Appello del Comitato Democratico ai popoli

Appello del Comitato Democratico Europeo ai popoli del 1850

COMITATO CENTRALE DEMOCRATICO EUROPEO.
AI POPOLI.
Abbiamo chiamato la Democrazia Europea a manifestare, colla organizzazione, la sua esistenza. Indicammo il terreno comune sul quale è possibile l’ordinamento. Il nostro pensiero non andò perduto. Noi ringraziamo gli uomini di buona volontà che da tutti i punti d’Europa hanno sollecitamente aderito al lavoro di concentramento che abbiamo iniziato.
A quei che, nudriti della stessa idea, ci chiedono per quali vie dovrebbero tentare di tradurla in fatto, noi porgiamo ora, guardando alle diverse condizioni dei diversi paesi, il nostro consiglio.
E prima, importa definire una seconda volta l’intento.
Com’oggi, in seno ad ogni Stato, si tratta di rappresentare, armonizzandoli, l’individuo e l’associazione, la libertà e e l’autorità, si tratta, per l’ordinamento generale della Democrazia, di rappresentare, armonizzandole, la nazionalità e l’alleanza, la Patria e l’Umanità.
Dove non si conciliano questi due elementi è dispotismo o anarchia: Noi non vogliamo l’uno né l’altra.
Atterriti dallo spettacolo delle guerre internazionali che segnano di sangue ad ogni orma la storia dell’umanità, e confondendo il gretto nazionalismo delle razze regali colla Nazionalità dei popoli liberi ed eguali, parecchi tra i pensatori dell’ultimo secolo tentarono cancellare l’idea nazionale sotto un’incerto indefinito cosmopolitismo. Collocavano per tal modo l’individuo isolato e debole a fronte del problema dell’Umanità, e proclamavano lo scopo sopprimendo a un tempo il mezzo destinato a raggiungerlo. Era una inevitabile esagerazione contro un sistema che falsava l’idea generatrice della nazionalità e non guardava che agli interessi ostili d’alcune famiglie di principi.
L’idea generatrice della nazionalità è l’ordinamento in gruppi omogenei dell’Umanità sulla via del compimento d’un dovere comune. Progresso di tutti, sviluppo verso il bene di tutte le forze date al genere umano.
Come operaio nella vasta lavorerìa del mondo, ogni popolo rappresenta, con attitudini e tendenze proprie, un’ufficio speciale nel lavoro, ch’è identico nello scopo, diverso nei mezzi.
Ed ogni popolo ottiene diritti ed amore dagli altri popoli a seconda di ciò ch’ei compie pel vantaggio di tutti. Esso corrisponde nell’Umanità alla divisione del lavoro nella produzione.
La definizione del dovere comune spella ai popoli raccolti; è la Costituzione dell’Umanità; ed escirà un giorno da un Congresso nel quale le libere Nazioni saranno tutte rappresentate. La scelta, la libertà dei mezzi è diritto di ciascun popolo. È la Costituzione delle Nazioni: spetta ad esse indicarla. Ogni popolo, ispirato dal pensiero generale, definirà la missione speciale che Dio gli assegnava.
Su queste basi deve ordinarsi la Democrazia.
Ogni ordinamento che tenda a conquistar l’avvenire deve rappresentarlo nelle sue condizioni essenziali.
In seno adunque ad ogni Nazione, sul terreno comune indicato, e libero lo studio delle questioni economiche o sociali speciali, deve operarsi un lavoro di riavvicinamento, d’associazione tra le diverse frazioni della parte democratica. Da lavoro siffatto deve escire un Comitato Nazionale, che veramente e regolarmente esprima i i bisogni, i voli, le tendenze generali del paese.
I delegati dei Comitati Nazionali costituiranno allora il Comitato CENTRALE della Democrazia Europea.
Gli uomini che in oggi formano questo Comitato e firmano collettivamente, non si stimano, noi formalmente lo dichiariamo, che precursori. Abbiamo assunto l’iniziativa, dacché era urgente e nessuno pensava ad assumerla. Continueremo, fino al giorno in cui le democrazie nazionali ordinate potranno far nolo il loro sovrano volere.
