Manifesto del governatore di Alessandria

Il Presidente della Giunta provvisoria, poi Governatore d’Alessandria, emette il seguente Manifesto il 3 aprile 1821

Alle Truppe concentrate a Novara Compagni! Un Della Torre, dopo essere stata proclamata la Costituzione di Spagna e avere aderito al nuovo regime, fattosi operatore della violazione del più sacro dei giuramenti, tenta di farsi credere incaricato dal Re Carlo Felice per abbattere la sublime opera della nostra liberazione.
Egli, assoldato dall’oro dello straniero, servo della libi dine dell’arbitrario potere, ribelle alla Nazione cui vuole dividere per consegnarla all’inimico della nostra indipendenza, dopo essere stato l’empio mezzo con cui questi tolse prima in Torino e testè da Novara il Principe, fatto misero stromento delle trame contro il risorgimento d’Italia, osa sperare di potervi indurre a disgiungervi da noi.
Insensata fiducia! Sappiate, o Compagni, che il Re Carlo Felice non diede mai a Della Torre questo incarico d’indurre i Piemontesi ad abbandonare la Costituzione da tutti con tanto trasporto abbracciata, e così farli nemici di loro stessi e dei loro nepoti. Il nostro Re è prigioniero fra gli Austriaci; egli perciò non poté emettere nessuna libera volontà. Se fosse in libertà, la voce che Egli avrebbe fatta sentire ai suoi figli sarebbe stata quella di voler fare felice la Nazione coll’assecondare i di lei voti si degnamente manifestati.
Ogni atto che finora, a profanazione del di lui nome e contro il di lui cuore, vi fu presentato dal ribelle Della Torre, e con cui vuole indurvi a credere che egli sia no minato Generale in capo delle armi piemontesi, fu fabbricato nelle tenebrose officine degli Austriaci.
Voi non ignorate che l’Austria, mentre con una mano pesa sui vostri fratelli dell’Italia settentrionale da lei tiranneggiata, e coll’altra assale la risorta libertà Siciliana, con occhi grifagni si affisa su noi Piemontesi, e spera, dividendoci, fare servi del suo ferreo dispotismo.
Pensate che l’attentato dei nostri nemici in Novara raccolti è quello di ricondurci sotto il potere arbitrario di prima per poi patteggiare coll’Austria lo scioglimento del nostro Esercito, la consegna delle nostre fortezze, onde farla sicura che noi, una volta represso lo slancio spiegato per la Costituzione spagnuola, privi di Rappresentanza nazionale, non potremo impedire le operazioni credute necessarie alle mire dell’austriaca dominazione.
Ah no! troppo iniquo, troppo insensato è questo divisamento! Unitevi a noi per renderlo vano, per sperderlo.
Fiacchiamo omai il corno a tanta austriaca audacia.
Cosa sperano mai i nostri nemici Che sperano i Della Torre e i pari suoi che intorno a lui si raccolsero? Sperano forse di più oltre in errore condurre voi, nostri Commilitoni? Perché voi siete intorno ad essi, sperano forse d’avere i vostri cuori? Ah stolti! No, voi siete tutti per la patria. Voi sarete fedeli al costituzionale Governo; esso è l’unico da lei voluto, perché quello intorno a cui coll’appoggio dei forti di Alessandria, Gavi e Genova concentrandosi, essa si mostrerà degna della ferma risoluzione di non voler vivere che colla spagnuola Costituzione.
Si sa da tutti che a vuoto andarono gia le ree speranze, gl’iniqui attentati dei di lei nemici a Genova, in Torino e Nizza, e che dovunque la fedeltà de’ nostri compagni d’armi e de’ cittadini sostenne altamente l’adottato nuovo regime.
S’ignora forse che appena i nostri commilitoni si accorsero del tradimento, spogliarono il traditore dei militari fregi da esso deturpati e lo punirono della ribellione commessa contro il Governo istituito colla giurata Costituzione?
Chi non riconosce omai che non è più il tempo in cui si possano ingannare né il popolo né l’esercito sui veri bisogni e diritti della Patria? E ora che ben li conobbe e vide il mezzo certo per difenderli, ben saprà la forza nazionale farli valere.
I nemici della patria fecero spargere il sangue dei Piemontesi: ma cosa ottennero con ciò? cosa ha guadagnato contai mezzi la loro causa? Col bagnare l’armi del sangue cittadino altro non ne venne che maggiore l’abborrimento contro l’iniqua loro impresa.
Si sappia da tutti che voi, bravi nostri Compagni d’armi voi tutti, Concittadini nostri, non siete inferiori alla fiducia che la Patria ha in voi riposta.
No, voi non vi macchierete mai dell’infamia di aver la sciato i vostri compagni soli nella gran lotta per soste nere la Costituzione che formò il desiderio di voi, di noi tutti, da tanto tempo né nostri petti nudrito; e che non mai vorrete mostrarvi inferiori allo slancio che ci portò al rango di libero Popolo cooperatore dell’indipendenza de’ nostri fratelli d’Italia. Una tanta gloria, al no! voi non vi lascerete rapire; voi non tradirete le speranze di tutta l’Europa.
Volgetevi a noi, ascoltate questo grido che per nostra bocca l’Italia tutta vi manda. Vedete le insegne che a voi presentiamo: esse portano il nome del gran patto che deve essere la salvezza, la felicità, la gloria della Patria; la Costituzione di Spagna. Ci presentiamo a voi quali fratelli che vogliono il vostro, il comun bene. Vedete il civico olivo che le fregia; correte a noi, abbraccianoci e marciamo contro lo straniero.
La nostra unione sia il di lui spavento. Dall’opposta sponda del Ticino e del Po gli altri Italiani vi attendono, vi porgono le corone. Marciamo. Ci vegga l’inimico, e la vittoria è certa.


Alessandria, li 3 aprile 1821.
Il Governatore d’Alessandria ASSALDI

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