Messaggio dei democratici alle truppe della Santa Alleanza

Messaggio del Comitato Centrale Democratico Europeo del 1830 alle truppe della Santa Alleanza

IL COMITATO CENTRALE DEMOCRATICO EUROPEO
Decreta:
Il séguente proclama sarà indirizzato alli eserciti della Santa-Alleanza dei re, e tradotto a tal uopo in tutte le lingue:
Ciascuno de’ Comitati nazionali sarà incaricato, in ciò che lo concerne, della esecuzione del presente decreto.
Fatto il 27 novembre 1830.
LEDRU-ROLLIN, A. DARASZ, Membro delegato della centralizzazione democratica polacca.
G. MAZZINI, ARNALDO RUGE, Antico membro dell’Assemblea costituente di Francfort.
ALLI ESERCITI DELLA SANTA – ALLEANZA DEI RE.

Soldati!
I tiranni che vi opprimono alzano di nuovo la bandiera delle grandi guerre. Impotenti a difendere il loro dispotismo contro la propaganda delle idee e dei diritti, ei si preparano, un’altra volta, a invocare la politica fratricida delle battaglie.
Voi conoscete i loro pretesti; il loro intento è questo:
Essi sperano soffocare nel sangue lo spirito della libertà che oggi anima i servi dell’Ucrania come i paria della civiltà occidentale; sperano, risvegliando né’ vostri petti gl’istinti omicidi del combattimento, ritardare per lungo tempo il regno dell’umana fraternità.
Consentirete voi in ciò, o Soldati? Contatevi, e contateli. Quanti sono di numero, imperatori e re, complici e sérvi? A pena qualche migliajo.
La vostra divisione soltanto fa la lor forza.
Guardate quel monarca che, ponendo la sua volontà più in alto dell’eterna ragione, si crede un Dio sulla terra, perché conduce, come vil gregge, sessanta milioni d’uomini, suoi eguali nel cospetto dell’umanità.
Che diverrebbe la potenza della quale va tanto superbo, sé quegli uomini si ricordassero ch’ei devono il loro sangue, gli uni alla ressurezione dell’eroica Polonia, la martire fra le nazioni, gli altri alla riedificazione morale di loro stirpe, tutti alla fraternità e e all’indipendenza?
E il primo de’ suoi vassalli, cotesto imperadore d’Austria, uscito ier di fanciullo, che ha tuffata la sua corona nel sangue, a Vienna come a Pesth, a Milano come a Brescia e a Vene zia, forse ch’ei regnerebbe un giorno un’ ora sola, sé ciascuno di voi, Polacchi, Italiani, Ungari, Austriaci, vi restituiste alla vostra bandiera, alla vera bandiera dell’onore?
Si pone gran cura; il sappiamo, ad allontanarvi dai vostri focolari. È la Ungheria che fa la guardia all’Italia, l’Austria che sorveglia l’inerme Ungheria, gl’Italiani tengon fronte ai Tedeschi, e la Polonia, che nudre li eserciti de’ suoi tre oppressori, va a smarrirsi fin né deserti della Siberia e del Caucaso. Per tal modo si ha fede di rubarvi alle rimembranze della famiglia e del luogo natio; di trar frutto dalle vostre secolari nimistà, e dai vostri pregiudizi, che i despoti hanno alimentati; e quindi, gli uni contro gli altri adoperando, stabilire l’universale servitù.
Ma, quasi, una invisibile mano spingesse i vostri tiranni a riunirvi, voi non siete ormai più separati gli uni dagli altri, che dai fochi delle vostre scolte. Voi potete, e però voi dovete sventare i loro machiavellici artifici. Ve lo comandano la patria e l’umanità, perciocchè un solo e medesimo dovere hanno gli uomini come i popoli, i soldati come i cittadini, sia ch’i gemino sotto l’oppressione straniera, sia che, oppressi essi stessi, servino fuori d’istrumento all’altrui oppressione: questo dovere é, d’esser liberi e di amarsi reciproca mente.
Siate adunque fratelli, voi tutti che portate, col peso della servitù militare, la rimembranza della cattività della patria. E s’anche uscite di razze già ostili tra loro, comunicando nell’odio della tirannide e nell’amore della libertà, voi dovete associarvi contro il nemico comune. Le vostre mani si appressino, s’intendano i vostri cuori; dalle squadre agl’interi battaglioni, dalle singole tende a tutto il campo s’intrecci una catena misteriosa e simpatica, e in breve l’esercito del dispotismo sarà l’esercito della libertà.
