Lettera di Garibaldi al Vittorio Emanuele del maggio 1860

Lettera di Giuseppe Garibaldi al Re Vittorio Emanuele, nel partire per la spedizione di Sicilia

SIRE!
Il grido d’ajuto che parte dalla Sicilia ha toccato il mio cuore, e quello di parecchie centinaja dei miei antichi soldati. Io non ho consigliato l’insurrezione dei miei fratelli di Sicilia, ma dacchè essi si sono levati in nome dell’unità italiana, rappresentata nella persona di Vostra Maestà, contro la più vergo gnosa tirannia dei nostri tempi, io non ho esitato di farmi capo della spedizione. lo so che l’impresa in cui mi metto è pericolosa: ma io confido in Dio e nel coraggio e nella devozione dei compagni. Il nostro grido di guerra sarà sempre: a «Viva l’Unità d’Italia, Viva Vittorio Emanuele, suo primo e più prode soldato». Ove noi avessimo a soccombere, io spero che l’Italia e l’Europa libera non dimenticheranno che quest’impresa è stata ispirata dal più generoso sentimento di patriottismo. Se vinceremo, io avrò il vanto d’adornare la corona di Vostra Maestà d’un nuovo, e forse del più splendido gioiello, a sola condizione però che ella non permetterà che I suoi consiglieri lo trasmetlano agli stranieri, com’hanno fatto della mia città natale. Non ho comunicato il mio progetto a Vostra Maestà, perchè temevo che la grande devozione che io sento per lei mi avesse persuaso ad abbandonarlo.
Di Vostra Maestà, il più affezionato suddito.


Genova, Maggio 1860.
G. GARIBALDI.

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