Comunicare uno stesso impulso al grande ordinamento europeo; fondare l’apostolato delle idee che devono riavvicinare i membri dell’umana famiglia; determinare con certezza condizioni per le quali una rivoluzione, dovunque accada, non tradisca, isolandosi, la bandiera di fratellanza – non violi, con funeste ambizioni, i dritti di vita interna che appartengono a ciascun popolo – non perisca abbandonata sotto l’urto concentrato delle aristocrazie collegate: son questi i doveri del Comitato Centrale.
Il Comitato Centrale preparerà le menti alla fratellanza internazionale che il Patto segnato dalle Nazioni emancipate costituirà.
Da esso partirà il segnale del sorgere comune.
I Comitati Nazionali prepareranno lo sviluppo interno di ciascun popolo.
Quando le circostanze lo chiederanno, il Comitato Centrale provocherà una solenne manifestazione degli uomini più potenti per intelletto devoto alla Democrazia.
Due vie s’affacciano per la formazione dei Comitati Nazionali. nella prima, l’iniziativa scende dall’alto per abbracciare le moltitudini; nella seconda, essa sorge dalle viscere del paese e crea l’unità coll’elezione dei capi. Ambe le vie sono buone: la scelta deve dipendere dalle circostanze particolari dei popoli.
Là dove l’ordinamento è già innoltrato e le cagioni di scissione son poche e un’intento nazionale definito spinge i più a concentrarsi, la prima via è la più rapida. Alcuni uomini noti, forti di sagrificio e di volontà, incarnino in sé la missione del paese e sé né costituiscano arditamente interpreti. Colla mano sulla coscienza, con un core purificato d’ogni egoismo e d’ogni vanità personale, dicano: noi siamo gli ordinatori; saranno séguiti. Quando l’autorità si rivela colla verità, col sagrificio e coll’energia, è riconosciuta e accettata.
Ma tra i popoli ai quali la moltitudine e la rivalità delle scuole dividendo gli elementi della democrazia, contendono una rapida unificazione, s’inizii il moto alla base: s’inizii sovra ogni punto, qualunque siasi, dove vive un germe di energico sagrificio: ovunque s’incontrano alcuni uomini desiderosi del bene e fidenti nell’avvenire della causa ed in sé, cominci l’ordinamento. S’intendano, si schierino, diffondano da luogo in luogo la parola d’ordine e di disciplina; istituiscano relazioni regolari fra gruppo e e gruppo fraterno. Ricordino i tre congiurati dell’Alpi Svizzere; ricordino i dodici apostoli di Gesù; e lavorino come sé vivesse in essi l’intera causa del popolo.
Esiste visibile in oggi un’ immenso bisogno d’uniticazione tra le moltitudini della Democrazia. Il popolo trascinerà i locati in alto; l’esercito sceglierà i propri capi.
E questo lavoro unificatore si compia pubblicamente, a luce chiara di giorno, col coraggio tranquillo e intrepido della fede, in quelle parti d’Europa dove, siccome in Francia, le vie d’espressione legale non sono tutte esaurite: si compia segreto dove il silenzio è la legge comune. Catacomba o foro, ogni luogo è buono al lavoro pel trionfo della giustizia.
L’ispirazione, il consiglio, la parola fraterna del Comitato Centrale non mancheranno aj nuclei della chiesa militante che vorranno accettarne l’iniziativa.
Fratelli! pensate a quei che soffrono, ai popoli che agonizzano sotto il coltello! pensate che ogni giorno di torpore de parte nostra concede alle aristocrazie di stampare una nuova macchia sulla nobil bandiera della Rivoluzione! Sfumi ogni diffidenza, ogni freddezza davanti alla grande idea del dovere comune. E svanisca cosi l’accusa d’anarchia che ci vien dal campo nemico. In quel campo non s’agitano che interessi; stanno principii nel nostro.
Gl’interessi dividono; i principii soli hanno potenza iniziatrice. Noi siamo dunque partito d’unità.
È necessario che fra tre mesi l’Europa lo sappia. Quel giorno sarà il giorno della vittoria.


Londra, 20 ottobre 1850.
Pel Comitato Centrale Democratico Europeo LEDRU ROLLIN.
Gius. MAZZINI.
A. DERASZ.
ARNOLDO Ruge.

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