorità Ecclesia.
stica adopera armi spirituali per interessi temporali, io nella sicura coscienza e nelle tradizioni degli avi stessi troverò la forza per mantenere intera la libertà civile e la mia autorità, della quale debbo ragione a Dio solo ed a’ miei popoli.
Le Provincie della Emilia hanno avuto ordinamento uniforme a quello delle antiche: ma nella Toscana che hanno leggi ed ordinamenti proprii era necessaria una temporanea provvisione particolare.
Il tempo breve e gli eventi rapidi hanno impedito di preparare le leggi che dovranno dare assettamento e forza allo Stato.
Nel primo periodo di questa legislatura, non avrete a discutere che le più urgenti proposte. I miei Ministri prepareranno più tardi colle debite Consulte i disegni sui quali nel secondo periodo dovrete deliberare.
Fondata nello Statuto la unità politica, militare e finanziaria, e la uniformità delle leggi civili e penali, la progressiva libertà amministrativa della Provincia e del Comune rinoverà nei Popoli Italiani quella splendida e vigorosa vita che in altre forme di civiltà e di assetto europeo era il portato delle autonomie de’ Municipj, alle quali oggi ripugna la costituzione degli Staii forti e il genio della Nazione.
SIGNORI SENATORI, SIGNORI DEPUTATI.
Nel dar mano agli ordinamenti nuovi, non cercando nei vecchi partiti che la memoria de’ servizj resi alla causa comune, noi invitiamo a nobile gara tutte le sincere opinioni per conseguire il sommo fine del benessere del popolo e della grandezza della patria. La quale non è più la Italia dei Romani, né quella del medioevo: non deve essere più il campo aperto alle ambizioni straniere, ma deve essere bensì l’Italia degl’Italiani.

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