E sé l’isolamento, i rigori inesorabili della disciplina, facendo ostacolo ai vostri sforzi, vi togliessero modo di organizzare la rivoluzione né’ campi, l’insurgimento alla piena luce del sole, disertate senza paura, a uno, a due, a a dieci per volta, che importa? ma innanzi a tutto avvertite di non disertare senza le vostre armi; perocchè né abbisognano per conquistare l’indipendenza.
Non vi sospenda l’onta, che i precetti dell’obbedienza passiva imprimono su chi vien meno al giuramento militare. Sapete voi, o soldati della patria e della umanità, quando veramente disertate? Voi disertate quando sottomettete la vostra ragione e il vostro coraggio agli ordini di un iniquo pensiero. E all’incontro, il rompere gli obblighi imposti dalla forza, sanciti dalla menzogna, è come ritornare alla bandiera dell’onore.
Se un vasto insurgimento, sé una diserzione generale vi sono impossibili, oh! in luogo di uccider quelli, cui chiamano vostri nemici e son vostri fratelli, morite piuttosto martiri.
La storia raccoglierà i vostri nomi e onorerà il vostro oscuro sagrificio del pari che le più splendide azioni.
E voi, voi soldati tedeschi, che non dovreste avere altro fine, che quello di creare la gran patria germanica, vorrete voi sérvire la causa dei re, per tradire la vostra comune madre? Ricordatevi, che, vincitori o vinti, vi aspetta la schiavitù. Avrebbe dunque la gene rosa Allemagna armati indarno tutti i suoi figli? Che coloro, i quali da assai tempo piegati sotto il giogo militare, si fanno pretoriani della tirannide, conservino freddo il cuore e ferma la mano nello spargere la strage al cenno di barbaro comando, non fa maraviglia. Ma oggi è la nazione che tutta quanta si leva, col suo maschio genio, col suo invincibile abborrimento della schiavitù. Noi vediam là quella nobile gioventù, che a a Vienna, a Berlino, a a Stutgarda, a Baden, a Rastadt, ha combattuto per la libertà. Possibile che le tradizioni omicide della caserma abbiano a prevalere sulle magnanime ispirazioni di tanti liberi 8 e valo rosi cuori?
Ed anche scorgiamo i gloriosi avanzi delle falangi ungare e polacche, e i figli della infelice Italia. Soldati della libertà, andrete voi a calpestare i martiri della medesima?
Oh! si ordisca piuttosto, dall’uno all’altro campo, la santa cospirazione che noi predi chiamo ai soldati riuniti sotto la medesima bandiera! Si confondino le schiere, e da tutti que’ petti fraternamente congiunti s’innalzi un immenso grido di riscatto!
E voi, soldati della landwber prussiana, porreste forse fidanza in quel re, che, dopo avere piegato il ginocchio innanzi al trionfo della rivoluzione, e salutati a capo scoperto i cadaveri del popolo trafitto dalle palle de’ suoi satelliti, tradì dieci volte i suoi giuramenti?
Nò, nò. La sentenza è data contr’esso e contro sua stirpe, né l’esecuzione può da lungo indugio esser sospesa. Forse ch’egli e i suoi non patteggiarono sempre col despota russo, come pur fanno oggidì?
Stanno, nelle vostre mani i destini dell’Alemagna. Non deponete adunque le armi innanzi che la Repubblica non sia proclamata.
E voi, voi tutti in fine, o soldati della Santa-Alleanza dei re, rammentate il sublime esempio datovi poc’anzi da cotesta armata essese, nella quale non si è rinvenuto un solo officiale che volesse comprimere la legittima resistenza di un popolo forte del suo diritto.
Ve né sovvenga, o soldati: ciascuno d’essi ha spezzato la sua spada, per non venir meno ai civici doveri, quantunque non sarebbe occorso spargimento di sangue.
Soldati della Santa – Alleanza, non ponete in obblio questo vero: i vostri nemici sono:
nei palazzi dei re. Sappiate volere, e i rei progetti dell’assolutismo avranno servito soltanto a fondare la libertà di tutti i popoli, la Repubblica universale!


LEDRU -ROLLIN, Gius. MAZZINI, DARASZ, delegato della centralizzazione democratica polacca. ARNOLD RUGE, ex -membro dell’Assemblea costituentedi Francfort.

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