Proclama del Commissario Straordinario delle Romagne

Proclama del Regio Commissario Straordinario, e notificazione del suo ritiro

28 luglio 1859.
POPOLI DELLE ROMAGNE
La pace conchiusa in Villafranca fra i due Imperatori ha fatto cessare il più importante dei motivi pei quali il Re Vittorio Emanuele mi aveva mandato suo Commissario fra voi: quello di chiamarvi alle sue bandiere per la guerra d’indipendenza.
Egli, m’imponeva al tempo stesso che io mantenessi l’ordine in queste Provincie, e vuole ora disponga le cose in modo che in queste nuove ed impreviste condizioni esso non s’abbia a turbare. Per quanto era in me e per quanto lo concesse il tempo, cercai servire fedelmente a queste sue leali intenzioni.
Ho l’incarico di annunziarvi che Egli, sollecito sempre del vostro bene, impiegherà con premura caldissima tutti i mezzi concessi dal diritto internazionale onde otteniate dal concorso dei Governi Europei l’adempimento dei vostri giusti e ragionevoli desiderii.
La presenza d’un Commissario del Re ne potrebbe preoccupare la libera manifestazione, alla quale il sospetto d’interessate influenze toglierebbe fede e valore. Egli quindi mi richiama da quest’ufficio, ed è mio dovere ubbidire. Con qual cuore io vi lascio, velo dica il cuor vostro. Ma vi dica insieme che, se non è sempre dato all’uomo vincere la fortuna, neppure la fortuna può vincerlo ov’egli nol voglia.
E vostro diritto il proclamare al cospetto del mondo quali siano i vostri voti.
Sappiatelo esercitare con dignità e con fermezza.
Un solo pericolo vi minaccia: la discordia ed il disordine.
Ascoltate il consiglio del vostro più vero ed antico amico. Chi fra voi porrà innanzi altre questioni, o è stolto ovvero è mandato da chi vuole dividervi per perdervi.
Coll’ordine, colla tranquillità vostra mostrate all’Europa che il chieder leggi giuste ed eguali per tutti, concesse in oggi ad ogni popolo civile, che il volersi far indipendenti dal giogo straniero ed il reclamare l’esecuzione di promesse tante volte violate non è opera di rivoluzionari, ma che rivoluzionari debbono dirsi invece coloro i quali, calpestando il principio cristiano e la retta ragion di Stato. Impongono agli uomini pesi intollerabili e li spingono a sprezzare ogni freno e gettarsi fra le braccia della rivoluzione,


Torino, 29 luglio 1859.
MASSIMO D’AZEGLIO

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