Possono i Socialisti cristiani iscriversi al nostro partito?

Possono i Socialisti cristiani iscriversi al nostro partito?, articolo di A. Morgari apparso sull’”Avanti!” del 17 luglio 1908

On. Morgari, Ella gentilmente c’invita nell’Avanti! di alcune sere fa ad esporre le idee che hanno condotto noi e numerosi nostri amici democratici cristiani, aderenti alla Lega democratica nazionale, a fare una professione di fede socialista; e il suo invito è cosi cortese, ed è un indizio cosi indubbio di una serenità che molti si ostinano a non vedere fra i socialisti, che noi non possiamo sottrarci a quest’atto di “coraggiosa sincerità”, come Ella lo chiama. Ella sa, onorevole Morgari, come un nostro ordine del giorno sull’indirizzo sociale che avrebbe dovuto assumere la Lega democratica nazionale nel prossimo Congresso, ordine del giorno esplicitamente socialista, abbia diviso in due frazioni la sezione romana della Lega stessa. Dall’una parte la nostra corrente; dall’altra quella dei democratici-cristiani vecchio stile, la quale crede conformemente all’antico programma sociale-cristiano di rimediare alle ingiustizie della società attuale cercando soltanto di infonderle un nuovo spirito morale, e ritoccandone alquanto le istituzioni, ma mantenendole nella loro struttura fondamentale..(…).La nostra adesione al socialismo, on. Morgari, ha radice nelle nostre convinzioni religiose. La religione per noi non è una credenza intellettuale in certi principi astratti od un cerimoniale, cioè un insieme di pratiche cristallizzate, come la predicano e la sentono i seguaci della tradizione. La religione è anzitutto e soprattutto un atteggiamento pratico e vitale di fronte al problema dell’essere e della vita: è l’atteggiamento dell’uomo che sente la propria insufficienza individuale, e cerca di completare ed integrare la propria esistenza entrando in comunione di vita con una potenza superiore, di cui egli sente essere una parte. La vita religiosa è una vita di effusione, di allargamento per cui all’uomo vecchio fatto di egoismo sottentra l’uomo nuovo assetato di amore e di giustizia. Nulla quindi di più contrario alla religione dello spirito individualista, sia esso morale od economico, per cui l’uomo considera se stesso come centro e fine delle proprie azioni e subordina gli altri ai propri desideri. Dato questo concetto della vita religiosa, per cui essa non viene concepita come una forma particolare di vita contrapposta a quella morale, economica, ecc., ma come un orientamento di tutta la vita, era naturale che noi dalle dispute filosoicho e teologiche, scendessimo alla considerazione dei problemi sociali. E di fronte alla società presente, che della conquista della ricchezza fa una guerra atroce fra uomo e uomo, e crea un dualismo gravido di lotte e di odii tra capitale e lavoro, fra produttore e consumatore, noi ci siamo domandati: corrisponde questa società al nostro ideale religioso? Perché il principio cristiano della solidarietà e della cooperazione deve rimanere un principio morale astratto e non può, incarnandosi in una società, divenire la legge della produzione e dello scambio? Perché mai questa vita a doppia partita? Ed allora noi abbiamo profondamente sentito la bontà dell’ideale socialista; noi abbiamo sentito che oggi il socialismo non rappresenta soltanto un esercito di sfruttati, spinti dall’insofferenza del giogo padronale verso la conquista di un’esistenza migliore, ma rappresenta l’umanità nelle sue più nobili aspirazioni di giustizia e di solidarietà, aspirazioni che il proletariato ha l’alta missione storica di realizzare….Sulle labbra di Cristo suonarono i più forti accenti di speranza che mai abbia udito l’umanità, e il Cristianesimo sorse come una grande speranza nell’avvento di un regno che non era già quello dell’oltretomba, ma un regno terreno di giustizia e di amore, Solo durante i secoli da speranza sociale che esso era, divenne speranza individuale, una partita personale fra l’uomo e Dio. Ma il nostro cristianesimo non solo ci ha convinti della bontà e della verità delle aspirazioni socialistiche, ma ci dà pure la speranza e la fiducia ch’esse possano pienamente trionfare. Se il socialismo per attuarsi richiede una forte trasformazione psicologica dell’individuo, una trasformazione delle tendenze egoistiche e particolariste in tendenze altruistiche, chi meglio di noi che abbiamo cosi profonda fiducia nell’energia creatrice dello spirito umano e siamo gli umili ma consapevoli rappresentanti di una religione che fu detta di liberazione, appunto perché ammette le ampie possibilità di trasformazioni e di adattamenti dell’uomo, chi meglio di noi potrà avere fede e speranza nel divenire della società socialista? Del resto la storia costituisce una luminosa riprova della verità della nostra convinzione: tutte le volte che il cristianesimo è stato profondamente vissuto e sentito, esso non si è rivelato soltanto come movimento religioso, ma come movimento sociale…. Anche l’Avanti! on. Morgari, accennava recentemente in una corrispondenza americana ad un grande movimento del clero americano verso il partito socialista, al quale avevano aderito vescovi e sacerdoti numerosi; il Congresso pan-anglicano, tenutosi in questi giorni a Londra, ha dimostrato quale formidabile corrente in favore del socialismo vi sia nel clero anglicano; parecchi clergymen hanno fatto delle dichiarazioni socialiste nel più largo senso della parola, tra applausi fragorosi dell’assemblea: in Francia e nel Belgio, Jaurès e Vandervelde, tra i socialisti, hanno mostrato di capire tutto il vantaggio che alla causa socialista potrebbe venire dal rinnovamento del cristianesimo; in Inghilterra i socialisti hanno inaugurato delle cosi dette Chiese di lavoro … Noi sentiamo le difficoltà che in Italia si oppongono ad un movimento simile, ma nutriamo profonda speranza che progressivamente si possa attuare un’intesa fra le persone sinceramente cristiane e la democrazia socialista. E concludiamo, onorevole Morgari, con una domanda: a chi professa i nostri ideali sono aperte oggi le file del Partito socialista?

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