Istituzione di tre Deputazioni di Storia Patria, e loro attribuzioni 1860

Istituzione di tre Deputazioni di Storia Patria, e loro attribuzioni.

10 febbraio 1860.
Relazione del Ministro di pubblica Istruzione
Eccellenza,
La storia venne chiamata a buon diritto la coscienza delle nazioni; e lo studio accurato ed intelligente della medesima non è soltanto un’importantissima disciplina scientifica, ma un debito di patriottismo, un attestato di civile operosità, ed un augurio d’avvenire dei popoli che virilmente vi attendono. Allorquando infatti uno spirito di generale rinnovazione anima un paese od un’epoca, esso non può circoscriversi nella sfera delle idee e dei fatti contemporanei; ma, come l’individuo si raccoglie in sé stesso nelle più solenni contingenze della vita, cosi i popoli sogliono rivolgersi con maggior fervore alla storia, traendone consigli ed incoraggiamenti.
Il prodigioso impulso che venne impresso ai nostri giorni agli studi storici appo tutte le nazioni civili deriva in gran parte da tale origine; ed i risultati furono in armonia colla grandezza del concetto scientifico e patriottico da cui movea.
L’Italia più che altre nazioni addimostra come appunto la coltura e il perfezionamento di tanti nobili studi siano sempre in ragione della civiltà e del vivere indipendente e libero del popolo.
Nelle Provincie dell’Emilia e nelle Lombarde ancora, quando ne secoli passati ne reggevano le sorti Governi non avversi assolutamente al benessere ed alla dignità del paese, prosperarono tali studi; e nelle prime specialmente vennero in luce tali insigni lavori e del Sigonio e del Muratori che per essi può dirsi essere stato insegnato su quali fondamenti e con quale critica debbasi scrivere la sto ria delle nazioni.
Costituiti poscia sulle rovine del Regno italiano i Governi che a lor volta scomparvero nell’anno testè trascorso, l’indole loro sospettosa e retriva avversò tanto lo sviluppo di ogni provvida civile istituzione quanto i progressi delle scienze e delle lettere. Da questi Governi quindi furono negletti gli studi; non mai sussidiati gli studiosi; non animati i dotti a por mano ad imprese degne dell’Italia; e per lo spazio di nove lustri perfino le Università mancarono di regolare insegnamento della patria storia.
Ma la coscienza di quanto poté e fece la patria loro e la fede nel suo avvenire conservarono negli Italiani sempre vivo l’amore agli studi; talché anche nel secolo presente, malgrado lo spirito avverso dei Governi, uomini dottissimi tennero in onore gli studi storici e diedero in luce opere le quali tornarono in grande profitto alla Nazione in questo suo rinnovamento.
Tuttavia, siccome gran parte di tali opere limitaronsi alla illustrazione di determinate epoche o di determinati luoghi o non vennero informate da concetti generali e complessivi, così l’estensione e la profondità delle ricerche in esse contenute non riuscirono sempre proporzionate alla ricchissima serie delle storiche memorie che il nostro passato ci lasciò in retaggio.
Né di ciò si dà colpa a quei valenti scrittori; avvegnacchè fosse impossibile il far di pubblica ragione più costosi e ragguardevoli monumenti, ciò non potendosi dai privati allorquando
non siano opportunamente protetti e sussidiati dai Governi.
Il Re Carlo Alberto, nome sacro per l’Italia, come fu il primo a riformare gli ordini civili e politici dello Stato, primo altresì fra i Principi italiani istituiva nel Regno col nome di Deputazione di Storia Patria una Società composta di dotti uomini, versatissimi negli studi delle cose patrie, i quali spesero le loro nobili fatiche nell’investigare il vasto campo degli archivi e delle biblioteche e ne trassero copiosa messe di documenti che, ordinati in acconcie pubblicazioni, accrebbero il patrimonio delle grandi tra dizioni italiane.
Ora che finalmente queste Provincie sono risorte a libertà e prossime ad unificarsi col Regno Sardo, fa mestieri che gli studi si ritemprino del pari:
e questo Ministero sente il debito d’invocare dal Governo che i medesimi provvedimenti dati per le antiche Provincie del Regno si estendano anche alle novelle.
A tal fine il sottoscritto propone a V. E. l’istituzione di tre Commissioni, corrispondenti alle precipue circoscrizioni territoriali dell’Emilia, e alle quali sia dato il titolo di Deputazioni di Storia Patria, componendole di quegli uomini illuminati cui la conoscenza dei singoli Paesi renda agevole
l’ufficio che alle medesime sarà affidato; le quali Commissioni, oltre allo scopo della compulsione e pubblicazione delle cronache e di altri scritti inediti relativi agli avvenimenti che accaddero nei secoli passati nelle nostre Provincie, potrebbero eziandio attendere ad altra opera non meno rilevante per la patria storia e forse importantissima per investigare le origini del Popolo italiano. E sarebbe di raccogliere in dizionarii dei dialetti principali dell’Emilia non solo i vocaboli usati secondo che il dialetto si parla nelle città più cospicue, ma eziandio quelle voci viete e disusate che rimasero in bocca del volgo e del contadino; di notare i nomi vernacoli, antichi e moderni, dei fiumi, dei torrenti, dei rivi, delle foreste, delle montagne, dei poderi, dei casolari; di far tesoro delle leggende, tradizioni ed anche superstizioni popolari che durano ancora presso le classi meno colte; di descrivere le cerimonie che si praticano nelle nascite, matrimonii e funerali, non che le feste per tali ed altre contingenze della vita; di descrivere le costumanze domestiche, le abitudini, le forme che dànnosi al pane, alle focacce, e le speciali maniere di cibi e di bevande; di tener conto dei modi di saluto, di visite di condoglianze, di rallegramento; di cercare insomma che la parola e le usanze delle diverse popolazioni nostre servano alla storia come i monumenti archeologici, disponendo le materie raccolte in guisa da potersi promuovere confronti colle lingue, dialetti e consuetudini di altri Paesi.
Se l’E. V. guarda addentro nell’intendimento che condusse il Referente a queste proposte e al modo col quale desidera siano decretate, si accorgerà di leggieri che fa parte di un concetto più vasto, nel quale si comprendono i Decreti già firmati intorno al riordinamento delle Università nelle Provincie nostre, la istituzione della Commissione per conservare i monumenti pregevoli di belle arti, e la fondazione delle tre Cattedre di Linguistica nella regia Università di Bologna.
Crede il Referente di cogliere nel preciso pensiero di V. E. allorché, continuando a svolgere il concetto accennato, procurerà che siano collocate le basi dell’edifizio intellettuale e storico per cui l’Italia deve risorgere a vita novella, riconoscere sé medesima, e svolgere tutta l’attività del proprio ingegno sintetico ed analitico, espansivo e profondo ad un tempo.
Nell’atto in cui le menti italiane si dedicheranno con nuovo intento allo studio del proprio paese, l’Italia si andrà vieppiù ricomponendo, le antiche gare di municipio scompariranno, e l’affetto della città nativa non farà contrasto a quello della patria comune, anzi uno ringrandirà l’altro perché ambedue sono rivi della medesima sorgente.
Ma l’opera delle Deputazioni non può certo intraprendersi né eseguirsi senza che il Governo concorra a sostenerne le spese. Ed è perciò che io
propongo ancora a V. E. di accordare in quest’anno (salvo poi l’aumentarla nei successivi qualora se ne riconosca il bisogno) la somma di lire 20,000 colla quale, ripartita in ragione di lire 6,000 per ciascuna delle Deputazioni di Modena e Parma, e di li re 8,000 per quella di Bologna, sostenere appunto le spese necessarie alle ricerche dei documenti, alle copie e alle pubblicazioni dei lavori che dalle Deputazioni stesse saranno preparati.
Alla sanzione quindi dell’E. V. sottopone il Referente l’unito progetto di Decreto.

