Nota della Santa Sede sul riordino degli affari religiosi nel Regno di Sardegna

Nota ufficiale dell’Emo Cardinal Segretario di Stato al Signor Conte di Pralormo in data 12 Maggio 1854.

Il sottoscritto Cardinale Segretario di Stato di Sua Santità ha ricevuto la pregievole Nota di V. E. in data 8 del corrente responsiva a quella che esso Le dirigeva il 1. Dicembre del precorso anno sul proposito delle trattative pel riordinamento degli affari religiosi nei Regi Stati Sardi, le quali eransi da lungo tempo sospese per parte del Reale di® Lei Governo dopo il richiamo del suo Plenipotenziario.
Nel preambolo di tal Nota accennasi alle luttuose circostanze di famiglia, che l’E. V. allega qual motivo di ritardo a presentare per la riassunzione delle succennate trattative la lettera credenziale di cui era stata munita, come ivi si enuncia, fin dal 9 Febbraio p.p. Ed in questa parte il Sottoscritto si riporta alle condoglianze ed alle manifestazioni ch’ebbe luogo a farle in altra recente congiuntura.
Mentre poi nella Nota stessa si passa a far menzione di alcune cause per giustificare dal canto del Reale Governo dell’E. V. la prolungata interruzione dei concerti iniziati dal suddetto Plenipotenziario con quello della Santa Sede all’uopo summenzionato, non si prescinde dall’allegare in confronto un consimile caso di ritardo dal canto della stessa S. Sede, rilevandosi che essendosi presentato dal Regio Plenipotenziario il suo progetto nei primordi delle trattative, non ebbe corso per parte di essa il vicendevole contro-progetto, se non dopo l’indugio di molti mesi allorché il detto Personaggio erasi assentato da Roma.
A rettificazione però di tale rilievo vuolsi quì far osservare, che la ritardata esibizione del contro -progetto non dee punto ascriversi alla Santa Sede, ma bensì alla insistente ripugnanza del Regio Negoziatore ad ammettere nella parte proemiale di quell’atto una base che il Plenipotenziario Pontificio ravvi per lo scopo di sopra indicato. Tolta la quale ripugnanza, la Santa Sede sarebbe stata in grado di effettuare tantosto la presentazione del piano che Le sembrò dover contraporre a quello esibito dal Regio Rappresentante.
A questa breve osservazione il sottoscritto deve aggiungere, non sapersi da lui rinvenire la causa di certe frasi usate verso il fine della predetta nota, come se la precitata di lui rappresentanza del 1 Decembre abbia potuto offrire materia di recriminazione verso la S. Sede. Ed in vero in quell’atto non si fe’che manifestare il disgusto dell’Augusto Capo del la Chiesa per la tanto prolungata sospensione delle intavo late negoziazioni, notandosi che tale disgusto diveniva anche maggiore a causa degli ulteriori fatti, che in discapito dei diritti della Chiesa e della sua autorità eransi nel frattempo consumati in Piemonte. I quali fatti, come ben conosce l’E.V. cagionarono in seguito i reclami avanzati dal Sottoscritto in nome di Sua Santità il 5 Aprile dell’anno corrente.
Ciò posto pertanto, non apparisce qual elemento di recrimi nazione possa mai trarsi dalla ridetta Nota del 1 Decembre siccome darebbero a supporre le frasi qui sopra allegate.
Premesse tali annotazioni, il sottoscritto corrispondendo alla richiesta, che in fine discendeva a fargli l’E. V., Le significa, siccome già verbalmente dichiarolle altra volta, che l’Eminentissimo sig. Cardinal Santucci in forza della plenipotenza conferitagli fin dal 21 Novembre 1851 trovasi pronto a riassumere e continuare con la ragguardevole di Lei persona le trattative su quanto formava il tema di quelle iniziate col mezzo dell’illustre di Lei antecessore.
Giova sperare che mercé le disposizioni ch’Ella torna ad asseverare in nome dell’Augusto di Lei Sovrano e del suo Reale Governo, l’imminente ripresa delle scambievoli intelligenze sia per proseguire felicemente e toccare tra non molto quel l’esito che non può non interessare altamente alle ragioni della Chiesa e dello Stato nel Cattolico Regno di Sardegna.
In questa fiducia il sottoscritto si pregia etc.

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