REGNANDO S. M.
IL RE VITTORIO EMMANUELE II
IL GOVERNATORE DELLE R. PROVINCIE DELL’EMILIA
Considerando che nella storia del passato sono gli elementi della civiltà futura di un popolo, perché il conoscere per quali vie si svolse l’umano progresso ci ammaestra a seguirle per raggiungere quella perfezione a cui la Società intende e si affatica in cessantemente;
Considerando che le fonti precipue della storia sono i documenti antichi, e che importa sopra modo che essi siano raccolti e custoditi con acconcie distribuzioni e in luoghi convenienti, acciò non giacciano sconosciuti in archivi inaccessibili, o patrimonio di pochi dotti, o siano col tempo guasti e dispersi;
Considerando che la storia dei fatti non può di per sé sola bastare allo scopo, ma è soprattutto necessaria la indagine sulle lingue, sui costumi, sulle abitudini, e su ciò che vi ha di più intimo nella vita dei popoli, e da cui risulta il carattere proprio di ciascuna età;
Considerando che il richiamare la storia a suoi veri uffici è opera di Governi liberi, che lasciano volentieri aperto ogni adito alla verità e non temono di trovar rimproveri nel passato;
Considerando che Re Carlo Alberto, nell’arricchire i suoi Stati delle più savie ed utili istituzioni, favoreggiò sommamente gli studi storici, creando una Deputazione che colle più diligenti ricerche fornisse alla storia largo corredo di memorie e di documenti;
Considerando che il Governo dell’Emilia deve e vuole accogliere tutte quelle istituzioni che formano la gloria della Monarchia Sarda;
Sulla proposta del Ministro della pubblica Istruzione,

Decreta:
Art. 1. Sono istituite tre Deputazioni col titolo di Deputazioni di Storia Patria, una delle quali avrà sede in Bologna, una in Modena, la terza in Parma.
Art. 2. Sarà ufficio di queste Deputazioni:
1° di procurarsi esatta contezza de luoghi in cui esistono le raccolte di antichi documenti, quali esser possono archivii di Città, Comuni, Amministrazioni demaniali, antichi monasteri ecc.;
2° di disporre queste raccolte in convenienti locali, per quanto però le circostanze lo permettano, classificandole con acconcia distribuzione, acciò esse non presentino più oltre l’aspetto di un informe accozzamento di tutte le età, ma bensì una serie di ordinate notizie proprie alle indagini e agli studi;
3° di scegliere tra essi documenti quelli che possono meglio concorrere ad illustrare la storia patria e che non fossero ancora stati pubblicati nelle raccolte italiane dei passati tempi; e di questi appunto curare ben ordinata pubblicazione mediante la stampa;
4° di operare in modo, nella scelta e pubblicazione di tali documenti, che in essi si abbia non solo quanto risguardi la vita civile e politica dell’Italia, ma ancora i costumi, la vita do mestica e privata dei suoi abitanti, e così, ad esempio, i riti di nascite, matrimoni, funerali, la foggia del costume,
le maniere del vitto, la costruzione degli edifizi pubblici, delle case, l’industria, le arti;
5° di raccogliere le tradizioni, le leggende e le superstizioni ancor vive nelle classi meno colte di queste Provincie;
6° di raccogliere ancora ed ordinare a forma di Dizionario dei dialetti principali dell’Emilia i vocaboli usuali delle città e quelli ancora vieti e disusati del volgo e del contadino; e così pure di notare i nomi vernacoli antichi e moderni dei torrenti, rivi, montagne, poderi ecc.
Art. 5. La Deputazione per le Provincie delle Romagne è composta dei signori
Presidente, Conte Commendatore dott. Giovanni Gozzadini, di Bologna,
prof. Francesco Rocchi, di Bologna,
dott. Luigi Frati, di Bologna,
relli, prof Cav. Achille Genna, di Bologna,
prof. Giacomo Lignana, di Bologna,
prof. Ariodante Fabbretti, di Bologna,
Conte Cesare Albicini, di Forlì,
Conte Cavaliere Alessandro Cappi, Bibliotecario della Classense di Ravenna,
dott. Luigi Tonini, Bibliotecario della Gambalunga di Rimini,
Conte Giacomo Manzoni, di Lugo,
dott. Giovanni Ghinassi, di Faenza,
Luigi Napoleone Cittadella, di Ferrara,
Marchese Michele Rusconi, di Cento.

Quella per le Provincie Modenesi è composta dei signori
Presidente, Monsignor D. Celestino Cavedoni, Bibliotecario della Palatina, di Modena,
avv. Luigi Carbonieri, di Modena,
avv. Carlo Malmusi, di Modena,
March. Cesare Campori, di Modena,
Marchese Giuseppe Campori, di Modena,
Conte Francesco Ferrari Moreni, di Modena,
Carlo Borghi, di Modena,
ingegnere Giuseppe Campi, di Finale,
prof. Prospero Viani, di Reggio,
prof. Bernardino Catelani, di Reggio
Don Paolo Guaitoli, di Carpi, di Reggio,
Canonico Francesco Mussettini, di Massa,
avv. Giovanni Baldacci, di Garfagnana,
prof. Olinto Dini, di Garfagnana,
avv. Giovanni Raffaelli, di Garfagnana,
Conte Emilio Lazzoni, di Carrara.


Quella per le Provincie Parmensi composta dei signori
Presidente, Comm. Angelo Pezzana, di Parma,
Cav. prof. Amadio Ronchini, di Parma,
Cav. Antonio Bertani, di Parma,
Luigi Conte Barbieri, di Parma,
Conte Cavaliere Filippo Linati, di Parma,
Conte Jacopo Sanvitale, di Parma,
Cav. Enrico Scarabelli Zunti, di Parma,
Emilio Bicchieri, di Parma,
Conte Bernardo Pallastrelli, di Piacenza,
Prof. Giuseppe Bonora, di Piacenza,
Antonio Bonora, di Piacenza.

Ciascuna Deputazione eleggerà fra suoi membri un Segretario.
Art. 4. Queste Deputazioni dipende ranno immediatamente dal Ministero della pubblica Istruzione.
Art. 5. Nel Bilancio preventivo del corrente anno e dei successivi sarà stanziata la somma di lire 20,000, da impiegarsi nelle spese necessarie alle ricerche e alle pubblicazioni dei documenti, come pure in quelle retribuzioni da assegnarsi ai Segretarii delle Deputazioni per le speciali incombenze che fossero ad essi affidate.
Art. 6. Della somma indicata nel l’articolo precedente sono assegnate lire 6,000 per la Deputazione delle Provincie Modenesi; altre lire 6,000 per quella delle Provincie Parmensi; le rimanenti lire 8,000 per quella delle Provincie delle Romagne.
Art. 7. I mandati di pagamento saranno chiesti al Ministro delle Finanze da quello della pubblica Istruzione quando abbia approvato i conti che le Deputazioni dovranno regolarmente a lui sottoporre.
Art. 8. Le Deputazioni avranno facoltà di nominare socii corrispondenti di altri Stati d’Italia, ed anche esteri, salvo soltanto l’approvazione del Ministro della pubblica Istruzione.
Art. 9. Il Ministro della pubblica Istruzione e il Ministro delle Finanze sono incaricati, ciascuno nella parte che li riguarda, della esecuzione del presente Decreto, il quale sarà pubblicato nelle forme volute dalla Legge.
Dato in Modena dal Palazzo Nazionale, li 10 febbraio 1860.

FARINI
Il Ministro della pubblica Istruzione
A. MONTANARI

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